Nella storia si sprecano le storie di donne il cui lavoro non è minimamente riconosciuto, se non addirittura rubato. In questi casi si può ben dire che il patriarcato fa sentire ancor più forte la sua stretta quando si tratta di proprietà intellettuale di donne intraprendenti. Emblematico il caso Lizzie Magie, che, all’inizio del ‘900 realizzò il gioco originale su cui è basato il celebre Monopoly.
Come è nato il Monopoli? L’idea rubata a Lizzie Magie
La storia inizia nel 1904 quando Lizzie Magie brevettò un gioco chiamato Landowner’s Game basato sulle teorie di Henry George, un economista americano che promuoveva la liberalizzazione di terreni agricoli per contrastare i latifondi. Il gioco consisteva in un tabellone con nove spazi per ogni lato. Negli angoli trovavano posto la “Casa dei poveri”, il “Parco pubblico” e la “Prigione”, in cui erano relegati i giocatori che finivano nella casella “Vai in prigione”. Durante la partita si dovevano muovere le pedine lungo il percorso acquistando varie attività di cui si doveva pagare l’affitto ma si otteneva anche un guadagno. La vera differenza rispetto al Monopoli che oggi conosciamo è che tutti i giocatori erano ricompensati quando si generava ricchezza.
L’obiettivo di Magie era quello di promuovere un’idea di economia in cui gli imprenditori ottenevano un profitto sulla produzione ma la terra doveva essere condivisa dai lavoratori. Una visione pericolosa in una America in cui la paura del comunismo era penetrata fino negli strati più bassi della società ma comunque apprezzata in ambienti intellettuali progressisti, che iniziarono a creare versioni proprie del Monopoly con riferimenti locali.
Da qui nasce la cosiddetta versione dei Quaccheri di Atlantic City
in cui nel 1932 si imbattè per la prima volta Charles Darrow, all’epoca ingegnere disoccupato che avrebbe poi cambiato per sempre la storia del Monopoly. Darrow senza alcuna remora morale si appropriò dell’idea di Magie vendendo i diritti di una versione modificata del gioco dei Quaccheri a Parker Brothers, poi assorbita da Hasbro. Darrow non si fece problemi ad affermare che l’idea originale fosse sua per rubare così fama e fortuna alla vera creatrice del gioco. Hasbro – che distribuisce il gioco in tutto il mondo – nel 2019 lancia sul mercato il Monopoli mettendo in luce le innovazioni delle donne.
La vera storia del gioco Monopoli può diventare un film
Alla fine Darrow guadagnò cifre astronomiche mentre Magie, che aveva ceduto i diritti del suo gioco per solo 500 dollari finì sostanzialmente nell’ombra. Nonostante questo innegabile ingiustizia pare che Magie non si sia particolarmente preoccupata dell’aspetto economico, visto che avrebbe dichiarato di essere felice vendendo il brevetto del suo gioco con la speranza che la sua filosofia sarebbe arrivata alle masse.
“Lasciate che i bambini vedano chiaramente la grave ingiustizia del nostro attuale sistema fondiario – aveva scritto nel 1902 – e quando cresceranno, se sarà loro permesso di svilupparsi naturalmente, al male sarà presto posto rimedio”.
Quello che forse avrebbe infastidito la creatrice del Monopoly è proprio il totale stravolgimento dell’idea che avrebbe voluto portare al mondo. Col tempo il gioco da tavolo, tra i più amati in tutto il mondo, è diventato anch’esso una delle tante espressioni del capitalismo aggressivo. Il riscatto per Magie arrivò solo nel 2015 quando la casa di produzione cinematografica Big Beach cercò di portare sul grande schermo un adattamento del libro “ The Monopolists: Obsession, Fury, and the Scandal”, che tratta appunto le vere origini del gioco. È recente la notizia che Margot Robbie, – protagonista del film Barbie –, stia lavorando su un nuovo progetto legato alla storia del gioco.