Negli ultimi anni tanti sono stati gli esempi di aziende che hanno adottato una pratica che potrebbe sembrare un po’ obsoleta, ma in realtà, sfruttando il fascino del passato queste iniziative hanno regalato i loro frutti.
Storia delle fanzine: il nome nasce dalla fusione di due parole
“fan” – ovvero “appassionato”- , e “magazine” a coniarlo fu Louis Russell Chauvenet nel 1940. Si tratta dunque di una parola di origini inglesi, e, di origine anglosassone è la loro creazione: i fanzine, infatti, sono nati in America tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40 e la loro origine è fortemente legata alla letteratura e alla fumettistica fantascientifica.
Ma cosa sono esattamente?
I primi fanzine
furono – e sono ancora oggi – la libera espressione di una o più persone che, mettendo in gioco la propria fantasia e creatività, decidono di dare un tributo ad un determinato fenomeno culturale – letterario, musicale, cinematografico –; questo tributo si realizza attraverso supporti cartacei di varie forme, dimensioni e quantità, dando vita talvolta a piccole riviste. I fanzine possono contenere al loro interno qualsiasi tipo di contenuto – testi, immagini, disegni, fotografie -, ed un ulteriore elemento di “libertà” che ne connota la natura è la loro distribuzione: vengono diffusi in modo assolutamente libero e gratuito.
Dagli anni ’60 agli anni ‘90 i fanzine hanno trovato una loro dimensione creativa nelle diverse correnti musicali che si sono succedute nei decenni: prima hippie, poi punk, poi grunge. Ed è fino a quel momento che la loro particolare conformazione di riviste amatoriali un po’ “fai da te”, create per l’appunto dai fan senza la creazione di specifici piani editoriali, si è mantenuta salda; poi, a partire dagli anni ‘2000, l’avvento di internet ha fatto sì che i fanzine perdessero la loro veste cartacea e ne acquisissero una nuova digitalizzata.
Oggi, però, il quadro è cambiato
La scelta di due grandi marchi come Loewe e Bottega Veneta di adottare il fanzine cartaceo come proprio strumento di comunicazione pubblicitario riscopre qualche indizio sull’evoluzione di queste piccole riviste dal sapore retrò. Innanzitutto, è lecito domandarsi come mai due aziende così influenti abbiano optato per il cartaceo anziché puntare sul digitale, scelta decisamente controcorrente, considerando che, ormai, tutte le più grandi campagne pubblicitarie sono realizzate su TV e piattaforme social.
Casa Loewe, infatti, ha deciso di distribuire gratuitamente fanzine ai condomini della capitale francese; mentre Bottega Veneta, in maniera diametralmente opposta, distribuisce le proprie fanzine all’interno dei propri stores ed in pochissime librerie selezionate in tutto il mondo. Sebbene si tratti di due scelte molto diverse tra loro – la prima, su larga scala, va incontro ai potenziali utenti; mentre la seconda, in scala ridotta, si concentra su un mercato “di nicchia”-, entrambe le case di moda hanno deciso di andare controcorrente rispetto all’imperante velocità e portata del digital marketing con il chiaro intento di tornare ad un approccio pubblicitario più lento e solo apparentemente dal sapore antiquario.
Apparentemente perché, in realtà,
si tratta di una scelta collaudata, ben collocata nel tempo in cui viviamo e rappresenta una ripresa del pieno gusto della lettura e della fruizione dei contenuti. Una decisione, insomma, che rompe con la pratica di raggiungere maggior pubblico nel minor tempo possibile grazie agli strumenti offerti dal web. Coloro che si trovino in mano fanzine, non solo possiedono un oggetto originale e ricercato, ma, soprattutto, osservano i contenuti con molta più attenzione e curiosità rispetto a quanto non farebbero se, quegli stessi contenuti, venissero proposti sulla home di un social qualsiasi, pronti ad essere velocemente scrollati con un semplice swipe.
Se, dunque, oggi resiste la forma cartacea delle fanzine,
così come invariato rimane il loro intento ampiamente “divulgativo”, ciò che cambia rispetto al passato è la dimensione: stanno infatti perdendo la loro origine “popolare-amatoriale”, per diventare prodotti altamente elaborati che seguono precise linee editoriali e che, più o meno esplicitamente, detengono un chiaro fine commerciale. Ad aumentare, semmai, è la loro esclusività: si tratta, infatti, di oggetti sempre più rari da reperire e possedere, e proprio per questo motivo tanto è grande il fascino che sono in grado di esercitare non solo sui “fan” di un determinato fenomeno culturale, ma anche su tutti coloro che, oltre ad amare la carta stampata, ancora si stupiscono di fronte all’originalità di un contenuto meno schematico, preimpostato e scontato rispetto a quelli che, invece vengono proposti in serie nella quotidianità sui social.