Tra le festività cristiane, la Pasqua – commemorazione della Risurrezione di Gesù Cristo –, è forse quella più carica di significato ed collegata a doppia filo ad antichissime origini pagane che festeggiavano il ritorno della primavera e la rinascita della vita dopo il rigore dell’inverno. L’uovo pasquale, l‘agnello, le usanze legate alla Resurrezione nascondono simboli e sottintesi allegorici sulla morte e la rinascita, temi profondamente radicati nella memoria ancestrale dell’umanità.
Origini della Pasqua: l’esodo ebraico
La Pasqua si celebra ogni anno nella prima domenica dopo l’equinozio di primavera: una ricorrenza importantissima in numerose culture, dall’Antico Egitto fino al Giappone, sin dalla preistoria. La Pasqua cristiana, tuttavia, discende direttamente dal Pesach, festività ebraica che commemora la fuga degli ebrei dall’Egitto e la liberazione dalla schiavitù faraonica. La notte dell’equinozio, Dio annuncia a Mosè che castigherà il popolo d’Egitto con la decima piaga, la morte dei primogeniti: per sfuggire all’Angelo della Morte, gli ebrei dovranno marchiare le porte delle loro case con il sangue dell’agnello, simbolo antichissimo di innocenza.
La passione di Cristo e la Nuova Alleanza
Nella tradizione cristiana, la data dell’equinozio è legata alla figura di Gesù Cristo per due ragioni: è il giorno del suo concepimento (coincide infatti con l’Annunciazione) e quello della sua Resurrezione dai morti. Secondo i Vangeli, Gesù stava celebrando il Pesach con i suoi discepoli prima di essere tradito da Giuda Iscariota e consegnato alle autorità, per poi essere condannato – nonostante la sua innocenza per la legge romana – su iniziativa della folla inferocita. Umiliato, fustigato e crocefisso, Gesù muore sul Monte Golgota a 33 anni, evento che i Cristiani celebrano durante il Venerdì Santo.
La domenica successiva, tre donne – Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomè – si recano al sepolcro di Cristo e fanno una scoperta stupefacente: il grande masso che ne custodiva l’entrata era scomparso e la tomba era completamente vuota. Poco dopo avvenne l’apparizione di un angelo che annunciava la vittoria del Redentore contro la morte. Per i cristiani, dunque, la Pasqua rappresenta un fortissimo momento di speranza.
L’uovo pasquale: antichissimo simbolo di rinascita
Decorate da trame colorate oppure realizzate in cioccolato, le uova sono il simbolo più riconoscibile della Pasqua. L’involucro rigido che nasconde l’origine di una nuova vita rappresenta nell’immaginazione mitologica il principio della rinascita. In numerose tradizioni, dall’India alla Mesopotomia, la genesi dell’Universo avviene dentro l’uovo cosmico, spesso fecondato da serpenti sacri o divinità della terra. Nella cultura persiana, l’uovo rappresentava il ritorno della primavera e dunque la rigenerazione del mondo dal gelo dell’inverno, evento che gli antichi popoli dell’Iran festeggiavano scambiandosi uova di gallina dipinte. I romani, invece, le seppellivano nei campi prima della stagione del raccolto come rito benaugurante.
Il Cristianesimo e l’uovo come metafora della resurrezione
Naturale, dunque, che i primi cristiani associassero l’uovo alla nuova vita – eterna – che Gesù aveva donato loro con il suo sacrificio. Fin dai tempi antichissimi, la pratica dei cristiani della Mesopotamia di tingere le uova di rosso ricorda come l’immortalità celeste può essere raggiunta solamente attraverso la sofferenza e l’espiazione. L’uovo entra dunque molto precocemente nel repertorio metaforico dell’esoterismo cristiano, e appare frequentemente come allegoria della resurrezione. Il guscio, freddo e inerte, rappresenta la tomba-varco attraverso cui si schiudono per il fedele le porte dell’Eternità.
Le uova pasquali tra storia, design, gastronomia e tradizioni
Nel Medioevo, la tradizione di scambiarsi uova a Pasqua era particolarmente diffusa in Germania, specialmente tra contadini e servitù: durante la Quaresima, i dettami della Chiesa Cattolica proibivano di mangiare le uova e la Domenica della resurrezione era dunque il primo giorno in cui i popolani potevano tornare a cibarsene. Ma le uova pasquali erano anche doni: il monarca francese Luigi VII ad esempio ne ricevette diverse quando tornò dalla Seconda Crociata; alla fine del tredicesimo secolo Edoardo I d’Inghilterra commissionò la realizzazione di oltre 450 uova rivestite d’oro da utilizzare come regali.
Nasceva dunque l’usanza dell’uovo decorato, che avrebbe avuto la sua massima espressione nelle uova Fabergé, stupende opere di gioielleria realizzate dall’orafo Peter Carl Fabergé per la corte degli zar nel 1885. Dono d’amore di Alessandro III per la moglie Maria Dagmar di Danimarca, le uova Fabergé sono considerate capolavori di design. Ispirato al modello matrioska, l’interno dell’opera contiene un tuorlo d’oro, che a sua volta racchiude una gallina d’orata.