Quando Stendhal affermava, – agli inizi dell’800 -, che la bellezza altro non è che una promessa di felicità, probabilmente aveva trascurato un dato importante. Nel corso della storia, la ricerca ossessiva del raggiungimento di una perfezione estetica non ha, in realtà, mai reso felice nessuna donna. Al contrario, inseguire l’idea di una felicità legata unicamente all’aspetto esteriore, è, ancora oggi, purtroppo, fonte di stati d’animo ben lontani da gioia e soddisfazione e la causa principale di ciò va ricercata nell’affermarsi e nell’evoluzione di canoni di bellezza, concepiti come oggettivi, soggetti a numerosi cambiamenti nel corso del tempo. Ciò che era percepito come attraente in un’epoca non lo era più qualche anno dopo. Ma chi detta le regole che governano il concetto di bello? I fattori sono molteplici e tutti strettamente legali al contesto che ci circonda.

evoluzioni canoni bellezza | Life&People Magazine

Nella preistoria prevaleva un’ideale di donna dalla fisicità simbolo di prosperità

Dalle condizioni economiche a quelle ambientali, dallo scenario politico a quello culturale e sociale, la bellezza, sin dalla preistoria, è stata ‘vittima’ di condizionamenti che l’hanno resa schiava di un sistema in continuo divenire. Dunque, non c’è da stupirsi se, intorno al 30.000 a.c, il prototipo ideale di donna era caratterizzato da ventre ampio, fianchi abbondanti e seni gonfi. Ad incarnare quest’immagine è la celebre statuetta in pietra calcarea della Venere di Willendorf, le cui fattezze richiamano il concetto di fertilità.

| Life&People Magazine

Se per le popolazioni preistoriche garantire la sopravvivenza della specie umana era l’aspetto più importante dell’ esistenza, di conseguenza la bellezza diventava sinonimo di fecondità.  Sarà con le successive civiltà del Mediterraneo e Vicino Oriente, che la donna inizia ad essere vista non più solo come madre procreatrice ma anche come oggetto del desiderio. A questo punto della storia fa il suo ingresso in scena una delle donne che ha fatto della sua bellezza un’arma di seduzione e politica.

I Greci dettano i canoni della bellezza Occidentale

Nota al mondo come Cleopatra, la regina d’Egitto più famosa di sempre ha tramandato un’immagine femminile dalle forme aggraziate ed esili, sempre adorna di gioielli. Spalle strette, vita alta e volto simmetrico, con occhi e labbra accuratamente truccati, sono i connotati che contraddistinguono e rendono la donna desiderabile nel secondo millennio a.c. Un corpo femminile più pieno torna, invece, ad essere apprezzato nell’Antica Grecia, epoca fondamentale per la definizione dei canoni di bellezza occidentali.

evoluzioni canoni bellezza | Life&People MagazineEquilibrio e proporzione sono le parole chiave di un corpo ideale, atletico e simmetrico per i Greci.  Sculture di uomini e divinità, come il celebre “Discobolo” di Mirone, testimoniamo come la perfezione fisica fosse ricercata anche da uomini e non solo dalle donne nel mondo ellenico. A dare importanza alle rotondità del corpo e ad una pelle chiara, concepiti simbolo di ricchezza e potere, ci pensano poi i Romani, eredi della cultura greca.

La bellezza rinascimentale

Dopo una breve pausa, il concetto di bellezza esteriore, messo da parte durante il Medioevo per far posto a virtù spirituali morali, torna protagonista con il Rinascimento. Tra il ‘500 e ‘600 i corpi femminili vengono ritratti come giunonici, morbidi. A quell’epoca, la magrezza era infatti considerata sinonimo di povertà mentre una silhouette formosa era portavoce di uno status sociale abbiente e benestante.

evoluzioni canoni bellezza | Life&People MagazineD’altra parte, è noto che il Rinascimento abbia ripreso i canoni di bellezza dell’antichità classica, come dimostrano artisti quali Leonardo da Vinci o Michelangelo nelle loro raffigurazioni di perfezione e proporzione del corpo umano.

Nell’800 la bellezza formosa è simbolo di ricchezza

Un’esplosione di sinuose forme femminili caratterizzerà poi l’Ottocento, secolo in cui il punto vita stretto diviene il trend per eccellenza dell’estetica femminile. Complice di questo fenomeno la Rivoluzione Industriale che associa l’ideale della bellezza borghese alla classe media emergente.

evoluzioni canoni bellezza | Life&People MagazineNon mancarono però eccezioni che, al contrario, hanno contribuito a diffondere un’ideale di eccessiva magrezza. Visse, infatti, in quegli anni colei che è passata alla storia come la principessa Sissi che, secondo le cronache dell’epoca, per conservare il suo vitino da vespa seguiva una ferrea dieta.

Il ‘900: forme sinuose e corpi magrissimi

Il secolo che ha visto il maggior numero di evoluzioni del canone di bellezza è stato certamente il ‘900, a partire dall’ideale femminile con corpo a clessidra degli anni ’20 e ’30. Ad influenzare il decennio successivo fu, invece, la guerra che rese sensuale la donna slanciata, alta e dalle spalle larghe, metafora di forza e resistenza. Tuttavia, al termine del conflitto torna di moda la vita sottile, accompagnata da fianchi larghi, prototipo incarnato da attrici come Ava Gardner che prevale negli anni ’50.

evoluzioni canoni bellezza | Life&People MagazineCon l’avvento dei Sixities tutto cambia: diete ed esercizio fisico sono all’ordine del giorno per donne ossessionate da silhouette sottili, quasi adolescenziali, come quella di Twiggy. Un canone estetico che negli anni ’90 sfocerà in una bellezza slavata e androgina che trova dimora in corpi estremamente sottilo. Icona di una magrezza assoluta è Kate Moss, emblema di un corpo deturpato da eccessivo esercizio fisico e diete distruttive.

Evoluzioni canoni di bellezza: negli anni 2000 il corpo femminile ricorre alla chirurgia plastica

Fortunatamente con il nuovo e attuale millennio corpi formosi sono tornati alla ribalta generando un fenomeno addirittura apposto. Seni e glutei hanno perso le loro fattezze naturali e, sottoposti a continui ritocchi, tendono a ‘gonfiarsi’ come fossero protagonisti di una gara dell’eccesso.

| Life&People MagazineIn una società in cui i mass media sono popolati da ‘plastiche’ donne in cui le naturali fattezze si perdono fra strati di silicone, la bellezza si avvicina sempre più all’artificio discostandosi dalla realtà. Siamo ben lontani, però da quella bellezza, che, secondo Dostoevskij, salverà il mondo.

Condividi sui social