“Nights in white satin / never reaching the end“, cantava Justin Hayward dei Moody Blues nel 1968, già incantato dalle sfumature ipnotiche di questo stroardinario materiale: ma ancora oggi, i luminosi riverberi del satin continuano a ispirare gli stilisti, esprimendosi al meglio in gonne ariose e vestiti dall’eleganza immortale. In una stagione che riscopre la luminosità, con ricorsi continui all’oro, al mercurio e ai metalizzati di ogni genere, il satin sembra essere destinato ad imporsi tra i tessuti e materiali protagonisti della Primavera Estate.
Quiet Luxury Style: gonne e vestiti satin simbolo di eleganza senza tempo
Quali sono le ragioni del nuovo innamoramento per questo tessuto cangiante? Una breve analisi è sufficiente per evidenziare come il satin si armonizzi perfettamente con le tendenze di stagione. L’imperativo della Primavera Estate è infatti l’effortless chic, ossia la ricerca di un’eleganza che appaia quanto più possibile naturale, spontanea e disinvolta, quasi a volere ricreare una certa “sprezzatura” rinascimentale. Dunque, addio agli outfit barocchi rigidamente strutturati: i trend orbitano attorno al recupero di classici immortali che sappiano esprimere stile senza compromettere la confortevolezza di chi li indossa.
Un simile programma estetico trova nel satin la sua espressione naturale. Questo tessuto morbidissimo, che aderisce alla pelle senza stringerla, ricamando elegantemente in contorni del corpo, non ostacola in nessun modo la fluidità del movimento corporeo, arricchendola anzi con i suoi flessuosi dinamismi. I suoi riflessi iridescenti sembrano in grado di conferire anche all’abito più semplice una incantevole complessità, mentre la sofficità che il tessuto presenta al tatto evocano una delicata sensualità.
Morfologia di un materiale: il satin tra suggestioni kino e nostalgia nineties
Caposaldo della moda femminile
anni ‘90, il satin deve il suo status evergreen intramontabile alla sua eccezionale versatilità. Dai vestiti midi a quelli maxi, dai modelli asimmetrici a quelli ad incrocio, il satin si adatta ad ogni forma e stile, così come le gonne: aderenti per avvolgere i fianchi o con vestibilità più fluida, si abbinano a camicie svolazzanti, t-shirt e si completano con sneaker o ballerine flat per uno stile casual-chic. Negli ensamble serali trovano la massima realizzazione in combinazione con top coordinato dal finish satinato, blazer eleganti e slingback raffinate, altra tendenza in fortissimo spolvero.
Lo slip dress con scollo a V è infatti una delle icone anni ’90: le muse Kate Moss, Gwyneth Paltrow, Carolyn Bessette, Courtney Love lo popolarizzano alle masse, indossandolo notte e giorno: con t-shirt bianca o sulla pelle nuda, il candore etereo del satin trasforma le dive in principesse Disney, creando quella magica ambiguità tra eleganza e pop, innocenza e malizia che costituisce una delle grandi attrattive della decade.
Ma del resto, il cinema italiano dei primi anni ’60 aveva già colto la malia di quelle sfumature: particolarmente memorabile è il ritratto fotografo che Robert Capa fa di Ava Gardner sul set di La contessa scalza, mentre l’attrice svolazza in un ballo gitano con una gonna midi in satin color cioccolato, abbinata ad un girocollo limone. È l’epoca in cui l’Italia rinuncia alle costrizioni del moralismo, in cui si scopre – senza falsa pudicizia – l’erotismo delle gambe femminili, del piede, della maglietta trasparente che rivela il capezzolo e il satin riesce a donare alla sensualità ribelle della sfacciata aristocratica un’aura di impalpabile classe.
La versatilità del satin in passerella, tra classicismo e barocco contemporaneo
Il satin, è un materiale che presenta una notevole complessità percettiva, e risalta il meglio su abiti semplici, a cui conferisce un inconfondibile preziosismo neoclassico. Ed è questo fascino atemporale ad avere sedotto gli stilisti contemporanei: mentre gli abiti e le gonne di Saint Laurent spiccano soprattutto per semplicità e pulizia formale, Isabel Marant, enfatizza l’erotismo sottile del satin con profondi scolli verticali. Più giocoso è l’approccio di Givenchy, che sfrutta le potenzialità decorative di piccoli tocchi decorativi di pizzo, in una ammaliante dialettica tra semplicità e complessità.
Più audace è invece la visione di Simone Rocha, che trasporta la lucentezza del tessuto nell’ambientazione fiabesca del ninfeo. Attraverso delicate armonie fatte di broccati, strisce di raso, perle e nastrini, il satin evoca la fascinosa mutevolezza del mondo naturale, nella sua vorticosa fantasmagoria di corolle di petali, steli, fogliame, intrecci d’edera. La asimmetrie e disarmonie che lo stilista distribuisce sapientemente negli abiti e nelle gonne vengono armonizzate dalla naturale sinuosità del satin, in un elegante rilettura dell’estetica rococò con richiami alle principesse di Velázquez.