La primavera è ormai alle porte, al suo seguito arriva una ventata di women empowerment. Si respira ovunque un’aria che sa di femminilità ma che, al contempo, strizza l’occhio ad una moda genderless. Le passerelle che annunciano le tendenze dell’imminente stagione calda in arrivo sembrano, voler omaggiare uno dei fotografi più rivoluzionari di tutti i tempi.
Colui che ha introdotto, a fine anni ’70, un nuovo concetto di ritratto immortalando donne che ribaltavano strandard di bellezza artificiosi: Peter Lindbergh. Ispirate al suo inconfondibile bianco e nero, cornice di make up semplici ed essenziali look androgini, le collezioni Primavera Estate ripropongo il mannish style.
Ode al look maschile proposto negli scatti di Peter Lindbergh
Un gioco di seduzione che la donna contemporanea porta avanti consapevole di poter essere femminile, o meglio, in giacca e cravatta. Una donna che fa tesoro della rivoluzione fotografica di Lindbergh per mano del quale, negli anni ’90, top model come Linda Evangelista e Kate Moss non perdevano il loro sex appeal neanche sfoggiando uno stile gangster.
Portavoce di un simile messaggio, la moda primaverile di quest’anno sboccia fra look neri o gessati in cui protagonisti sono capi ‘rubati’ al guardaroba maschile. Fanno, così, capolino tailleur oversize, spalline imbottite, giacche larghe, camicie bianche e pantaloni a vita alta.
Ad indossarli sensuali paladine di uno stile tanto mannish quanto attraente. Se la primavera è la stagione della rinascita, la donna è ora pronta a riscrivere la sua storia e lo fa a partire dal look, affermando, in apparenti vesti maschili, una parità di genere per cui lotta da secoli.
Coco Chanel negli anni ’30 inventa il mannish style
Ma non è la prima volta che accade. È successo sin dagli anni ’30 e la rivoluzione del guardaroba femminile dell’epoca porta due nomi, quelli di Coco Chanel e di Marlene Dietrich. In effetti, moda e cinema sono stati da sempre fedeli alleati nella lunga battaglia che ha condotto il mondo delle donne all’odierna indipendenza. Quando nel 1931 la bionda diva di Hollywood dalle origini tedesche appare in smoking, conservando la sua carica sensuale, si urla allo scandalo.
Sono anni in cui eroine dell’emancipazione femminile muovono i loro passi tra le fila dell’haute couture. In prima linea c’è Madamoiselle Chanel, pioniera del mannish style. Introducendo l’uso di tessuti e tagli tipici delle collezioni maschili, Coco inizia a liberare la donna partendo dal suo abbigliamento avvia una rivoluzione che, qualche decennio più avanti, proseguirà Yves Saint Laurent.
Yves Saint Laurent e Giorgio Armani: lo stile maschile veste la donna
Padre indiscusso del tuxedo da donna, a fine anni ’60, il visionario couturier francese, lancia “Le Smoking”: un completo da uomo con giacca a doppiopetto, pantaloni affusolati e camicia bianca. È con lui che il confine tra guardaroba femminile e maschile si fa davvero labile in favore di una moda che oggi si definirebbe ‘fluida’. Idee avanguardistiche che in tempi più recenti ha sposato il Re della moda italiana.
A Giorgio Armani si deve, infatti, la creazione di svariati capi mannish: giacche a doppiopetto, pantaloni eleganti, camicie dal taglio maschile. A sceglierlo come suo stilista personale è Diane Keaton che, nel 1978, presentandosi alla notte degli Oscar in un’androgina giacca Armani incarna perfettamente lo stile di Re Giorgio.
Dive del cinema icone in outfit da uomo
E il fatto che i costumi firmati da quest’ultimo, che la Keaton indossa in “Io e Annie”, influenzarono particolarmente i look di quegli anni significa una sola cosa: cinema e moda insieme hanno continuato per decenni ad affermare il mannish style come manifesto di women enpowerment. Hanno potuto farlo grazie ad icone come Julia Roberts che, a fine anni ’90, indossa giacche destrutturate, ampie, morbide e no gender in “Notting Hills”, per citare solo una delle tante dive che amano vestire panni da uomo.
Le vediamo rifiorire in Primavera in giacche di lino con bottoni gioiello, firmante Schiaparelli, larghi pantaloni Armani, completi gessati proposti da Prada. Nella stagione in cui la natura riprende vita, la donna risveglia il suo animo combattivo e rivoluzionario. Un animo che custodisce dentro una giacca e una cravatta ma che rivela con un reggicalze a vista perché l’abito non fa il monaco!