“Tutte le cose che ho fatto le ho volute. In fondo il lavoro si far per sé, non si fa per gli altri, perché se lo fai per gli altri segui sempre delle cose che non sono pure, che sono delle imposizioni, delle influenze, invece seguire il proprio sogno è diverso, perché fai una cosa e la prima volta che la fai ti sembra strana… dopo ti ci immergi e ne ricavi un significato”. La produzione della pittrice Carla Accardi e la sua storia personale sono state determinanti per la nascita e lo sviluppo di nuovi modi di intendere l’opera d’arte: dall’astrattismo dell’immediato dopoguerra all’informale, dalla pittura-ambiente a un’arte dematerializzata, fino alla rinnovata joie de vivre incarnata nella pittura degli anni Ottanta e nei grandi dittici e trittici degli anni Novanta e Duemila.

 Life&People MagazineIl 6 marzo a Palazzo delle Esposizioni di Roma è stata inaugurata la mostra Carla Accardi. Retrospettiva in occasione del centenario della nascita, curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani, con la collaborazione dell’Archivio Accardi Sanfilippo. Fino al 9 giugno i visitatori potranno ammirare un centinaio di opere datate dal 1964 fino al 2014, anno della morte dell’intellettuale siciliana, una delle personalità artistiche più rappresentative del secondo dopoguerra, figura di spicco dell’astrattismo e pioniera del femminismo insieme alla scrittrice Carla Lonzi.

Gli esordi di una pioniera

Nasce a Trapani e dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo è tra i fondatori, insieme ad Antonio Sanfilippo, suo futuro marito, del Gruppo Forma 1 (“Ci interessa la forma del limone, non il limone”, si legge nel manifesto del collettivo). Esordisce con la prima personale nel ’50 alla Galleria Numero di Firenze, ed espone poi alla Libreria Salto di Milano dove era nato il Mac (Movimento Arte Concreta). La sua pittura è segnica, caratterizzata da bicromie in bianco e nero eseguite a tempera alla caseina.

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Il successo internazionale

Negli anni ’50 Carla Accardi partecipa alla rassegna romana alla Galleria Spazio Individualità d’oggi con Burri, Capogrossi, Fontana, Klein e all’edizione parigina della mostra alla Galérie Rive Droite con Poliakoff, Mathieu, Riopelle, Sam Francis. Dal 1961 reintroduce il colore nelle sue composizioni, aderisce al Gruppo Continuità e allestisce personali a New York e a Londra. Nel 1964 è invitata con una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia. In questi anni nascono i celebri lavori realizzati su sicofoil, un materiale plastico trasparente usato per la prima volta in campo artistico.

Life&People MagazineL’anno successivo ecco un’altra evoluzione: Accardi abbandona le tempere a favore di vernici colorate e fluorescenti da applicare su supporti plastici trasparenti, uscendo dalla dimensione del quadro e coinvolgendo lo spazio, con un atteggiamento che sarà importante per gli artisti dell’Arte povera. Negli anni Settanta torna poi agli schemi geometrici reiterati su grandi tele chiamate Lenzuoli che presenta alla Galleria Editalia di Roma nel 1974. Le esperienze di questo periodo vengono approfondite in una serie di installazioni, fino al recupero di una dimensione più tradizionale negli anni Ottanta.

Gli anni Novanta e Duemila

Il riconoscimento globale delle opere di Accardi caratterizza anche i due decenni che precedono la scomparsa della pittrice. Nel 1994 un’ampia retrospettiva si apre al Castello di Rivoli; nello stesso anno partecipa alla rassegna “The Italian Metamorphosis 1943-1968” presso il Guggenheim Museum di New York. Fra le molte personali e retrospettive, si inaugurano due grandi mostre antologiche a Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (2002) e a Roma, MACRO (2004). Nel 2006 le opere di Accardi e di Lucio Fontana sono esposte insieme in una mostra a New York, alla Sperone Westwater Gallery. Nel 2011 apre alla Fondazione Puglisi di Catania “Carla Accardi. Segno e trasparenza”; in questa occasione, nei due grandi piani di Palazzo Valle, sono esposti importanti lavori storici. Escono nel frattempo i due volumi del monumentale catalogo ragionato della sua opera, a cura di Germano Celant, rispettivamente editi da Charta e Silvana.

Carla Accardi storia pittrice | Life&People Magazine

L’esposizione per il centenario

Il percorso espositivo della mostra che celebra i cento anni dalla sua nascita è progettato per mettere in risalto soprattutto alcuni aspetti del genio trapanese: la sua predilezione per i contrasti, che l’artista sottolineava per poi destinarli a una forma di integrazione, insieme alla scelta identitaria di esprimersi attraverso il segno e all’attitudine a reinventarlo o reinterpretarlo incessantemente per collaudare, a ogni metamorfosi, nuove convivenze o nuovi rapporti con lo spazio e la superficie, sempre ricchi di implicazioni e di risonanze.

Carla Accardi storia pittrice | Life&People Magazine

Estro in costante evoluzione

Il visitatore si ritrova davanti ad un’antologica ricca di forza concettuale, che propone un avvincente itinerario creativo dell’artista. Sviluppato in ordine cronologico, il percorso prende avvio dalle opere giovanili, per proseguire attraverso le fasi più sperimentali, segnate dall’approdo a un’originale definizione del segno, dalla radicalità del bianco e nero e dalla successiva apparizione del colore. E poi ancora la celebre “pittura-ambiente” degli anni Sessanta e le opere neo-femministe degli anni Settanta, periodo nel quale, insieme a Carla Lonzi ed Elvira Banotti, la rivista Rivolta femminile. Si approda così ai dipinti monumentali della Biennale del 1988, per chiudere con i dittici degli anni Novanta e Duemila – tra cui Grande nerobiancoMovenze notturne e Grande bianconero –  caratterizzati da un’ulteriore rivisitazione del concetto di “segno” di carattere più maturo.

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