Se il mondo dell’arte e quello del business sembrano apparentemente andare in due direzioni opposte c’è una terza dimensione che li riporta su uno stesso binario: la moda. Il perché, non è, tuttavia, ben chiaro. Che l’haute couture sfrutti la popolarità di artisti internazionali per elevare prodotti commerciali al rango di opere o per farsi promotrice della loro creatività non ci è, dunque, dato saperlo.
Quel che è certo è che rinomati stilisti hanno ‘corteggiato’ pittori di ogni epoca sin dai tempi più remoti. A fare da apripista, in tal senso, è stata certamente Elsa Schiapparelli nella Parigi degli anni ’30. Ideatrice di una moda surrealista ricorre, già nel 1937, al genio senza eguali di Salvador Dalì.
La collaborazione fra Elsa Schiapparelli e Salvador Dalì
Dall’incontro fra le due menti fuori dalle righe nasce l’Organza Dinner Dress with Painted Lobster, ovvero l’abito con l’immagine dell’aragosta che fu indossato da Wallis Simpson. Un capo unico nel suo genere, eccentrico ma, al contempo elegante che segna l’inizio di un legame destinato a durare nei secoli.
Quello tra fashion designer ed artisti è un rapporto da sempre fondatosi su un concetto cardine: un abito, allo stesso modo di un dipinto è in grado di lanciare un messaggio e divulgare una precisa ideologia. D’altra parte, a sostenerlo nel proprio Manifesto era stata, nel lontano 1909, la corrente artistica del Futurismo definendo il vestito uno ‘strumento di propaganda’.
Il Mondrian dress di Yves Saint Laurent
Il contributo di Yves Saint Laurent, nel 1965, ebbe un ruolo decisivo nel rendere labile il confine tra opera d’arte e capo d’abbigliamento d’alta moda. Grazie al celebre Mondrian Dress, lo stilista è, infatti, approdato all’interno di un museo vedendo il suo nome apparire accanto a quello di grandi artisti.
Ancora oggi l’abito ispirato al famoso disegno geometrico del pittore olandese è conservato al Victoria and Albert Museum di Londra e in questo capitolo della storia della moda non si può far a meno di pensare al ruolo che ha avuto la Pop Art nelle collezioni di maison internazionali.
La Pop Art nella moda
A partire da Andy Warhol, la cui produzione è approdata in passerella grazie a stilisti come Gianni Versace, fino ad arrivare a colui che è considerato suo erede, Jeff Koons. A quest’ultimo va il merito di aver fatto dialogare le borse Louis Vuitton con dipinti, riprodotti su di esse di Van Gogh, Tiziano, Fragonard, Leonardo Da Vinci e Rubens.
Se qualcuno, dunque, potrebbe obiettare che si tratti di strategiche scelte di marketing, è pur vero che, allo stesso tempo, ‘portare’ opere di questo calibro oltre i confini di un museo contribuisce ad abbattere quelle barriere che si creano fra alcuni target e il mondo dell’arte.
Stilisti coinvolgono artisti nelle loro sfilate
Inoltre, se il fashion system punta a raggiungere un utenza diversificata al fine di ampliare il proprio mercato inglobando nuovi fruitori, i couturier ambiscono a veder riconosciuto il proprio talento creativo assimilandolo a quello di un pittore o uno scultore. Questo spiegherebbe la tendenza, oggi sempre più diffusa, da parte di stilisti e maison, a coinvolgere personalità legate al mondo dell’arte nelle proprie sfilate.
Come quella del 2016 in cui Givenchy per presentare la collezione primavera estate ha puntato sulla collaborazione con Marina Abramović. Un processo culminato, da un lato, con l’apertura delle porte di atelier di moda alla produzione di grandi artisti, e dall’altro con la nascita di mostre e veri e propri musei della moda.
Boutique che diventano galleria d’arte
Solo in tempi recenti – nel 2023 – si sono visti gli allestimenti delle esposizioni di “Salvatore Ferragamo: 1898 – 1960” al Museo Ferragamo di Firenze, “Gucci Cosmos” nello spazio 180 Studios di Londra, città che ha ospitato anche “Gabrielle Chanel: Fashion Manifesto” presso Victoria and Albert Museum. Sul versante della nascita di spazi ibridi, a metà fra boutique e gallerie d’arte, un ruolo da protagonista lo ha giocato Sabato De Sarno alla direzione creativa di Gucci.
Il designer dalle origini partenopee ha affidato al curatore norvegese Truls Blaasmo la selezione di una serie di opere di Lucio Fontana, Franco Mazzucchelli, Liliana Moro, per citarne solo alcuni, da esporre nello store milanese della maison. Qualunque sia il fine di questa iniziativa, sicuramente consente all’arte di approdare anche in Via Montenapoleone. Fare shopping o visitare una mostra? Oggi, dunque, non è più necessario scegliere tra l’una o l’altra attività se entrare in boutique significa incontrare anche un quadro di Fontana.