Un accessorio ancora di tendenza, malgrado una storia ormai secolare, anzi millenaria: il gioiello choker rimane sempre uno dei grandi trend moda. Il famoso collarino che si stringe al collo affonda le sue radici nell’antichità, ma il suo fascino e la sua eleganza continuano a catturare nuove generazioni, – spesso diventando anche un simbolo -, così come successo negli anni Novanta. Prima considerato emblema di prostituzione, la percezione del prezioso è mutata nel corso del tempo conquistando l’aristocrazia, la gente comune e, in ultimo, la pop culture.
Un origine simbolica che affonda le sue radici nelle civiltà più antiche
È acclarato che il choker, così come lo conosciamo, sia nato nel periodo settecentesco. In principio l’accessorio prezioso aveva un carattere prettamente simbolico: le donne dell’epoca infatti, per omaggiare i loro cari condannati a morte con la pratica della ghigliottina, erano solite indossare laccetti rossi stretti al collo.
Le origini del gioiello risalgono tuttavia a molto tempo prima: alcuni studi rilevano l’utilizzo all’epoca dei sumeri e degli antichi egizi. La funzione, in entrambi i casi, era perlopiù protettiva: la collana-amuleto veniva abbinata con ossa di animali, fili d’oro e gemme per proteggere il proprio popolo dalle battaglie.
Il choker conquista l’aristocrazia
L’uso estetico della collana risale invece all’età dell’illuminismo, dunque nel Settecento, grazie all’aristocrazia francese, ammaliata da un prezioso capace di esaltare la bellezza del collo accentuandone il candore di chi lo indossava. Ad amarlo in modo particolare era Alessandra di Danimarca che, a fine Ottocento, dopo esserne rimasta colpita durante un suo viaggio in India, fece diventare il choker un vero gioiello di tendenza reale, sfoggiandolo in più occasioni con fili di velluto e perle.
Secondo diverse testimonianze il prezioso conservava anche marcato riferimento sessuale, come certifica la celeberrima “Olympia” realizzata dal pittore Édouard Manet attualmente esposta al Musée d’Orsay di Parigi. Il dipinto, in olio su tela, ritrae una prostituta distesa su un letto disfatto, completamente nuda, con indosso solo un bracciale e un sottilissimo collarino in velluto accompagnato da una perla a goccia.
La rivoluzione del Novecento e l’utilizzo generazionale
Sarà però soltanto nel XX Secolo che il choker diventerà prima un oggetto di uso popolare e, successivamente, generazionale. Nel periodo del secondo dopoguerra il prezioso assume ancora una volta nel corso della sua storia un valore simbolico: indossarlo significava rappresentare la forza della donna. Oltre ai modelli in pietra e diamanti, esistevano inoltre anche altri modelli alla portata di tutti in velluto e in pizzo.
Con l’uscita del film Disney “Cenerentola”, datato 1950, il choker conquista anche i bambini, stregati dall’outfit della Principessa durante l’iconica scena del Grande Ballo. Ma tutto si amplifica negli anni a venire, quando il gioiello viene indossato dalle celebrity più acclamate e da personalità molto influenti nella cultura giovanile. Oltre a dive come Marilyn Monroe, Lady Diana e Litz Taylor (che ne ricevette uno meraviglioso con testa di leone firmato Van Cleef & Arples), la collana comincia ad essere mostrata da un icon giovanissima come Courtney Love e da altri miti del grande schermo come Uma Truman (che lo mostra in “Pulp Fiction”). A queste si aggiungono le attrici del cast di “Beverly Hills 90210”, serie tv che più di altre ha contribuito a far diventare il choker accessorio di massa.
Ma qual è il motivo per cui l’accessorio continua ad avere ancora oggi un successo considerevole? La sua eleganza innata e la possibilità di essere indossato da chiunque. C’è chi vorrà mostrarlo in tutto il suo splendore con diamanti e gioielli, ma anche chi preferisce indossarlo nelle occasioni di tutti i giorni, magari servendosi di un semplice cinturino nero in pelle o in velluto: una bellezza frutto di sapienti savoir faire.
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