Lo sguardo di Dior attraverso l’esperienza del ballerino Rudolf Nureyev; lavora giocando con il passato Kim Jones nella nuova collezione uomo Autunno Inverno 2024 2025 presentata alla fashion Week di Parigi. Un passo a due tra vita, palcoscenico e backstage, orchestrato da un Direttore Creativo particolarmente ispirato che parte da Rudolf Nureyev e dal suo modo di vivere in teatro e fuori, un racconto che inizia dal fondatore e dai suoi archivi.
Nureyev: una figura chiave
Un concept ideato esplorando l’archivio di Monsieur Dior, ricco di abiti realizzati per la danzatrice Margot Fonteyn, sua grande amica nonché musa ispiratrice. Da lì, l’illuminazione di esplorare anche il conturbante mondo di Nureyev, noto per la grande esperienza sul palco a fianco della ballerina e per essere definito dai critici uno dei professionisti più grandi del XX secolo insieme a mostri sacri come Nižinskij e Baryšnikov.
Si tratta di una figura fondamentale del balletto mondiale, non solo per la grande arte espressa sul palcoscenico ma, soprattutto, per essere riuscito grazie alla sua magistrale tecnica ad abbattere i confini tra il balletto classico e la danza moderna. Un’icona particolarmente vicina anche a Jones stesso, considerato che lo zio Elin, fotografo e ballerino dello stilista, lo aveva fotografato, colpendo particolarmente il designer britannico.
L’haute couture si insidia nell’uomo Dior
Un tema così importante permette a Kim Jones di realizzare la collezione con una visione bipartita: da una parte il designer porta in passerella la ciclicità del teatro, dall’altra mostra anche la vita reale, lontana dalle luci e dal palco.
Da qui la decisione di proporre uno show diviso in due parti, aprendo con il tradizionale stampo ready to wear e chiudendo con alcuni look haute couture. L’alta moda torna quindi nella moda maschile, come già fatto in passato da Jean Paul Gaultier, Valentino e Maison Margiela.
L’informale e la meraviglia dell’alta moda
Anche in questa occasione non è mancato il colpo ad effetto scenografico. Se lo scorso anno i modelli comparivano direttamente da sotto il pavimento attraverso ascensori automatici, questa volta Jones ha pensato ad un allestimento monstre, ovvero una pedana circolare che, nel finale, diventa doppia.
Sulle note del “Romeo e Giulietta” di Sergei Prokofiev Dior mette in scena un incontro tra il balletcore e l’heritage della maison. In prima battuta si notano elementi chiaramente riconducibili al mondo della danza con berretti, sciarpe e tutine. Non mancano poi esperimenti particolarmente riusciti come l’abbinamento tra la giacca bar e il tailleur oblique (già proposta dallo stilista per il suo esordio) oltre che chiare citazioni all’outfit di allenamento di Nureyev, come le tute in shorts con zip da indossare sopra le maglie.
Negli ultimi look, la meraviglia della couture, con il balletcore che lascia spazio a una proposta più audace, grazie a capi spalla gessati ricamati con cristalli in vita, kimono (per alcuni dei quali sono stati necessari oltre tre mesi di lavorazione), cappotti in pelle e citazionismo d’archivio. Importante menzionare anche il lavoro sugli accessori, tra tutti i marsupi, portati sulla runway in una modalità più classica e raffinata; ciliegina sulla torta di una collezione che, così come Louis Vuitton, mette completamente da parte lo streetwear, segnale definitivo di una moda maschile che sta finalmente approdando in una nuova era.
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