Una mostra per celebrare l‘arte e la lotta femminista britannica. Si intitola “Women in Revolt! Art & Activism in the UK 1970-1990” l’allestimento appena inaugurato al Tate Modern di Londra, centro espositivo che, per la prima volta dedica un’esposizione interamente rivolta alle artiste e alle attiviste più radicali della sua storia recente; una testimonianza di grande rilevanza per un Paese che, da sempre, si è dimostrato agguerrito in temi sensibili come parità e diritti.
Vent’anni di protesta
L’exhibition, visitabile fino al 7 aprile 2024, verrà poi presentata in altri luoghi culturalmente concentrici del Regno Unito come Edimburgo e Manchester con l’obiettivo di mostrare al visitatore l’enorme impatto sociale scaturito dalla lotta e dalla protesta in un’epoca, quella oscillante tra il 1970 e il 1990, pesantemente caratterizzata da un forte predominio maschile.
Diversi i linguaggi artistici presenti all’interno delle opere: dalla pittura alla scultura, passando per il disegno, gli scatti fotografici, i fumetti e la textile art, forme differenti amalgamate in uno storytelling in cui converge anche l’uso di materiali video e d’archivio, particolarmente calzanti per immergere i visitatori nello spirito della contestazione. Particolarmente efficace è il fermo immagine scelto come locandina dell’evento, tratto da un’opera con Gina Birch. Nel video, l’acclamata voce della band Raincoats urla per tre minuti di fila, occupando il primo piano a tutto schermo con la bocca spalancata, emettendo degli strilli di liberazione che non possono non smuovere l’animo di chi osserva.
La rabbia lacerante di Gina Birch
Linsey Young,
curatrice della retrospettiva, in fase di presentazione ha dichiarato di aver progettato da tempo un’esposizione a trazione femminista. Eppure, per sua stessa ammissione, soltanto in tempi relativamente recenti l’interesse del mondo dell’arte verso le tematiche inclusive ha cominciato a prendere davvero piede, portando finalmente a un ripensamento della storia, fino a questo momento contraddistinta da una visione totalmente patriarcale.
«Penso che il mondo dell’arte tradizionale si stia finalmente rendendo conto del fatto che ha seguito per molto tempo una visione molto singolare, patriarcale e coloniale della storia dell’arte e che il nostro pubblico richiede prospettive diverse», le parole della curatrice in una nota stampa.
Ma la storia, così come l’abbiamo conosciuta, è adesso arricchita da nuovi dettagli esaltati nel percorso espositivo pensato da Young, la quale ha optato per un approccio meramente cronologico. Si parte non a caso dall’importantissima Conferenza Nazionale per la liberazione delle donne (1970), uno dei big bang del movimento femminista a cui ha fatto seguito poco dopo il Brixton Black Women’s Group, gruppo nato a Londra. Tra le protagoniste presenti nell’allestimento spiccano poi Monica Ross, Su Richardson e Kate Walker, tre personalità che hanno creato una rete di supporto sfruttando come mezzo proprio l’arte. Spazio poi a Margaret Harrison e Monica Sjoo, due profili in grado di ribaltare il ruolo femminile in una società che le relegava soltanto a ruoli marginali.
Gli altri temi trattati
Non mancano poi tematiche ancora oggi molto attuali. Una su tutte l’emancipazione dal lavoro domestico, argomento affrontato negli scatti fotografici di Alex Hunter e nei manifesti del See Women’s Workshop, dove si indaga anche il “peso” della maternità imposto da una società che, per molto tempo, ha voluto affidare alle donne semplicemente il compito di essere madri.
Spesso però le lotte femministe sono confluite anche in altre battaglie rimaste impresse nella memoria collettiva; è quello che è successo ad esempio negli anni Ottanta dove, in Inghilterra, i movimenti si sono uniti alle tante proteste contro il razzismo e contro le malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV. Tutte rivolte puntualmente documentate dai reportage di Caroline Coon, Bhajan Hunjan e Mumtaz Karimjee, esaltati in un cammino espositivo in grado non solo di raccontare la causa femminista ma di affrontare ad ampio raggio anche l’evoluzione della società.
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