Uno dei grandi capolavori di Artemisia Gentileschi è finalmente in mostra a Londra: all’interno del castello di Windsor, una delle residenze ufficiali di Re Carlo III si potrà ammirare la grande bellezza di “Susanna e i vecchioni”, opera d’arte tardo-rinascimentale attribuita ad una delle pochissime pittrici donne dell’epoca. Ripercorriamo l’incredibile storia del dipinto. 

Un tema attuale ritratto 400 anni fa

L’opera per secoli è rimasta relegata nell’inventario di Hampton Cuourt, uno dei palazzi storici della famiglia Reale che vanta un archivio molto cospicuo di dipinti di proprietà del monarca. Il quadro raffigura la figura biblica ma straordinariamente attuale di Susanna: una donna splendida che, mentre sta facendo il bagno, viene avvicinata da due anziani, i quali la spingono a concedersi sessualmente a loro. Ma al rifiuto della protagonista i due la accuseranno di adulterio, salvo poi essere salvata dal futuro profeta guidato dallo spirito Santo Daniele. Nella visione della pittrice Susanna è raffigurata con lineamenti angelici, nuda e coperta da un telo bianco sorpresa due due anziani arcigni, posti volutamente in secondo piano.

Artemisia Gentileschi Life&People Magazine

La riscoperta è invece figlia dei curatori della Royal Trust Collection: gli studiosi infatti sono riusciti a pescarlo dall’archivio, accorgendosi però di un errore di catalogazione: l’opera infatti era attribuita a una sommaria “Scuola francese”, presentandosi una stato conservativo pessimo. Ma c’è di più. Il monogramma presente nel dipinto “CR (Carolus Rex)” suggerisce chiaramente l’appartenenza del dipinto alla collezione di Carlo I, Re vissuto tra il 1600 e il 1649. Secondo una ricostruzione più approfondita poi più che al Re, il capolavoro di Gentileschi era di proprietà della Regina Enrichetta Maria, commissionato proprio per i suoi appartamenti e appeso sopra il camino personale.

Da Carlo a …Carlo

Ma per la corretta attribuzione dell’opera si è dovuto aspettare praticamente 400 anni, con un intervento arrivato curiosamente proprio durante il Regno di un altro Carlo, ovvero Carlo III, chiudendo un cerchio dopo altri cinque lunghe annate dovute al restauro. Presto si potrà quindi finalmente godere di tutta la maestosità de “Susanna e i vecchioni” grazie ad una mostra in scena nella Queen’s Drawing Room del Castello di Windsor, dove l’opera verrà esposta a fianco un altro capolavoro , “Autoritratto come allegoria della Pittura”, quadro che permette di scoprire anche le sembianze dell’artista, passata alla storia per rappresentare quasi un unicum femminile in tutta l’arte rinascimentale.

Chi era Artemisia Gentileschi?

Ma per comprendere la portata della scoperta in terra britannica, occorre ricordare chi era Artemisa Gentileschi, artista che in più occasioni ha rappresentato nella tela un tema simile a quello di “Susanna e vecchioni” per un motivo ben specifico. Nata alla fine del 1500, orfana di madre, infatti inizia a disegnare e a dipingere fin da bambina osservando l’esempio del padre Orazio, pittore tardo manierista. Il suo debutto avviene prestissimo, in forma anonima, nel 1610, dopo aver lavorato ad alcune tele del padre. La prima opera a lei attribuita è una prima e già matura versione de “Susanna e i vecchioni”.

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Tuttavia tutto il suo periodo giovanile verrà segnato da un trauma indelebile causato da un amico del padre che, nel 1611, assale sessualmente la pittrice che, coraggiosamente per i tempi, decide di denunciarlo, sottoponendosi non solo ad esami e interrogatori ma anche a violentissime torture. Malgrado sia riuscita poi a vincere il processo, Artemisia fu comunque costretta a lasciare Roma.

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Una volta abbandonata la Capitale la pittrice solca diverse altre città, passando per Venezia, Firenze e Napoli: proprio quest’ultimo luogo si rivela fondamentale per il suo stile, maturato grazie anche all’influenza di Caravaggio. Dopo un grande successo e numerose commissioni l’artista si reca a Londra nel 1638, spinta anche dal padre Orazio divenuto uno dei pittori di Carlo I. Il sovrano inglese, innamoratasi del talento di Gentileschi, la seleziona come pittrice di corte. Purtroppo però gran parte dei suoi lavori vennero distrutti molto presto dopo la decapitazione del Re. Adesso parte della magnificenza artistica e stilistica dell’italiana splende di nuova luce a Windsor, occupando il risalto che merita.

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