Riempire l’abito di idee, di coraggio, di anima. Non c’è niente di comune nella nuova collezione moda Balenciaga Primavera Estate 2024. Uno show studiato nei minimi particolari, contrassegnato da una scenografia teatrale e da una selezione musicale composta ad hoc dal producer BFRND in cui si fondono pianoforte, orchestra ed elettronica con protagonista la voce dell’attrice Isabelle Huppert, da tempo global ambassador del brand. L’obiettivo? Dimostrare che un capo senza storia, anzi senza vita o senza esistenza, non è nulla. Un concetto che abbandona definitivamente le provocazioni precedent di Damna Gvsalia abbracciando un approccio coltissimo, che trae ispirazione da uno scritto tecnico datato 2018.
“Non conta la giacca che indossi ma la vita che fai mentre la porti”
Il punto di partenza è la lettura di un libro: “La veste du tailleur. Guide de montage traditionel”, guida pubblicata cinque anni fa che spiega nel dettaglio il procedimento corretto per realizzare una giacca perfetta. La sfilata però è tutt’altro che nozionistica. Portando all’attenzione il libro di testo Gvsalia vuole sottolineare l’importanza del creare, sfuggendo così alla logica del “uno vale uno” e all’appiattimento del valore che il fashion system sta subendo nell’ultimo periodo per ragioni diverse.
Anche per questo motivo la passerella ha accolto personalità molto diverse tra loro, tutte molto vicine al designer, rappresentante come testimonial di un modo di vedere la moda strettamente personale e dunque collegato direttamente all’esistenza di ciascuno di loro: ad aprire lo show è infatti la madre dello stilista, mentre a chiuderlo è il già citato BFRND, compagno di Gvasalia apparso in abito da sposa. Nel mezzo la giornalista Caty Horin, la “protoblogger” Diane Pernet, l’ex Direttore di comunicazione del marchio Lionel Vermeil, la celebrity Amanda Lepore oltre che Linda Loppa, docente di Anversa. Tutte figure alternate poi a modelle e volti molto conosciuti come Maria Carla Boscono, Paloma Elsesser e Liu Wen e Kim Kardashian.
Un daywear impreziosito dalla voglia di Upcycling
La particolarità, a prescindere dalla bellezza dei capi, sta tutta negli accessori: I modelli e le modelle sulla runway infatti hanno sfilato portando in mano oggetti come passaporti, sacche, scarpe, cappotti lunghi o pantaloni multitasche, come a rappresentare dei rifugiati in cerca di un “porto sicuro”, non compresi, ma con le idee ben chiare in testa.
In questo trionfo concettuale spicca una proposta audace che, come sempre accade con Balenciaga, cerca sempre di esaltare la personalità di chi la indossa, in barba ai giudizi altrui. Appaiono infatti tutti gli stilemi riconducibili all’universo Gvasalia: dalla destrutturazione allo sportwear lussuoso, dalle sneakers maxi alla componente floreale.
Grandissima attenzione è poi stata posta sull’upcycling, presente in quasi tutti i capi tra cui appunto i pantaloni cargo, composti per metà denim e per metà camouflage, le giacche Alpinestars (tutte create sfruttando diversi pannelli) oltre che nell’outfit da sposa, realizzato sfruttando ben sette capi bridal vintage.
Il nero prevale
Tra gli altri modelli spazio poi a lunghe gonne con silhouette ad A che, all’occorrenza, possono diventare più corte smontando i pannelli removibili. Grande lavoro sartoriale poi anche nelle scollature delle giacche e dei cappotti, questi ultimi realizzati con accappatoi di spugna e indossati sopra delle felpe e con delle pantofole piumate. Da non dimenticare poi il largo uso di LUNAFORM, un tessuto progettato appositamente per la casa di moda e ricavato da nano cellulosa fermentata.
Grande protagonista di tutto lo show è l’utilizzo quasi ossessivo del nero, tonalità che avvolge in modo spettrale tutta la collezione Primavera Estate, interrotto soltanto nelle battute finali da larghi sprazzi di bianco con accenni di una tavolozza ridotta, tra cui emerge l’azzurro, il bordeaux e il fucsia. Se ne parlerà a lungo.
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