Un viaggio alle origini del divismo? A Londra si può. Procede con successo la mostra DIVA, in esposizione fino al 27 aprile 2024 al rinomatissimo Vitoria & Albert Museum, uno dei centri culturali più importanti della Capitale britannica. Si tratta di un percorso avvincente che traccia attraverso diverse decadi l’influenza delle dive e dei divi nella cultura pop grazie a oggetti, cimeli e look a dir poco straordinari tra musica, cinema e arte grazie al supporto dello store online Net-A-Porter.
Il potere comunicativo dei performer di un tempo
L’intera exhibition intende celebrare il potere comunicativo e le caratteristiche camaleontiche delle dive più grandi del passato e del presente, puntando i riflettori anche sul legame tra donne, lavoro e creatività oltre sul loro apporto riuscito a cambiare in modo indelebile la società di oggi.
“Oggi la parola diva presenta significati molteplici -ha detto ai media la curatrice Kate Bailey – al centro di questa mostra c’è una storia di artisti iconici che con creatività, coraggio e ambizione hanno sfidato lo status quo e hanno usato la loro voce e la loro arte per ridefinire e rivendicare il termine diva. DIVA sarà la prima grande mostra ad affrontare l’argomento e a riesaminare la nostra percezione della diva nella storia e nella cultura popolare “
Ce n’è per tutti i gusti. L’esposizione ripercorre le personalità più influenti del passato, dunque le star del cinema muto, proponendo i miti che hanno scritto pagine di storia dello spettacolo e dell’intrattenimento sconvolgendo il mondo spesso con intuizioni audaci, scabrose e rivoluzionarie. Da Marilyn Monroe a Maria Callas, da Whitney Houston a Tina Turner passando per Cher, Rihanna e Beyoncé. Questa dicotomia tra passato e presente è visibile ad occhio nudo anche nel percorso della retrospettiva, divisa proprio per questo motivo in due sezioni. Nella prima si esplorano – tra le tante icons – anche le primissime dive operistiche come Patti e Jenny Lind, massima espressione di indipendenza e simbolo di una lotta femminile che le ha spinte a lavorare in un periodo in cui alle donne era impedito tutto, compreso studiare. Nella seconda invece si analizzano le star odierne, bandiere del più sano girl power.
Oggetti di scena e oggetti personali si fondono
La ricerca ha portato al rinvenimento di numerosi oggetti (circa 250 pezzi) di enorme valore storico e sociale. Insieme a tanti elementi scenici infatti è possibile vedere anche alcuni oggetti personali, oggi considerati vere e proprie chicche: pensiamo ad esempio al bozzetto dell’iconico Flame’s Dress di Tina Turner, oltre che diversi scatti di Whitney durante un suo concerto alla Wembley Arena di Londra, così come alcuni scatti poco conosciuti della Divina Callas intenta a interpretare Violetta in una recita de “La traviata” di Verdi al Royal Opera House.
Non mancano però anche Dive molto importanti anche se non troppo note al grande pubblico; è il caso per esempio della performer Bohémien Sara Bernhardt, chiamata non a caso The Divine Sarah, la quale si è distinta nel tempo per aver interpretato sia ruoli maschili che femminili con una intensità e incisività senza precedenti. Presente anche il racconto di Josephine Baker, prima superstar afroamericana a raggiungere un successo globale esponendosi in prima linea per i diritti civili in anni difficilissimi come quelli legati al secondo conflitto bellico.
I look intramontabili delle dive di ieri
A rubare l’occhio nella mostra londinese sono soprattutto i look di scena, per la maggior parte storici. All’interno del Victoria & Albert Museum si possono ammirare l’abito a frange sfoggiato da Marilyn Monroe in “A qualcuno piace caldo”, così come il celeberrimo tubino nero di Edith Piaf o i numerosi vestiti indossati sul palco dalla Callas.
Tra le perle della costumistica si fa spazio anche un look disegnato da Sandy Powell, interamente ispirato a Luigi XVIX e indossato dal cantautore Elton John per la festa del suo cinquantesimo compleanno, avvenuta nel 1997, altra icona particolarmente legata all’universo britannico.
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