Un regime alimentare corretto per prevenire i problemi cardiovascolari. In occasione del XLIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana, ovvero la SINU, ha ricevuto un riscontro molto positivo una dieta per il cuore, efficace anche per l’impatto ambientale in quanto in grado di ridurre del 48,6% le emissioni di gas serra. Una ricerca dunque rivoluzionaria su nutrizione, diabete e metabolismo dell’Università Federico II di Napoli in stretta collaborazione con altri ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
Più frutta e verdura nel piano alimentare
La dieta – che ha vinto anche il Premio Barba 2023 come migliore ricerca scientifica condotta nel campo della nutrizione umana da uno studioso iscritto alla SINU under 35 – non prevede alcuna rinuncia, ma ridimensiona gli alimenti in base alle frequenze a le quantità fornite dai dati in possesso della scienza. Rispetto al piano “standard” europeo il regime alimentare in questione prevede infatti un consumo maggiore di frutta e verdura, così come quello di cereali integrati, raffinati a basso indice glicemico, frutta secca a guscio, legumi e pesce.
Vegetali, cereali, integrali e yogurt possono essere assunti ogni giorno; legumi, pesce, carni bianche e uova non più di tre volte a settimana. Ridotto drasticamente – e forse questo è il dato più interessante – invece il consumo di carni rosse, cereali e patate, da scegliere non più di una volta a settimana, così come gli alimenti ad alto contenuto glicemico.
Un piano attuale per la salvaguardia del Pianeta Terra?
Seguendo dunque tutte le direttive, il piano alimentare può assicurare la corretta assunzione dei macro e dei micro nutrienti, rispettando dunque i numeri raccomandati dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EESA), migliorando così l’attuale profilo nutrizionale medio della popolazione. Ma c’è di più: oltre che aiutare a prevenire il rischio cardiovascolare, la dieta contribuisce vistosamente alla riduzione delle emissioni di gas serra, questo grazie al drastico taglio delle carni rosse. Per capire il motivo basta guardare i numeri: gli allevamenti intensivi, insieme agli impianti di produzione di tutti gli alimenti di origine animale, influiscono ben del 14,5% nelle emissioni. Sono cifre sconvolgenti che, secondo la FAO, potrebbero raddoppiare entro il 2050, passando da un consumo di 500 milioni di tonnellate di carne, fattore che porterebbe a un vero e proprio collasso del sistema.
Malattie cardiovascolari: un trend tristemente in aumento
Intanto, le malattie cardiovascolari continuano purtroppo a crescere sempre più. Secondo le stime recenti sono proprio queste a rappresentare le principali cause di morte sia in Italia che nel resto del mondo. Ad oggi si contano qualcosa come diciotto milioni di decessi per anno, ma nel 2030 il numero potrebbe spingersi fino addirittura a ventiquattro milioni, con una media di 65.000 decessi per giorno. Una tendenza che pare non arrestarsi oramai da vent’anni e che può essere in qualche modo rallentata e (nella migliore delle ipotesi) anche fermata prendendosi cura della propria persona, dunque andando a intervenire sui principal fattori di rischio come il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, il fumo, l’alcol, la sedentarietà e, ovviamente proprio il tipo di alimentazione da seguire.
Ad oggi, con una cultura per il cibo in aumento e una divulgazione scientifica più alla portata di tutti, sembra più facile apportare delle modifiche alla propria routine. L’importante è farlo rispettando i tempi e intervenendo il più presto possibile. Una corretta e sana alimentazione non può infatti che essere un grande toccasana per il nostro corpo, per la nostra mente, per il nostro benessere. Se non ora, quando?
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