La moda sostenibile ormai non è più solo una scelta, ma una virtù che molti brand hanno deciso di perseguire a pieno. L’Eco-Fashion sta diventando quindi un vero e proprio movimento, una tendenza green ormai già approvata da stilisti, brand di lusso e soprattutto consumatori. Ma cos’è esattamente l’Eco-Fashion? Quali sono i materiali che possono essere considerati super naturali o a bassissimo impatto? La moda per l’estate detta regole precise che hanno tutte come elemento in comune una super-sostenibilità.
Cos’è l’Eco-Fashion?
Parlare di rinnovo del guardaroba, oggigiorno, non è più così cool. Anzi, l’idea di un rinnovamento totale dell’armadio sott’intendendo il gettare capi vecchi a favore dell’acquisto di indumenti nuovi, sta diventando un qualcosa da evitare. Se concettualmente l’idea di “nuovo” ha sempre rappresentato quel quid in più, le maison del lusso stanno ora facendo i conti con una contro-tendenza che non può essere ignorata. Si chiama Eco-Fashion ed è parecchi scalini al di sopra lo slow-fashion, o moda sostenibile. Con questo termine s’intende una continua ricerca di materiali che non siano solo eco-friendly; lo scopo ultimo sta nell’impattare in maniera minima sull’ambiente e limitare del tutto lo spreco. Ma, come si fa?
Green dall’inizio alla fine
La moda etica, fortunatamente, sta diventando senza sforzo tendenza molto apprezzata e brand del calibro di Valentino, Gucci, Balenciaga, Stella Mc Cartney, Chanel, Dsquared2, Maison Margiela ed Emporio Armani si stanno muovendo in questo senso. Paradigma dell’Eco-Fashion non è solo il proporre un prodotto fatto con materiali riciclabili o poco impattanti; ma andare a rivoluzionare l’intero processo che ha portato alla creazione di quel prodotto. Dalla concezione del capo, al metodo di produzione, fino alla distribuzione su scala globale e perfino la sua vendita; senza dimenticare l’attenzione alle condizioni di lavoro di chi produce di fatto quei capi, oltre che all’ambiente e alla sua flora/fauna.
Il trionfo delle fibre 100% naturali
Fare green-fashion quindi, nel concreto, non è così semplice come sembra. Sicuramente, realizzare capi nuovi da tessuti vecchi è una scelta che paga, ma rimane un fatto: molti dei capi vintage che acquistiamo, convinti di fare del bene, hanno subito trattamenti e lavorazioni sicuramente non sostenibili. Quindi lo smaltimento di troppi vestiti vintage o particolarmente datati sarebbe un vero e proprio danno. Ed è qua che l’Eco-Fashion impone il suo dogma: materiali naturali. Cotone organico, canapa, fibra di cocco, kapok, una fibra 100% naturale ottenuta da un albero autoctono della foresta pluviale che ricorda molto il cotone, juta, ramiè, seta, corda di rafia e lana etica. Via libera anche a tutte quelle fibre ottenute dalla lavorazione della cellulosa come l’acetato, la viscosa ed il triacetato.
Up-Cycling vs Re-Cycling
Altro concetto fondamentale dell’Eco-Fashion è quello dell’upcycling, che si differenzia di molto dal classico recycling. Ma che differenza c’è? Il riciclo, o “down cycling” consiste nel recuperare un vestito usato, e riutilizzarlo nello stesso identico modo. Il capo riciclato non assume un valore maggiore dopo questa nuova scelta, ed è qua l’errore. Lo scopo dietro l’up-cycling è quello di modificarne, nel percepito o nel concreto, il suo valore, moltiplicandolo. Con l’upcycling infatti non si va solo a ri-usare quell’oggetto, ma lo si trasforma, molte volte rigenerandolo più prezioso di prima. I vantaggi di questa tecnica sono vari: risparmio e no-waste prima di tutto, ma sicuramente unicità. Quindi, che si scelgano capi prodotti con materiali naturali al posto di abiti trasformati e riportati a nuova vita, l’Eco-Fashion è conveniente e di tendenza.
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