Le scarpe con il tacco, accessorio femminile per eccellenza, oltre che simbolo assoluto di sensualità, non ha una storia così comune. Originariamente, furono pensate ad uso di soli uomini e cavalieri. Presente già nell’antica Grecia, il tacco ha percorso i secoli partendo presumibilmente dalla Persia per essere usato poi come pura modifica funzionale sugli stivali di cavalieri e soldati, per arrivare a Venezia e spostarsi in Francia, diventando un must have di reali e nobili. Ma come hanno fatto queste scarpe a trasformarsi da accessorio prettamente virile, all’affermarsi poi con assoluta supremazia tra le calzature più amate dalle donne di tutto il mondo?
Come nasce il simbolo di virilità: da strumento opprimente ad accessorio sexy
La prima apparizione di una scarpa col tacco risale all’antica Grecia. All’epoca delle tragedie e delle rappresentazioni teatrali, gli attori indossavano calzature che differivano di molto dai tipici sandali piatti usati nel quotidiano. Le calzature da scena infatti, erano una sorta di zeppe di 8-12 cm, usate dagli attori per indicare l’elevato status sociale dei personaggi che andavano ad interpretare. Maggiore era l’altezza della suola, maggiore era il loro prestigio e rango sociale nel racconto.
È intorno al XV secolo però che il tacco diventa un vero plus per calzature specifiche. L’esercito persiano infatti, conosciuto per la sua cavalleria, usava il tacco come tool per consentire ai cavalieri di agganciarsi meglio con le scarpe alla staffa dei cavalli. Questi cavalieri erano famosi per padroneggiare un’arte complicata, quella dell’arcierìa a cavallo. Alzandosi dalla sella e ponendo tutto il peso sui piedi, i cavalieri dell’esercito persiano erano in grado di tirare con l’arco lungo durante la cavalcata. Ed ecco che il tacco serviva proprio come blocco in cui agganciarsi in maniera sicura alla staffa.
Rinascimento a Venezia
Grazie al commercio e al suo incredibile melting pot, Venezia fu sicuramente tra le città che nei tempi antichi vide la più ampia miscellanea di culture e genti. Non c’è da stupirsi quindi se proprio nella Serenissima il tacco diventò un accessorio di incredibile tendenza. Ideato come una zeppa posta o solo nella parte anteriore delle scarpe o per tutta la lunghezza delle stesse, le “Chopine” erano calzature prettamente femminili, antenate delle moderne zeppe ma soprattutto, strumento per elevarsi dalla strada. E proprio con l’idea di elevazione dal terreno usata dalle donne veneziane, molti secoli più tardi sarà il genio creativo di Christian Dior a realizzare il primo tacco griffato, lo storico tacco 8. Nel 1957, grazie alla collaborazione con l’artigiano italiano Armando Pollini, venne creato un prototipo di struttura portante in alluminio, progettato per reggere adeguatamente il peso senza spezzarsi.
Dotate anche di 40 cm di altezza, le chopine erano percepite come simbolo di uno status sociale molto elevato. Per coprirle infatti, viene da sé che il vestito dovesse essere lungo a sufficienza. I costi proibitivi delle stoffe veneziane però, rendevano questo strumento a solo uso dell’alta borghesia: elevazione teorica quanto pratica dunque. Ma per il tacco non era ancora arrivato il vero momento da protagonista, in quanto i gentiluomini veneziani non prendevano nemmeno in considerazione di indossare le scomode chopine.
Re Luigi XIV
A donare alla scarpa col tacco un’accezione prettamente maschile e divina, oltre che assolutamente preziosa, fu Re Sole, Luigi XIV.Il Re che creò Versailles e si definì sovrano per investitura divina, ebbe un’intuizione che cambiò il corso della moda. Il tacco non doveva rendere la calzatura ridicola o scomoda, andando ad inficiarne l’andatura; anzi, il tacco doveva essere strumento di bellezza, che al contempo elevava la figura e permetteva di camminare in modo solenne. Fu così che Re Luigi XIV chiese ai suoi sarti e stilisti di corte di ideare per lui una calzatura degna della sua importanza e levatura ultraterrena e rendere questa “altezza” ancora più palese.
Nacquero così le scarpe col tacco, molto simili all’idea che ne abbiamo oggi. I nobili accolsero con entusiasmo le nuove calzature, ma solo il Re poteva indossare il tacco rosso simbolo di ricchezza ed opulenza, era vezzo esclusivo del sovrano che, senza saperlo, molti secoli dopo ispirò Christian Louboutin, ideatore della scarpa dalla suola rossa più iconica del mondo. Ad utilizzo esclusivo dei nobili di Versailles, le scarpe di Re Sole erano però vietate alle donne. Luigi XIV, per mettere in chiaro le cose, emanò anche un editto che vietava l’utilizzo delle scarpe col tacco fuori dai giardini di Versailles. Non serve specificare che l’editto reale venne ignorato ed il tacco fece brevemente capolino negli armadi di borghesi e mercanti arricchiti di tutta la Francia.
L’Illuminismo
Con l’arrivo dell’Illuminismo però, tutta le parrucche, gli abiti sontuosi ed i tacchi vennero spazzati via. Quegli orpelli pomposi stridevano molto con l’idea nuova di uomo che andava affermandosi.
Linee più pulite ed un minimalismo dell’estetica a favore di un arricchimento più culturale e accademico erano alcuni dei pilastri su cui si basava il pensiero illuminista. Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu, con le sue idee di divisione dei poteri dello stato non poteva certo elevarsi su dei tacchi, anzi. Mentre l’uomo politico cercava di elevarsi spiritualmente, le donne videro nel tacco la possibilità di modificare e stravolgere il loro look.
Il tacco: accessorio femminile per eccellenza
E così, da quando le prime donne nobili misero il tacco, gli uomini percepirono questo accessorio come un qualcosa caduto in disgrazia, in basso. “Se pure le donne mettono i tacchi, è la conferma che noi uomini non dobbiamo più usarli”: il pensiero dell’epoca non si discostava molo da questo.
Fu nell’epoca dell’Inghilterra vittoriana che la scarpa col tacco fece la sua ricomparsa, affermandosi come vero simbolo di perfezione. Piccolo, leggermente incurvato e svasato, il tacco vittoriano donava ai piedi delle signore un look unico. Nell’America puritana invece, il tacco era associato all’idea di uno zoccolo ovino, che rendeva l’estremità della gamba troppo simile alla zampa di un caprone, simbolo già associato alle streghe e al Diavolo. Gli anni passarono e le donne non rinunciarono più al tacco, anzi ne vennero create infinite versioni e rivisitazioni e ancora oggi la scarpa col tacco affascina, crea interesse in chi li indossa e li guarda.
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