Saranno sei puntate di un “lungo viaggio in giro per il mondo per scoprire l’impatto che la moda sta avendo sul pianeta e sulle persone”, racconta l’attivista e designer green (WRÅD) Matteo Ward proprio all’inizio del primo episodio del documentario “Junk – Armadi pieni”. È lui infatti la guida, host e coautore, che ci accompagnerà da un continente all’altro per raccontarci alcune cose che probabilmente non sappiamo della Moda, o forse non vogliamo vedere. In particolare le conseguenze di quel meccanismo produttivo che tutti conosciamo come “fast fashion” (“capacità di alcune aziende di immettere sul mercato un prodotto in tempi molto brevi, detto anche ‘moda veloce’” spiega la Treccani). Se seguiremo tutte le tappe di questa storia voluta e realizzata in coproduzione da Sky e Will Media ci troveremo davanti ad una prospettiva imprevedibile con il potere di cambiare il nostro stile di vita.

Gli armadi troppo pieni: il vuoto mentale ed il resto

Chi si è chiesto che fine fanno gli abiti non venduti o dismessi alzi la mano. E anche chi non si è mai lasciato sedurre dalla varietà continua delle vetrine e non è mai rimasto deluso vedendo che gli allestimenti non cambiavano dopo una settimana. I nostri occhi sono diventati veloci e cannibali e con loro anche il nostro guardaroba, che prima rinchiudiamo in armadi e cassetti e poi, a meno che non si sia accumulatori compulsivi, gettiamo via con il pensiero che si autodistrugga solo perché non ci interessa più. “Junk” è parola chiave: raccogliamo troppo, non diamo più valore.

documentario Junk Armadi pieni | Life&People MagazineE non è solo un problema di ordine delle nostre case e della nostra mente, come teorizzava la guru dello spazio vuoto Marie Kondo, nel suo libro “Il magico potere del riordino” (uscito nel 2010 in Giappone e arrivato in Italia quasi dieci anni fa, ma ancora un best seller.) “Liberiamoci di quello che non ci serve più e impariamo a viaggiare leggeri” era la lezione. Ma questa serie ci racconta che non finisce così: l’impatto ambientale è devastante e lo vediamo con i nostri occhi. Partendo dal Cile e dallo scandalo del Deserto dell’Atacama, che nel 2022 si mostrò sulla stampa e sui social come una vera discarica tessile inondata dai vestiti usati arrivati lì dall’Occidente, e tornando in Italia, paese che sarà protagonista del season finale.

Il giro del mondo in sei episodi: dal Cile all’Italia

Matteo Ward ci porta attraverso questi luoghi scomodi da scoprire e ogni volta affronta un tema differente. Abbiamo già detto del Cile, “armadio dove mettiamo tutto ciò che non ci va più di avere nel nostro armadio” citando testuali le sue parole.

docuserie Junk Armadi pieni | Life&People MagazineDa qui arriviamo in Ghana, tra i più grandi importatori di abbigliamento di seconda mano, dove ad Accra troviamo il tristemente leggendario mercato di Kantamanto, rifugio di molte aziende di fast fashion che indirizzano lì gli invenduti e tutto quello che non può più essere distribuito. “Dead white man’s clothes” così si chiamano le balle di vestiti che nessuno ormai sa che fine faranno. Troppa merce e spesso inutilizzabile, ci denuncia il secondo episodio della docu-serie. E poi ancora il Bangladesh, seguito dall’Indonesia, dove le fibre artificiali sfidano – e probabilmente vinceranno – la biodiversità, l’India con il problema del mercato del cotone e per concludere l’Italia.

Una questione di rispetto: l’ecosostenibilità che parte dagli armadi

Ma se affrontassimo il problema dall’inizio, trattando con più rispetto i capi che acquistiamo? Oggi la moda sostenibile è sulla bocca di tutti: brand, designer, sociologi, piccoli creativi, intellettuali, consumatori. Siamo al collasso o si può fare ancora qualcosa? Ed è qui che “Junk – Armadi pieni” vuole arrivare, inserendo piccoli germi di speranza pratica in ogni episodio. Si comincia con la consapevolezza che il cambiamento, come spesso si dice, parte da noi. Dalle nostre scelte di acquisto e soprattutto dall’idea dell’upcycling.

Matteo Ward, che ha curato la ricerca dei contenuti scientifici della docu-serie,

scritta e diretta da Olmo Parenti e Matteo Keffer di A Thing By, ha ben presente di cosa si parla. Ogni anno solo in Europa si scartano 5,8 milioni di tonnellate di vestiti (11 kg di scarti a persona) e molti finiscono in una di queste discariche. Come evitarlo dunque? Scegliere con cura, cercare nei mercati vintage che possono essere pieni di sorprese, provare a riparare i capi che si rompono (non si sa mai!), puntare sulle fibre naturali o biodegradabili che probabilmente prima o poi si autodistruggeranno. Ne abbiamo gli armadi pieni, il cambiamento è ancora possibile. Alla prossima puntata.

 

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