Presentato in anteprima mondiale alla 75esima edizione del Locarno Film Festival, ma disponibile in tutte le sale a partire dal 23 marzo
, “Delta” è il nuovo film di Michele Vannucci che racconta un’affascinante storia girata nel Parco del Delta del Po, e merita una attenta recensione. Che Vannucci, giovanissimo regista romano, avesse la capacità di portare sul grande schermo storie atipiche, buie e controverse riuscendo ad appassionare lo spettatore, lo aveva già dimostrato con il suo primo lungometraggio, “Il più grande sogno”, film del 2016 accolto alla Mostra del Cinema di Venezia con una commossa standing ovation.
Come il primo progetto, anche “Delta” racconta una storia cupa,
ma profondamente toccante, che si muove fra il fango e la grigia foschia di una zona inedita del nostro territorio (e reminiscenza dei documentari di Ermanno Olmi), quella in cui il Po si ricongiunge con il mare. In un gioco di contrasti, fra lande abbandonate e malsane e fotografie aeree che catturano una meravigliosa biosfera in continuo movimento, si prepara lo scontro fra gli abitanti delle rive, guardiani della purezza delle acque del proprio fiume capeggiati da Osso, e una famiglia di bracconieri slavi provenienti dal Danubio.
“Delta” è una dedica all’ambiente e a chi lo venera
In un’ambientazione inquinata da rifiuti plastici e sostanze mortali rilasciate dalle fabbriche chimiche sedimentate nell’entroterra, il nemico peggiore è, infatti, quello che si aggira di notte in barconi malridotti per catturare, con l’ausilio illegale dell’elettricità, l’unico tesoro rimasto in grado di sopravvivere nelle torbide acque: il pesce siluro. Il duello fra buoni e cattivi, ruoli che si fonderanno fra loro all’interno della complessità di ognuno dei personaggi costruiti da Vannucci, è sostenuto da due fra i migliori attori del panorama italiano: Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi.
Un cast di altissima qualità
Protagonista indiscusso della produzione cinematografica del 2022 in quanto parte del cast di titoli di successo come “Il signore delle formiche”, “La stranezza” e “Chiara”, Lo Cascio dà vita a Osso Florian, un uomo mite che assieme alla sorella minore (interpretata da una talentuosa quanto celebre, grazie alla serie tv del momento “Mare Fuori”, Greta Esposito) si batte per cambiare il mondo attraverso l’associazione per il monitoraggio del delta. Osso si trova faccia a faccia con Elio, ennesima sfumatura di un camaleontico Alessandro Borghi, pescatore di frodo dalle origini italiane che ha trovato famiglia nella comunità fuorilegge spostatasi, appunto, dal Danubio alle sponde del Po per trovare fortuna. Al centro del duello fra i due non solo il desiderio da una parte di far finire il bracconaggio e dall’altra di sopravvivere “facendo quel che si può”, ma anche una donna, Anna (Emilia Scarpati Fanetti), ex fidanzata di Osso che si lascia affascinare dalla fragilità di Elio, una volta spogliato della dura corazza. In un’infinita caccia scandita da una rabbia crescente che sfocerà molto presto in violenza, mettendo in luce le altissime capacità tecniche e stilistiche di Michele Vannucci all’interno del genere noir, la natura che abita il Po fa da contraltare all’assurda e ingenua brama di vendetta dell’essere umano, pulsione che porterà tutti i personaggi a un passo dall’autodistruzione. Attraverso un western contemporaneo in cui il candore del bene e l’oscurità del male lasciano il posto alle tonalità cineree del paesaggio, Borghi, così come Lo Cascio, conferma il proprio posto nell’Olimpo del cinema italiano, aggiungendo un’ulteriore magistrale interpretazione a quella nel recente lavoro diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, “Le otto montagne”.
“Ci sono territori che definiscono chi li abita”, ma è davvero così?
Vannucci e la sua amata macchina da presa ci forniscono nuovamente la risposta: No. Lo dimostra il nuovo lavoro del regista romano all’interno del quale, come per la periferia de “Il più grande sogno”, l’ostile delta del fiume è solo la superficie che cela bellezza, resilienza e compassione.