Il mondo della moda si nutre continuamente di ispirazioni, legate e contaminate soprattutto ad altri campi artistici come la musica, la letteratura, le arti figurative e soprattutto il cinema. La cosiddetta settima arte ha, da sempre, un ruolo fondamentale all’interno del processo creativo degli art director, abili ad assorbire e dunque a rielaborare gli spunti che emergono dallo schermo. Ma c’è un genere, l‘horror, che risulta essere tra i più amati tra gli stilisti di moda, complice le atmosfere, i costumi, e le idee sciorinate in tante pellicole che hanno fatto la storia. Kubrick, Polanski, De Palma, Dario Argento, Nicolas Winding Refn sono soltanto i cineasti più apprezzati dai direttori creativi. Ma quali sono le influenze più chiacchierate?
Alexander Mc Queen, ll Maestro
Tra gli stilisti che più hanno utilizzato lo strumento dell‘horror come motore pulsante delle proprie creazioni spicca senza ombra di dubbio il grande Alexander McQueen, noto per aver confezionato in passato delle scenografie a tinte forti, liberamente tratte da capolavori del passato. Sono due le collezioni in particolare rimaste impresse nella memoria collettiva; quella Autunno-Inverno 1999, chiaramente ispirata all’immaginario sanguinario e innevato de “Shining” di Stanley Kubrick complice l’allestimento in un cubo in plexiglass che ha ricreato fedelmente proprio la stessa ambientazione esterna del film, contribuendo alla riuscita di una delle più grandi fashion show mai realizzati. Ma i più nerd si ricorderanno anche di un’altra splendida sfilata, l’Autunno Inverno 2005, i cui inviti sono stati prodotti seguendo la lezione di Alfred Hitchcock ne “L’uomo che sapeva troppo” e “La dona che visse due volte”.
Le teste mozzate di Gucci, la passerella rosso sangue di Simons
In tempi più recenti anche la maison Gucci ha presentato una collezione ispirata una pellicola di Kubrick, cospargendo la Spring Summer 2020 di riferimenti diretti all’immaginario de “Arancia meccanica”, uno dei prodotti audiovisivi più violenti e colti di tutti i tempi. Ma i rimandi al goth e all’horror sono stati una costante di tutto il lavoro del Direttore Creativo dei record Alessandro Michele. Ricordiamo ad esempio l’iconico fashion show Autunno Inverno 2018, rimasto impresso nella memoria collettiva per la scelta di far sfilare le modelle e i modelli con in mano la loro riproduzione di testa mozzata.
Non è poi passato certamente inosservato il breve ma intenso lavoro di Raf Simons all’interno di Calvin Klein
Il celeberrimo designer belga, oggi in forza alla guida di Prada in tandem con Miuccia, durante la sua esperienza statunitense si è servito più volte del genere orrorifico per veicolare in modo ancora più dirompente il suo pensiero. Si pensi ad esempio alla geniale idea avuta per la Stiamo parlando della sfilata Primavera/Estate 2019 (Intitolata “American Horror Story”), dove ha rievocato le ispirazioni provenienti da “Carrie-lo sguardo di Satana” di Brian De Palma, “Shining” e “Rosemary’s Baby” di Roman Polanski. Proprio quest’ultimo lungometraggio ricopre un ruolo prezioso nella storia del cinema, in quanto è il primo a proiettare l‘horror in una dimensione domestica e metropolitana, distaccandosi dal folklore tipico delle produzioni precedenti.
Tutti amano Dario Argento (e Luca Guadagnino)
Ma quando si parla di horror in relazione alla moda è sempre bene ricordare quanto l’Italia sia stata, in passato, il capostipite del genere, questo grazie anche alle meraviglie partorite dall’oscura mente di Dario Argento, abile a inglobare le intuizioni di predecessori come Mario Bava e Lucio Fulci elevandole al massimo delle possibilità. Il regista italiano è infatti stato il primo a portare in scena la spettacolarizzazione dell’orrore e della morte, impregnandole di glamour ed estetica.
“Suspiria”, film del 1977, in tal senso ha fatto da apripista a un filone glamour proseguito poi nel corso del tempo fino ad arrivare a “The Neon Demon” di Nicolas Winding Refn (2’16), per molti considerato il remake naturale del cult di Argento (anche più del remake ufficiale di Luca Guadagnino), complice l’uso maniacale della tavolozza dei colori al neon e l’attenzione alla coolness. Non deve quindi stupire se Argento è stato tra i registi più citati in assoluto dagli stilisti, come dimostrano le recenti proposte di MSGM, i tanti lavori di Gucci (tra cui spicca anche il libro “Disturbia”, liberamente ispirato al film “Inferno”) oltre che di Louis Vuitton e Rodarte. Una visione superiore dell‘horror che contaminerà la moda anche tra cent’anni.
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