Paure, fragilità,
ansia, depressione ed una guerra con sé stessi che incute timore, così tanto da lasciarsi sotterrare fino a sprofondare. È una lotta quotidiana quella con sé stessi che non può essere vinta da soli. Accettarlo non è facile perché in fin dei conti ognuno di noi vive contemporaneamente due vite. Potremmo riassumere così il messaggio potente e diretto che è arrivato quest’anno sul palco dell’Ariston. A Sanremo non ha fatto paura parlare e raccontare delle debolezze dell’anima, del viaggio che ogni giorno facciamo con la mente, tra la vita quotidiana e quella dei sogni, di quello che mostriamo e di quello che, invece, tendiamo a nascondere e della possibilità, salvifica, di farsi aiutare perché solo così è possibile risalire la china.
Le “Due vite” di Marco Mengoni ed i “Supereroi” di Mr Rain che hanno conquistato il pubblico e la critica, classificandosi rispettivamente al primo e al terzo posto, ci invitano a riflettere e a prenderci cura di noi attraverso quella strada che spesso tendiamo ancora a rifiutare. In modo diverso ci parlano della salute mentale, dell’importanza di accettare sé stessi e quello che la vita offre, di andare avanti nonostante le difficoltà ma con strumenti nuovi.
Mengoni e Mr Rain abbattono il muro della paura
Parlare delle fragilità dell’anima e di quel vortice che avvolge le persone, quasi in modo inspiegabile, oggi nel 2023 non rappresenta più un tabù ma resta ancora relegato a pochi spazi. Le debolezze fanno paura e parlarne ancora di più. Due giovani artisti come Marco Mengoni e Mr. Rain, invece, sono riusciti a farlo in maniera così semplice e vera da abbattere ogni muro.
Da un lato il vincitore del Festival di Sanremo ha parlato del rapporto con sé stessi mettendo al centro della sua canzone la relazione più intima, quella con il proprio Io, ammettendo di essere diviso tra due vite: quella dei sogni dove tutto esce in modo fluido, vero e sconvolgente, e quella della quotidianità dove la mente, macchina perfetta, cerca di scansare e mettere a tacere le emozioni più profonde, quelle belle ma anche quelle che fanno paura, come l’angoscia. Il terzo classificato alla 73esima edizione della kermesse della canzone italiana affronta, invece, le fragilità dell’anima da un altro punto di vista, quello della forza e del coraggio di chi comprende che essere deboli non è una cosa da nascondere, anzi, è il segno della necessità di chiedere aiuto perché solo così si può rinascere.
L’analisi come accettazione di sé stessi
Lavorare su sé stessi per accettarsi, capirsi, guardare la vita con occhi diversi, imparando che anche le emozioni hanno un loro posto nel mondo. E’ questo quello che ci insegna l’analisi, fornendoci gli strumenti per avere una fotografia più nitida della vita. Mengoni e Mr Rain hanno ammesso con grande naturalezza di aver affrontato un percorso di analisi e proprio questo ha permesso loro di scrivere due brani magnifici che entrano nella mente e nell’anima senza uscirne più.
Il cantante di Ronciglione ha raccontato di aver scelto questa strada sette anni fa, e che un’ora a settimana la dedica a sé stesso per mettere d’accordo le due parti della sua mente, “queste due vite, che fanno di solito molto a cazzotti, quella quotidiana e quella dei sogni”. Il rapper di Desenzano del Garda ha spiegato che nel corso del 2020, complice il lockdown, si è ritrovato a non uscire più di casa, a non parlare più con nessuno, e così ha capito che “non possiamo salvarci da soli”. Ha deciso di chiedere aiuto capendo di non essere il solo a soffrire. E proprio per questa forza, questo coraggio e questa consapevolezza Mr. Rain, come Marco Mengoni, è un vero supereroe.
La musica come strumento di libertà
Un inno alla vita
dunque, a non lasciarla scorrere senza prenderla in mano, accettandola per quella che è ma con la consapevolezza di potersene prendere cura. Se Mengoni lo ha detto esplicitamente nel corso delle interviste che ha rilasciato nei giorni del Festival, Mr Rain ce lo “spara” dritto in faccia con il ritornello della sua canzone, semplice ma incisivo che rimane in mente e non se ne va. Tutti siamo supereroi, ci dice, perché farsi aiutare è qualcosa che ognuno può e deve decidere di fare da solo.
La musica è sempre capace di grandi cose e ancora una volta ce ne ha dato prova normalizzando le fragilità dell’anima e l’importanza della cura della salute mentale. Se due giovani e talentuosi artisti hanno trovato il coraggio prima di farlo in privato e poi di parlarne a tutti, dal più prestigioso palco italiano, ognuno di noi può farlo nel suo piccolo, trovando la forza di dire “ce la posso fare”, magari partendo proprio dalla musica.
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