Corea del Sud Caput Mundi. Suga è il nuovo testimonial di Valentino, Jimin invece scelto da Dior. Il K-Pop sta conquistando velocemente anche il settore della moda del lusso, proseguendo in modo trionfale il suo successo culminato con il fenomeno proprio dei BTS che, adesso, lavorano anche singolarmete. Una dimostrazione di quanto anche le grandi maison adesso vadano alla ricerca di un pubblico giovanissimo, appartenente alla Gen Z. Scopriamo le motivazioni di queste scelte, tutte molto più complesse e profonde rispetto a quanto si possa pensare.
Una scelta al passo con i tempi
Suga, uno dei rapper della boyband (per usare un termine desueto) dei record, è ingaggiato dalla maison italiana guidata da Pierpaolo Piccoli oltre che Ambassador per prestare il suo volto nella campagna Maison Valentino Essentials, format in cui si riflette sul guardaroba maschile con capi essenziali riadattati in chiave contemporanea. Gli scatti, già diventati virali sui social con centinaia e centinaia di interazioni, sono stati realizzati da Charlotte Rutherford.
Per Jimin invece la chiamata è stata quasi “diretta”. Kim Jones infatti, creative director di Dior Uomo, aveva già realizzato i costumi per il tour della band nel 2019. Secondo quanto trapelato, il cantante e ballerino sarà il volto della campagna estiva 2023.
Il glamour va oltre il concetto di generazione Z?
Ma dietro il coinvolgimento degli artisti asiatici c’è molto di più. Il K-Pop infatti, quasi a braccetto con quanto avvenuto nell’audiovisivo (si pensi a successi come la serie tv “Squid game” o del film “Parasite”), ha avuto un impatto così forte nella cultura pop mondiale da riuscire a scavalcare anche il concetto di generazione, conquistando l’attenzione dei soggetti poco interessati al fenomeno. Oltre dunque la volontà dei brand di attirare un pubblico giovanissimo mai come questo periodo stregato dal lusso, sembra che l’interesse verso la cultura orientale sia decisamente più ampio.
Una spinta che parte direttamente dalla Corea del Sud, unico Paese dell’emisfero asiatico che schiaccia volutamente l’occhio all’occidente, spingendo a tutta forza e con investimenti importantissimi i propri prodotti, il loro stile e la loro musica fuori dai confini. Una manovra molto diversa rispetto al Giappone stesso (Paese amatissimo ma abbastanza chiuso nei suoi circuiti), per non parlare chiaramente della Cina. Non per nulla soltanto in tempi recenti nella moda hanno siglato degli accordi con attori e cantanti sudcoreani griffe di grido come Prada, Chanel, Gucci, Loewe, Alexander McQueen e Luis Vuitton, maison quest’ultima che ha ingaggiato nel 2021 tutti e sette i BTS, protagonisti stessi di una grande sfilata allestita a Seoul.
Un 2023 in nome della fluidità
Un altro elemento importante da sottolineare è come l’estetica dei componenti dei BTS incarni alla perfezione le ultime tendenze fashion per ciò che concerne il settore uomo. Come abbiamo già visto con la collezione di Yves Saint Laurent durante la Paris Fashion Week nell’ultimo periodo ha preso ancora più piede la fluidità e la contaminazione tra maschile e femminile, un aspetto che gli idoli coreani incarnano alla perfezione sfoggiando un tipo di bellezza talmente indecifrabile da risultare per certi versi anche misteriosa. Da non dimenticare poi il lato strettamente legato al marketing. Molti brand infatti si sono ingolositi fiutando la grande presa che gli esponenti del K-Pop hanno consolidato in tutto il mondo, spingendo alcune aziende anche a invitare gli artisti più in auge per le sfilate, suscitando vigoroso interesse mediatico.
È ad esempio il caso di Prada che proprio pochi giorni fa in quel di Milano ha chiamato gli Enhypen (nota band coreana), mandando in tilt il traffico meneghino a causa dei tanti fan accorsi solo per vedere i loro beniamini da vicino. E sembra che non si tratterà di un caso isolato. Saranno previsti altri bagni di folla in vista della Fashion Week femminile? Siamo sicuri di sì.
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