C’è ancora poco più di un mese di tempo per compiere un vero e proprio viaggio immersivo nello scandalo e nella cultura noir ante-litteram. Chiuderà i battenti il prossimo 26 febbraio”Stregherie: fatti, scandali e verità sulle sovversiva della storia”, mostra allestita all’interno del belvedere della fascinosa Villa Reale di Monza incentrata proprio sul senso filosofico della parola “strega”.
Una storia che continua
Il senso dell’allestimento, prodotto da Vertigo Syndrome e curato da Luca Scarlino, è dunque quello di raccogliere i pezzi di un puzzle per raccontare una storia leggendaria dispersa negli anni e per dimostrare anche quanto la cultura della stregoneria sia ancora oggi assolutamente attuale, tra riti moderni e pratiche che purtroppo ricordano pedissequamente quelle delle morti sul rogo.
Le streghe, come ampiamente dimostrato dalla mostra, continuano ad abitare la nostra terra, rivivendo non solo nella letteratura, nel mondo dell’illustrazione e del cinema, ma anche nella vita terrena. La società dunque cambia, insieme alle sue ritualità e le sue dinamiche, ma la percezione di certe donne libere, disobbedienti e sovversive spesso rimane intatta e per certi versi simile a quella dei tempi più antichi e tenebrosi. L’exhibition è formata da dieci stanze in cui il visitatore si avventura in un percorso ben specifico, tra incisioni antiche tratte dalla collezione Invernizzi, talismani inediti nel nostro Paese e reperti del Museum Of Witchcraft and magic di Boscastle (regno Unito).
A disposizione degli spettatori anche anche uno spazio esterno: si dice infatti che nel parco della Villa (un tempo un bosco) si aggiri la strega Mata Capina, fattore che lascia capire quanto sia stato studiato tutto nei minimi dettagli, a partire dalla location che ospita l’evento. Ogni singolo pezzo della mostra dunque si presenta come parte integrante dello storytelling, supportato da altri elementi scenici di grande impatto, come la colonna sonora, il light design, le vocii e i brusii. Tra le stanze più apprezzate impossibile non citare quella dedicata all’immersione dei sensi, in cui i visitatori sono riproiettati in un vero e proprio processo per stregoneria tenuto da un tribunale medievale nel cinquecento con una ricostruzione filologica che non può non colpire.
La potenza del grande schermo nella Mostra sulle streghe alla Villa Reale di Monza
Ampia e maestosa, come normale che sia, la sezione dedicata alla settima arte, in cui svettano le “Nostre signore del Dolore” conosciute dall’immaginario collettivo prima grazie al successo trionfale del “Suspiria” di Dario Argento e successivamente per via del fortunato remake firmato da Luca Guadagnino. Presenti inoltre una quantità cospicua di poster tratti dalla raccolta di Alessandro Orsucci con pellicole più o meno note: si va infatti dall’iconicità de “La maschera del demonio” di Mario Bava a “Rosemary’s baby”, film di Roman Polanski che ha portato il genere horror in un’altra dimensione, passando per “Il mago di Oz” di Victor Fleming e per il più recente “Gretel e Hansel” di Oz Perkins.
Spazio anche all’orrore di alcune fiabe, pensiamo non a caso proprio ad “Hansel e Gretel” (1876) di Napoleon Neureuther o “La-bas” di di Henry Chapront, oltre che alla straordinaria bellezza delle incisioni (tra cui spiccano quelle di Francesco Goya) e di raffigurazioni di diverse epoche. In tal senso è interessante ad esempio la contrapposizione delle litografie di inizio novecento con la strega a colori prodotta da Andy Wharol nel 1981. Ma non finisce qui: all’interno della mostra è possibile visitare anche una sezione, rigorosamente vietata ai minori, denominata “L’osceno e il sublime” e caratterizzata da sei stampe originali realizzate ad hoc per l’occasione dall’artista Gloria Pizzilli, un vero e proprio plus che completa a pieno il senso di tutto il percorso espositivo.
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