L’inizio del nuovo anno è scandito dal ritorno ai ritmi lavorativi e dall’arrivo di ulteriori progetti. Il clima freddo e grigio dell’inverno non stimola buonumore: per questo il terzo lunedì del nuovo anno viene tradizionalmente chiamato “lunedì blu”. Il significato del “Blue Monday” è associato, – soprattutto nel mondo anglosassone -, a depressione e tristezza. Questa ricorrenza però è relativamente recente: nacque nel 2005 da un calcolo matematico che voleva prendere in considerazione il giorno meno gradevole di tutto l’anno: la soluzione non poteva cadere che di lunedì, giorno delle buone abitudini mai radicate e del nuovo inizio della routine lavorativa. Lo stesso vale per il mese: gennaio è sinonimo di ritorno all’ordine e apre la strada a settimane e settimane prive di festività. Un momento dell’anno in cui curiosamente si riscontrerebbero più divorzi.
Il significato del Blue Monday: la psicologia del colore
Il blu è un colore che nella sua accezione positiva richiama tranquillità e calma: è infatti utilizzato per conciliare il sonno ed è perfetto per riallineare un ritmo circadiano sfasato. Per questo è ideale nella composizione delle camere da letto e dei luoghi adibiti al riposo. A confermare il suo potere calmante sembra essere il caso di Buchanan Street a Glasgow, in cui pare che l’installazione di lampioni blu abbia ridotto incisivamente il tasso della criminalità. Nella sua sfumatura al negativo invece è correlato a significati di infelicità e apatia. Proprio per questo la Disney nel suo cartone “Inside Out” lo ha scelto per caratterizzare il suo personaggio “Sadness”, associato all’emozione della tristezza. Questo contenuto semantico diventa ancor più evidente nella lingua inglese: “being blue” indica lo stato d’animo della malinconia, ma anche quello del malumore o dello sconforto.
Il blu fra moda, stile e arte
In uno studio dello psicologo Hans Eysenck sulla gerarchia dei colori a livello mondiale il blu occupa il primo posto, seguito dal rosso e dal verde. Probabilmente anche per questo motivo è una delle scelte preferite delle case di moda e dei linguaggi mediatici. Risulta infatti chic, senza essere troppo invadente, e molto versatile nell’abbigliamento e nell’ interior design. Sono forse questi i motivi che hanno spinto la famiglia reale inglese a sceglierlo nella maggior parte delle occasioni importanti. Ugualmente anche alcune personalità della moda se ne sono poi appropriate, dando il proprio nome a differenti sfumature. All’iconico rosso Valentino si contrappone infatti il “blu Armani”, cosi significante della sobrietà e dell’eleganza tipici di questo marchio. Allo stesso modo anche Yves Saint Laurent ha rotto la tradizione che non lo voleva accostato al nero, portando passerelle rivoluzionarie anche per gli stessi appassionati di moda. Ma non solo: anche il “blu Majorelle” si riferisce allo stilista francese. Questo è quello utilizzato nella caratterizzazione dei suoi omonimi giardini di Marrakech, caratterizzati da queste pigmento intenso e brillante.
Questa attenzione per il blu si può anche riscontrare lungo le produzioni pittoriche di Oriente e Occidente, dato che si tratta di uno dei tre colori primari. Nell’antichità era considerato particolarmente prezioso in quanto ricavato dai lapislazzuli e difficile da trovare in natura. Però la civiltà egizia riuscì a costituire per la prima volta nella storia la sua versione “sintetica” prodotta dalla composizione di carbonato di calcio e di sodio, silice e malachite. Per questo se ne può trovare traccia nelle tombe dei faraoni spesso per rappresentare la volta del cielo.
Storia dell’arte moderna e contemporanea
In tempi molto più recenti invece è stato il tratto distintivo degli impressionisti e di tutte le rappresentazioni di paesaggi notturni, presente in opere che hanno come tematiche centrali ispirazioni sognanti ed evocatrici, come la “Notte stellata” di Van Gogh”, “La ballerina” di Mirò e “Gli amanti in blu” di Chagall. Nell’arte contemporanea però l’artista più vicino all’uso programmatico del colore è Yves Klein che coniò l’International Klein Blue, abbreviato in IKB. La sua creazione gli è costata anni di prove e ricerche per trovare un concetto monocromatico che trasmettesse un valore di purezza.
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