Una grande esposizione celebra il mito dello stile italiano, conosciuto in tutto il mondo e declinato attraverso la moda e il design: l’omaggio alla creatività e all’eleganza animerà, dal 21 marzo, le sale dell’antico e splendido palazzo Attems Petzenstein, nel cuore di Gorizia, che sarà capitale della cultura europea nel 2025. Erano gli anni ’50, il Paese usciva dalla guerra e si preparava al cosiddetto “Miracolo italiano”; erano gli anni in cui nasceva ufficialmente la moda italiana, grazie all’intuizione dell’imprenditore Giovan Battista Giorgini, che chiamò a Firenze i più importanti talenti creativi, stanchi di ispirarsi alle mode parigine e desiderosi di costruire quello che divenne lo stile italiano.
Un decennio magico, che segnava l’inizio delle sfilate nella Sala Bianca di Palazzo Pitti e che vedeva apparire sulla scena le creazioni di stilisti come Emilio Pucci, Roberto Capucci, Simonetta, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo. Nomi che divennero ben presto firme ambite non solo dalle dive di casa nostra, come Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli, ma anche dalle stelle del cinema hollywoodiano: così Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Esther Williams portarono oltreoceano l’intramontabile mito dello stile italiano. Un mito costruito su un patrimonio culturale unico al mondo, che fa da pilastro a genio e creatività, e su una sapiente e ricca artigianalità; un mix che il resto del mondo continua ad invidiarci.
La mostra “ITALIA CINQUANTA. Moda e design. Nascita di uno stile”,
promossa da ERPAC FVG (Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia) e curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, è l’occasione per scovare le origini della moda italiana, tuffandosi in quel decennio di grande fermento che attraversava tutto il Paese, incluso il nord est: il triestino Renato Balestra, per esempio, – che era un apprezzato disegnatore per Schuberth e le Sorelle Fontana -, aprì il suo atelier proprio alla fine del decennio, mentre Mila Schön e Ottavio Missoni, entrambi dalmati, si affacciavano sulla scena della moda per diventarne protagonisti nel decennio successivo.
Dalla moda al design: oggetti iconici
In quel periodo anche Valentino iniziava la sua carriera per portare un’impronta del suo stile nella storia della moda: una storia che andrà di pari passo con quella del design. In mostra infatti anche una sezione dedicata che ospiterà circa 150 pezzi, provenienti da collezioni pubbliche e private: mobili, lampade, ceramiche, vetri, stoffe d’arredamento, tappeti, oggetti che sono esempio concreto del genio e della creatività di nomi come Marzo Zanuso, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, e che sono stati realizzati da firme altrettanto prestigiose come Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima. E poi le lampade, i vetri della ricca e unica produzione di Murano, e non solo, gli smalti, gli argenti, le stoffe, i bozzetti e molto altro.
La mostra si apre quindi su un momento storico irripetibile ed è un itinerario straordinario tra pezzi che sono diventati vere e proprie icone, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e, ancora, la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954. Del resto, quelli sono stati i favolosi anni ’50!