L’anno appena terminato è stato ricco, complesso e difficile. Un anno ricco di incertezze e di guerre, combattute sia sul campo che a colpi di media. Infatti, in un mondo in cui l’unico vero totalitarismo sembra essere quello della comunicazione, gli ultimi 12 mesi si sono aperti e chiusi con due battaglie, che hanno avuto come protagonisti due tra i più grandi personaggi contemporanei, ovvero Vladimir Putin e Greta Thunberg. Dall’invasione dell’Ucraina all’arresto di Andrew Tate, la comunicazione di Putin e Thunberg nel 2022 è stata piena di battaglie, reali e online.

Vladimir Putin Greta Thunberg | Life&People MagazineCerto, Vladimir Putin e Greta Thunberg incorporano, negli ideali quanto nel genere e nell’età, l’esatta rappresentazione degli opposti: guerra e pace, vecchio e nuovo, inquinamento e sostenibilità, machismo e internazionalità. Eppure, anche se con finalità diametralmente opposte, entrambi hanno scelto di vivere le loro vite dedicandosi alle battaglie per la conquista del mondo e per portare quante più persone possibile sotto l’ala guida del loro pensiero. In questo senso, c’è uno strumento di battaglia che entrambi usano nello stesso modo: la comunicazione.

Comunicare da leader

Nel linguaggio pubblicitario, si dice che per convincere un potenziale cliente a comprare il proprio prodotto è necessario usare un linguaggio che sottenda a una di queste due emozioni dominanti: amore o paura. Forse non tutti sanno, che questo assioma del marketing deriva da un ragionamento presente ne Il Principe di Niccolò Machiavelli, che termina con questa conclusione:

“Dal momento che l’amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati.”

Lo scrittore stratega per eccellenza della comunicazione di governo afferma quindi che, tra le due emozioni forti, è meglio scegliere la paura. E la paura è proprio il sentimento che sia Putin che Thunberg (sebbene con due finalità molto diverse, ricordiamolo) attuano nella propria comunicazione. Entrambi si avvalgono di uno stile del discorso che mette in allerta chi li ascolta, facendo incombere nei loro pensieri un senso di minaccia. Questo fa sì che Vladimir Putin, capo di governo di una Paese e una nazione come la Russia, proietti un’immagine di sé potente e temibile ma allo stesso tempo anche Greta Thunberg, che pure ha iniziato la sua battaglia per il clima come “l’adolescente con le trecce e il cartello di cartone” ha, nel suo sguardo così come nelle sue parole senza eufemismi, la stessa tremenda energia.

Guerre e dissing 2022 Vladimir Putin Greta Thunberg Life & People Magazine

La minaccia di Putin

Dallo sguardo di ghiaccio impenetrabile alle foto a torso nudo sul cavallo, Vladimir Putin ha sempre abituato il mondo a una immagine di sé di cui avere paura. Lo scorso gennaio 2022 ha però deciso di risvegliare l’Europa dall’abitudine della pace, dichiarando guerra all’Ucraina. Il suo linguaggio non lascia scampo a dubbi, non meno del suo esercito: è un’invasione di paura basata sulla strategia della minaccia continua.

Vladimir Putin ha aperto indiscutibilmente l’anno con il terrore,

dopo due anni di pandemia che hanno messo a dura prova il senso di sicurezza della popolazione mondiale. La guerra sul campo è sempre stata anticipata, fiancheggiata e, spesso, rinforzata dai suoi discorsi intimidatori. La guerra che torna in Europa, la crisi energetica, persino la minaccia nucleare: con le sue parole, Putin mira chiaramente alla resa incondizionata. Il problema in questa comunicazione è una escalation continua, perché allentare la tensione significa diminuire irrimediabilmente la propria credibilità, e dunque l’immagine della propria forza. Per questo motivo, il capo del Cremlino adotta una tecnica a salti, che mira a far salire la paura nei momenti in cui, paradossalmente, è lui ad avere maggiori difficoltà. Intanto, gli Stati della Nato cercano di risolvere la situazione con il minor numero di perdite umane ed economiche, attraverso una tecnica impopolare nella leadership autoritaria, ma necessaria nelle democrazie: il dialogo.

La “big d**k energy” di Thunberg

Greta Thunberg è considerata l’eroina della Gen Z, la nemesi di Vladimir Putin. Ma essendo anche lei una leader, ha capito che per destare l’attenzione delle persone, la delicatezza non è la strada giusta. Lei ha sempre parlato al mondo senza mezze misure, utilizzando toni duri e un linguaggio diretto, che obbliga chi la ascolta a preoccuparsi per il proprio futuro, e ad attivarsi insieme a lei, lottando per il rispetto del pianeta.

La paladina del clima possiede quella che gli statunitensi chiamano “big d**k energy“,

ovvero una sicurezza di sé e fiducia nelle proprie capacità che non hanno bisogno di venire ostentati. Proprio per la sua forza, che tanto facilmente si proietta in chi la ascolta, è stata spesso minacciata, denigrata, insultata da alcuni personaggi del mondo politico e mediatico, reazionari ma al tempo stesso inequivocabilmente gregari. A fine 2022, Thunberg segna un nuovo strike nella sua comunicazione e nelle sue battaglie, con una battuta tra le più retwittate della storia e il merito di avere portato in galera un presunto trafficante di esseri umani. Il 27 dicembre scorso, infatti, l’ex kickboxer statunitense Andrew Tate provoca spontaneamente l’attivista, twittando:

“Ciao Greta Thunberg, ho 33 auto. La mia Bugatti ha un W16 8.0L quad turbo. Le mie DUE Ferrari 812 Competizione hanno un V12 da 6.5 L. Questo è solo l’inizio. Per favore, fornisci il tuo indirizzo e-mail in modo che possa inviarti un elenco completo della mia collezione di auto e delle rispettive enormi emissioni.”

Il contrattacco non si è fatto attendere: Greta Thunberg ha lanciato contro Tate l’anatema per eccellenza di quello stesso machismo con cui lui l’aveva sfidata: l’essere dotato di un piccolo membro maschile ed essere, per tal ragione, un perdente. La sfrontatezza senza mezze misure è stata acclamata da media e fruitori, e ha premiato la giovane donna come vincitrice indiscussa di questa battaglia del linguaggio.

Anche gli attivisti sanno combattere

Il tiranno e l’attivista sono due opposti che attraggono chi li ascolta con la stessa tecnica di linguaggio dura, diretta e minacciosa. Non ci sono dubbi su chi far vincere, tra chi lotta per il clima e chi per vessare un Paese e un popolo: il bilancio della comunicazione degli ultimi mesi è senza dubbio quella di Putin e Thunberg.

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