La storia della moda pullula di vicende incredibili, come quella legata alla recente asta record battuta per l’abito Chanel datato 1922 e ritrovato in una soffitta nel castello di Grasse. Una scoperta a dir poco unica che segna un legame artistico inedito tra due Paesi, la Francia e la Russia, lontani ma vicini allo stesso tempo. Andiamo alle origini della creazione haute couture che racconta la collaborazione tra Coco e la granduchessa russa Pavlovna venduto alla cifra monstre di 130.000 Euro, numeri sontuosi per un abito della maison degli anni venti, giunto di nuovo a noi dopo anni e anni di ricerche. 

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La folle storia della Granduchessa Maria Pavlovna

La protagonista di questa storia è la Granduchessa Maria Pavlovna, venuta al mondo nel 1980. Nata Principessa di Grecia, Pavlovna cresce con gli zii dopo essere rimasta orfana di madre a soli due anni, cullandosi nel prestigioso ambiente di Corte dello Zar Nicola II. La vita di Maria cambierà una volta convolata a nozze con Guglielmo di Scozia, secondogenito del Re Gustavo V di Svezia e della Regina Vittoria. L’unione infatti non sarà felice, anche a causa del comportamento del marito, sempre distaccato e freddo, fattore che spingerà i due a divorziare nel 1914. Con la separazione, Maria lascerà il figlio Lennart alla custodia paterna, perdendolo di vista. Tornata in Russia, Maria lavora come infermiera militare in quel di Pskov trascorrendo la sua esistenza in totale tranquillità fino ad un episodio ben specifico, ovvero l’omicidio di Rasputin.

asta record abito Chanel Life&People MagazineUn delitto che costringerà Maria a fuggire ancora (complice anche la partecipazione del fratello all’omicidio), questa volta insieme al suo secondo partito, il principe Putiatin (con cui si era sposata nel 1917), prima prendendo un alloggio in Romania per poi spostarsi a Parigi e, per un periodo più lungo, a Londra. La coppia, durante la fuga affida il figlio Roman ai nonni paterni: sarà una scelta beffarda. Sì perché nel 1919 Maria apprenderà della morte del figlio, – avvenuta a causa di problemi intestinali -, con una lettera; sarà un evento che sconvolgerà tantissimo la sua vita, tanto da spingerla a non raccontare mai agli amici o ai conoscenti dell’effettiva esistenza di un secondo pargolo.

Londra, Parigi e il rapporto con Coco Chanel

Nella capitale britannica Maria ritrova il fratello Dmtri, vivendo per diverso tempo grazie ai proventi dei suoi gioielli inviati di contrabbando in Svezia prima di scappare. Proprio in questo lasso di tempo la Granduchessa con grande intuizione, sfruttando interamente le sue risorse, decide di aprire a Parigi un’azienda tessile, denominata “Kitmir”. Il successo sarà dirompente e immediato, arrivando anche all’attenzione di Coco Chanel che, una volta conosciuta Maria, instaura una vera e propria collaborazione producendo non più il solito tweed bianco e nero ma un modello a tunica in crepe di seta con manica lunga, ricami in seta rossa, giallo e verde con uno scollo quadrato. Si tratta di una lavorazione decisamente costosa che, grazie all’impresa di ricamo, viene contenuta in modo non indifferente.

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Asta battuta a cifre record

L’abito, per quasi un secolo, sembrava davvero disperso nel nulla, con buona pace degli storici, assolutamente affascinati proprio dalla particolarità della collaborazione tra Maria Pavlova e Coco Chanel. Precisamente al 1922 risale la creazione del famoso vestito. Dopo il ritrovamento, certificato e identificato dalla celeberrima casa d’asta di Lonra Kerry Taylor Auctions, il capo è inizialmente battuto a un prezzo “accessibile”, ovvero diecimila euro. Ma l’esclusività del pezzo, figlio come abbiamo visto di una serie di concatenamenti storici uno più avvincente dell’altro, ha portato a una grande contesa, sfociata poi nel prezzo finale: centotrentamila euro, una cifra che lascia ben capire quanto in realtà un originale Chanel sia oramai portato alla stregua delle opere d’arte più blasonate.

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