Di recente abbiamo avuto modo di riflettere sulla violenza di genere, e di come riconoscere gli atteggiamenti potenzialmente pericolosi del proprio partner prima che sfocino in situazioni a rischio. Il decalogo stilato dalla Lines è senza dubbio uno strumento valido, ma la scomoda verità che l’Italia si rifiuta ancora di accettare è solo una: la prevenzione dovrebbe partire molto prima. Non dalle donne adulte, magari già coinvolte in relazioni tossiche, ma dalle ragazze che devono ancora affacciarsi alla sessualità, dai teenager alla ricerca di punti di riferimento e – anche e soprattutto – dai ragazzi maschi ancora da “formare” sotto questi punti di vista. È un equivoco comune pensare che l’educazione sessuale contro la violenza di genere si indirizzi al solo sesso femminile.

social fitness Life&People Magazine LifeandPeople.itForse limitarsi ad ammonire le ragazze senza istruire i ragazzi è solo uno dei strascichi che il patriarcato continua a portarsi dietro nella società moderna, ma la verità è semplice. Una corretta e mirata educazione al rispetto, al consenso e alla sessualità condivisa – indirizzata a entrambi i sessi – garantirebbe un calo dei casi di violenza sessuale nelle nuove generazioni. Ciononostante, i provvedimenti in tal senso non solo scarseggiano, ma vengono osteggiati. Dopo la bocciatura di ben 16 proposte di legge, in Italia l’educazione sessuale e affettiva resta un tabù nelle scuole, proiettando il nostro Paese all’ultimo posto nelle classifiche europee.

Da dove partono violenza di genere e abusi?  Ecco perché l’educazione sessuale va portata tra i banchi di scuola. 

Cipro, Bulgaria, Polonia, Romania, Lituania

. E, ebbene sì, Italia. Una manciata di Paesi che si distinguono in suolo europeo per aver scelto di evitare un provvedimento preventivo che appare ogni giorno più necessario: l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole. Mentre i casi di violenza o discriminazioni di genere continuano ad aumentare – e conquiste inalienabili del femminismo sembrano collassare anche nelle parti del mondo più civilizzate –, il nostro Paese resta ancora una volta indietro.

educazione sessuale scuola | Life&People MagazineInvece di spiegarne i delicati risvolti psicologici, affettivi e sentimentali, infatti, i professori italiani evitano l’argomento, trattengono il fiato quando viene tirato in ballo a lezione e si accontentano di qualche lezione occasionale che finirà per annoiare i ragazzi con slides anatomiche, banane e preservativi mostrati svogliatamente, senza nessun coinvolgimento o attenzione. Sì, il sesso è ancora un tabù tra i banchi di scuola. Ma nella generazione dei nativi digitali – nella quale – se non correttamente informati – basta aprire il portatile per essere subissati dai modelli negativi, violenti e irrealistici della pornografia – una lacuna formativa del genere è ingiustificabile. 

educazione sessuale scuola | Life&People Magazine

Limitandosi all’illustrazione biologica degli aspetti fisici, si lascia completamente scoperto l’aspetto più importante della sessualità: quello del contatto umano, affettivo, intimo. Aspetto che le fonti di informazione che i giovani sicuramente cercheranno online – porno, video e quant’altro – ignorano completamente. Promuovendo una forma di visione del sesso distorta e spesso tossica, le ragazze finiscono così per sentirsi non autorizzate a dire di no, mentre i ragazzi perseguono un ideale violento e machista di mascolinità, irrispettoso e disinformato.

Informazione e prevenzione per sdoganare il tabù della sessualità: l’Italia è l’ultima in Europa

I dati riscontrati della polizia postale parlano chiaro: il 30% dei ragazzi dai 12 ai 13 anni guarda regolarmente contenuti pornografici, nella stragrande maggior parte dei casi per rispondere alla naturale curiosità che si affaccia in ogni essere umano all’inizio dell’adolescenza. Non trovando risposte soddisfacenti a casa né a scuola, i ragazzi cercano su Internet come farebbero per qualsiasi altra informazione. Ma, allo stesso tempo, uno studio ministeriale del 2019 ha rivelato che il 94% degli interessati vorrebbe avere più informazioni a scuola. Numeri schiaccianti, che però non sembrano essere bastati per smuovere le acque in Italia.

Sono ben 16, infatti, le proposte di legge che – dal 1977 al 2019 – si sono accumulate sul tavolo del nostro governo.

Eppure, la situazione fatica ancora a smuoversi e ogni singola iniziativa sembra destinata a naufragare. Trincerata dietro l’ideale anacronistico che dipinge l’educazione sessuale come qualcosa di esclusiva competenza delle famiglie, l’attuale maggioranza non fa altro che alimentare il tabù, prevaricando un’educazione che non solo risulterebbe utile alle nuove generazioni, ma che quasi sicuramente le risparmierebbe da futuri abusi o violenze.

«Il paradigma è cambiato»,

ha però ribadito Mario Puiatti, Presidente del consultorio milanese AIED, impegnato nella lotta per portare l’educazione sessuale tra i più giovani. «Avere accesso a scuola alle conoscenze utili in tema di educazione sessuale e affettiva non è più una ‘concessione’ opinabile, ma un diritto vero e proprio degli studenti. Basta leggere le linee guida più aggiornate dell’OMS e dell’Unesco per rendersene conto, ma se non bastasse c’è a rincalzo l’Obiettivo 3 dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, che chiede di “garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare”».

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