“L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La costruzione è per tener su: l’architettura è per commuovere”.
Così diceva Charles-Édouard Jeanneret-Gris, meglio conosciuto come Le Corbusier. Un vero e proprio genio, esponente del movimento moderno, pioniere di tecniche rivoluzionarie come quella dell’uso del calcestruzzo armato e padre dell’urbanistica contemporanea. Il suo impatto è stato talmente elevato che alcune sue opere architettoniche sono state aggiunte alla lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Per celebrare al meglio l’anniversario della sua nascita (avvenuta proprio il 6 ottobre del 1887), ripercorriamo in breve la biografia di Le Corbusier, concentrandoci in particolare sulle sue opere più importanti.
Chi è Le Corbusier, il maestro dell’architettura contemporanea?
Charles nasce il 6 Ottobre 1887 in Svizzera, precisamente nel villaggio di La Chaux-de-Fonds, ricevendo fin da subito un’educazione basata seppur indirettamente sullo sguardo analitico sul paesaggio. Merito del padre Auguste Perret, smaltatore di quadranti d’orologio che trascorre tutto il suo tempo libero realizzando lunghe passeggiate per stare a contatto con la natura, portandosi spesso il figlio che, una volta adulto, trasmetterà proprio questo ricordo d’infanzia nelle sue opere.
Arrivato all’adolescenza il giovane Le Corbusier sembra indirizzato a seguire pedissequamente le orme del padre, iscrivendosi alla minuziosa Scuola d’Arte di Chaux De-Fonds; per niente attratto però dalla sfera lavorativa del proprio genitore, in fortissima crisi in quel periodo, mostra dunque un approccio artistico sì importante, ma decisamente irrequieto. In questo contesto a ricoprire un ruolo chiave è quindi Charles L’Eplattenier, insegnante abile a captare il futuro poco roseo del mondo dell’orologeria indirizzando i suoi studenti verso una branca più ampia e offrendo loro la possibilità di scoprire tutte i rami dell’arte.
Il giovane Charles dunque si riaccende di passione, innamorandosi soprattutto dell‘Art Nouveau;
ma il docente aveva notato in lui una spiccatissima predisposizione verso l’architettura, riuscendo a convincerlo a prendere proprio questa strada. Da qui nasce tutto. A dare il “la” sotto il profilo pratico fu la progettazione di Villa Fallet, commissionata da Louis Fallet, il Direttore della Scuola D’arte, sotto consiglio di L’Eplattemier. Il lavoro di realizzazione, durato quindici mesi, mandò talmente tanto in estasi l’architetto, tanto da spingerlo ad affrontare un viaggio in Italia a a Vienna per completare quanto più possibile la propria formazione architettonica. Proprio nella città austriaca il nostro conoscerà autori come Joeph Maria Olbrich, Otto Wagner e Joseph Hoffmann: quest’ultimo vorrà ingaggialo nel suo studio. Ma Le Corbusier rifiuta clamorosamente l’incarico, facendo indispettire il proprio Maestro e la propria famiglia, per approdare nella sua ultima destinazione: Parigi.
La consacrazione parigina e Villa Savoye
In una Parigi culturalmente esplosiva nel 1917 Le Corbusier crea una fittissima rete di contatti, trovando lavoro per quattordici mesi come apprendista nello studio dei Perret, una delle tante esperienze culminate con i viaggi in Germania e Oriente. Nella Capitale francese fonda poi una rivista di grande successo, L’esprit nouveau, aprendo poi nel 1922 il proprio studio personale. Difficile riassumere la grande magnificenza delle opere dell’architetto, sciorinata in edifici nuovi, originali, pregni di significato e meraviglia.
Tra i progetti più importanti mai realizzati dall’artista spicca ad esempio la Villa Savoye di Poissy (una località non lontana da Parigi) realizzata in tre anni, precisamente tra il 1929 e il 1931, proprio quando il suo nome stava circolando sempre di più sulla scena europea. L’edificio fu commissionato da Pierre Savoye ed è considerato ad oggi l’esempio più chiaro di cubismo architettonico, palesato dai pilastri che innalzano tutta la struttura centrale al di sopra del livello di terreno, un tipo di intuizione resa possibile soltanto grazie all’uso del calcestruzzo armato.
Le altre opere
Ma il vero successo di Le Corbusier arrivò soltanto dopo la seconda guerra Mondiale, ovvero in quella Francia rifiorita dal disastro nazista che gli ha dato l’opportunità di realizzare tutte le idee provenienti dal suo genio. Concependo negli anni una nuova idea dell’architettura, facilmente replicabile in serie con rapporti numerici armoniosi, l’architetto progetta l’Unitè d’Habitation di Marsiglia, un grandissimo edificio in blocco con case dallo stesso modulo collegate da strade, negozi e luoghi di ritrovo per una vera e propria città verticale.
Tra le opere più apprezzate dall’artista spicca anche la Cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp, manifesto dell’architettura religiosa che dimostra quanto le intuizioni teoriche non erano adattabili soltanto alle costruzioni civili ma potevano trovare la quadra anche in ambito religioso. Una struttura particolare ma strettamente coerente alle idee di Le Corbusier, dove spicca il tetto edificato con una gettata di calcestruzzo e poi modellato come a formare una vela rovesciata. Tutto il peso della struttura non poggia però sui muri bensì sui pilastri, dando tanta leggerezza al tutto. Molto importante infine anche l’ultimo lavoro del Maestro realizzato nel piccolo comune di Firminy, vicino Saint-Etienne. Si tratta di una Chiesa di rara bellezza disegnata poco prima della sua scomparsa, nel 1965, impreziosita da un’altra forma particolare, considerata una delle costruzioni più geniali di sempre, l’ultima di una infinita serie.
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