Ancora una volta la moda si contamina con il cinema. Alla Milano Fashion Week è la volta di Prada che, nella terza giornata ha presentato la sua collezione Primavera Estate – SS 2023 – avvalendosi della collaborazione del regista danese Nicholas Winding Refn, genio visionario reduce da Venezia 79 dove ha presentato la serie tv “Copenaghen Cowboy”.

Prada SS 2023 Life&People Magazine

Una scenografia per tradurre il concetto di femminilità

Il cineasta nello specifico ha realizzato per l’occasione insieme ad AMO un’installazione immersiva, posta all’interno della sala sfilata contrassegnata da interni illuminati da luci sature tipiche del suo immaginario, impreziosite da alcuni cortometraggi proiettati in loop nello spazio scenico. Uno sfondo perfetto per il racconto ideato dai direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons che, questa volta, hanno voluto portare in passerella un nuovo senso di femminilità, sciorinato con uno sguardo assolutamente non conformista. Tanti riferimenti tipici della sfera femminile, dai più antichi a quelli più moderni, si sono quindi uniti creando un ibrido affascinante che guarda al futuro tra tagli di abiti lineari e puliti, borse più squadrate e l’utilizzo della seta che, leggerissima, talvolta incontra una pelle più austera creando un interessante conflitto. Belle anche le forme lunghe a camicia che rimandano chiaramente all’intimo storico.

Prada SS 2023 Life&People Magazine

Il colore al centro di un’estetica brutalista

Anche in questo caso grande importanza è data dal colore, presente in palette con le tipiche tonalità care al brand, dunque bianco, grigio e nero, arricchite da una bella varietà degli accessori tutti in tinte accese e pop, contrasto che ritroviamo nelle sottovesti rosso fuoco e celeste sporco. Ma il vero messaggio, oltre l’estetica, è puramente politico, in quanto la donna proposta da Prada si distingue dalla massa per essere fuori dagli schemi, non però sfoggiando in passerella il superfluo o lo stralunato, bensì giocando semplicemente di sottrazione.

«Gli abiti ruotano intorno al concetto di semplicità, senza inutili complicazioni -ha detto Miuccia nel post show – Ritorniamo spesso su questo concetto che ci attrae dal punto di vista politico, teorico ed estetico. In questa collezione abbiamo cercato di unirlo all’idea di ornamento, di bellezza, di come decorare e abbellire, restando semplici. Non c’è spazio per il superfluo o per strutture complicate. Niente di insensato: il non lavorato, la crudezza rappresentano la semplicità assoluta. Volevamo creare qualcosa utilizzando uno dei materiali più umili e modesti, la carta. Abbiamo applicato questo sistema di semplificazione e riduzione per generare bellezza».

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Gli abiti non finiti si ribellano ai canoni

Non devono quindi stupire gli abiti non finiti o difettosi, lasciati appositamente in questo modo per difendersi e ribellarsi al concetto di perfezione imposto dal sistema, tradotto con jumpsuites che riecheggiano i long johns, con le giacche maschili a sacchetto, con gli orli alla grossolana oltre che con le gonne a mezzo portafoglio che non si chiudono mostrando le lacerazioni sul davanti. Tutti elementi che, materialmente, hanno proposto attraverso la moda un concetto filosofico ed estetico di non facile assimilazione, ennesimo spunto del sodalizio Prada-Simons, la coppia più intellettuale dell’industria moda.

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