Il suo nome era Masha Amini, aveva soltanto 22 anni la ragazza brutalmente uccisa dalle autorità iraniane, dopo essere stata arrestata, perché non indossava correttamente il velo, l’hijab islamico Una vicenda sconvolgente, che racconta una storia profondamente retrograda e che, inaspettatamente, ha scatenato feroci proteste da parte di migliaia di donne iraniane, scese in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti del regime governato dal presidente Bbrahim Raisi e della guida suprema Ali Khamenei.
Le donne iraniane non ci stanno: cinque morti nelle proteste di strada
Sono già numerose le persone che hanno perso la vita nei durissimi scontri che in queste ore, dopo i funerali della donna originaria del Kurdistan iraniano, si sono scatenati in diverse zone del paese. Alla luce delle violenti rimostranze dei manifestanti (donne, per la maggior parte) le forze di sicurezza iraniane hanno aperto il fuoco, senza però riuscire a far retrocedere di un millimetro chi si è impegnato in una lotta che potrebbe durare per giorni. Quello a cui stiamo assistendo, in effetti, potrebbe essere l’origine di una vera e propria nuova primavera araba.
Hijab bruciati e capelli tagliati
Esiste anche un’altra faccia delle proteste, quella ben più pacifica (seppur sempre molto accesa) che ha visto centinaia di donne compiere un gesto tanto simbolico quanto rivoluzionario: in tantissime hanno scelto di affrontare il regime islamico bruciando in piazza i loro hijab, il velo che la tradizione impone loro di indossare sul capo. Sempre in solidarietà alla povera Masha, sono tantissime le iraniane che hanno tagliato di netto le loro folte chiome, pubblicando il video sui loro profili social e condividendo così un’infinità di clip per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sui soprusi che ogni giorno sono costrette a vivere.
Una rabbia incontenibile
La polizia locale le sta tentando davvero tutte, senza però riuscire ad ottenere alcun risultato. Nemmeno la tenuta anti sommossa è stata in grado di contenere la rabbia del popolo, che a questo punto potrebbe persino riuscire a cambiare le cose all’interno del paese, una volta e per tutte. Si tratta di un sollevamento popolare inedito per il regime iraniano, messo per la prima volta di fronte a tutte le sue fragilità e contraddizioni.
La versione del Governo
A nulla sono servite, a tal proposito, le giustificazioni delle autorità, che hanno anzi contribuito ad infuocare ancor più un clima già di per sé pesantissimo. Masha Amini era stata arrestata lo scorso 13 settembre a Teheran per aver indossato abiti considerati inappropriati dalla polizia morale. Si tratta, quest’ultima, di un’unità responsabile dell’applicazione del codice islamico per le donne, molto rigido e particolarmente censorio. Masha Amini, subito dopo l’arresto, è finita in coma per tre giorni a seguito delle percosse ricevute. Il capo della polizia di Teheran, il generale Hossein Rahimi, ha tuttavia respinto qualunque accusa di maltrattamento da parte della famiglia della giovane parlando di “uno sfortunato incidente”. Incredibile ma vero, la versione ufficiale delle autorità iraniane è che la ragazza fosse morta di infarto.
La protesta raggiunge anche l’Italia
Il malcontento per la condizione in cui devono vivere le donne sotto il regime iraniano si sta facendo sentire in tutto il mondo, Italia compresa. Nelle scorse ore, decine di studenti iraniani hanno manifestato a Milano con striscioni che inneggiavano ad una vera e propria rivoluzione nel loro paese d’origine. Rivolte, queste, destinate a riempire le pagine dei giornali internazionali nei prossimi giorni: chi lo sa che non possano portare, come in molti sperano, al sovvertimento del Governo di Khamenei.
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