Un film che può rilanciare il cinema italiano. Ha riscosso un ottimo riscontro di critica e pubblico “Siccità“, la nuova pellicola (in uscita il 29 settembre) di Paolo Virzì presentata fuori concorso in occasione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 79. Merito del tema, attualissimo, e di un parterre di attori di primo piano che hanno contribuito in modo rilevante alla buona riuscita dell’opera.
Distopia e fantascienza in una Roma surreale
L’intero lavoro si basa su un’ottima intuizione, caduta incredibilmente a fagiolo con quanto realmente successo nel nostro Paese quest’estate. Nel film il cineasta estremizza infatti il fenomeno della siccità, riprendendo una Roma completamente a secco da tre anni, un fattore che cambia radicalmente le abitudini e le vite dei cittadini, i quali inevitabilmente devono fare i conti con la propria esistenza e con la propria quotidianità, ormai totalmente scandita dall’emergenza. Uno spettro ampio quindi quello creato da Virzì, abile di servirsi per l’occasione di una squadra di attori di estremo rilievo, ovvero Claudia Pandolfi, Valerio Mastrandrea, Sara Lazzaro, Max Tortora, Vinicio Marchioni, Emanuele Fanelli, Sara Serraiocco e Monica Bellucci.
Tutti queste personalità, diversissime tra loro, sono la rappresentazione umana dell’apocalisse ecologica che sta vivendo una città ritratta con un filtro giallo, per certi versi simile al Messico, e con un uso credibile della CGI (computer generated imagery, effetti visivi generati in modo digitale) assolutamente credibile. Ma cosa interpretano gli attori? I ruoli sono i più svariati: c’è ad esempio un tassista (Mastrandrea), prima impegnato come conducenti di auto blu per i capi di Stato, un uomo appena uscito di prigione che si ritrova di fronte una città infernale (Orlando), una donna che cerca di salvare vite ma ha perso la fiducia nella propria (Pandolfi) e un’altra in costante ricerca di conferme (Fanelli). E c’è poi chi interpreta se stessa, come Monica Bellucci.
“Don’t look up” in salsa italica
La critica, che ha accolto in linea generale in modo positivo il film, ha paragonato in qualche modo l’Opera di Virzì al fortunatissimo “Don’t look up”, pellicola di Adam McKay uscita su Netflix nel 2021, proprio perché ne ricalca il senso apocalittico (lì sottolineato dal riscaldamento globale) declinandolo però con una fortissima matrice italiana, anzi romana. La Capitale però è spogliata dalla sua grande bellezza (fotografata ad esempio in modo magistrale da Sorrentino) bensì presentata in modo arido e alle prese in una sorta di loop di negatività. Un concetto nato ispirandosi alla città durante la pandemia, come sottolineato dal cineasta stesso in fase di presentazione:
«Nel momento in cui le strade delle nostre città erano deserte, ed eravamo chiusi ciascuno a casa propria, connessi l’uno all’altro solo attraverso degli schermi, ci è venuto naturale guardare avanti, interrogandoci su quello che sarebbe stata la nostra vita dopo. È stata un’occasione vitale dal punto di vista artistico per poterci interrogare sul senso del racconto, non poteva che essere un film corale».
Un film per sollevare le sorti del cinema italiano?
In un momento di forte crisi in termini di incassi, “Siccità” sembra avere tutte le carte in regola per poter riportare, finalmente, il pubblico in sala a vedere un film italiano. Le caratteristiche ci sono tutte, a cominciare dal tema, perfettamente congeniale con il periodo che stiamo vivendo, passando poi per il cast – dove brillano stelle acchiappa spettatori come Valerio Mastrandrea e l’amatissima Monica Bellucci – oltre che soprattutto per l’ottima fama del regista, uno dei pochi ad essere apprezzati sia dagli appassionati dell‘arthouse che da quelli più con gusti più “popolari”.
Servirà però un lavoro certosino dal punto di vista editoriale. Gli ultimi anni hanno infatti dimostrato come la scarsa attenzione del pubblico nostrano verso film dei registi italiani ( solite eccezioni a parte) deriva anche da una mancanza di focus da un punto di vista commerciale. Tante produzioni valide sono infatti passate in secondo piano, in quanto distribuite in poche sale con un battage pubblicitario ridotto ai minimi termini. “Siccità” ha dunque il compito di ribaltare la situazione e dal clamore suscitato in laguna, le possibilità di puntare in alto ci sono tutte.
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