Una grande icona mai dimenticata, ammirata prima e canonizzata nella memoria dopo la tragica scomparsa avvenuta per un terribile incidente le cui cause non sono mai state davvero spiegate. Oggi, 31 agosto, è l’anniversario della morte di Lady Diana Spencer che aveva solo 36 anni quando nella notte tra il 30 e il 31 agosto 1997 impattò violentemente con la sua auto contro il tredicesimo pilone della galleria de l’Alma di Parigi.
Da sempre controcorrente
Nata il 1 luglio 1961 a Sandringham, nel Norfolk (contea dell’Inghilterra orientale), la famiglia di Diana è connessa con quella Reale da diverse generazioni. Sarà nel 1977 che Spencer incontrerà durante una battuta di caccia il Principe Carlo che, all’epoca, frequentava la sorella Sarah. Una relazione che non durerà troppo tempo. Solo l’anno dopo infatti, complici anche alcune indiscrezioni rilasciate da Sarah alla stampa, i due si lasciarono. Tuttavia Carlo inviterà tutta la famiglia dell’ex compagna per celebrare la festa dei suoi trent’anni a Buckingham Palace. Le due sorelle furono poi chiamate successivamente dalla Regina Elisabetta stessa nel 1979 a Sandringham per diversi incontri.
Dal 1980 in poi i contatti tra Carlo e Diana si fecero sempre più frequenti. Ma dovettero fare subito i conti con i giornalisti, chiaramente incuriositi dalla relazione, tenuta nascosta per diverso tempo. L’ufficializzazione da parte di Buckingham Palace infatti arriva soltanto nel 1981, precisamente il 24 febbraio. Proprio in quel periodo, dopo una vacanza di dieci giorni – l’ultima in totale pace – la nostra si trasferisce nel Palazzo Reale. Niente sarà più lo stesso. Basterà infatti soltanto un mese di relazione pubblica a Diana per sfoggiare, seppur in maniera non voluta, la sua attitudine a scardinare le regole. A marzo infatti, durante un ricevimento alla GoldSmiths Hall di Londra, la britannica sfoggia un provocante abito sulle tonalità del nero, colore considerato funesto, impreziosito da una vertiginosa scollatura. Scandalo servito.
Il matrimonio e la separazione con Carlo
Le Nozze tra Diana e Carlo furono un vero e proprio evento Mondiale. Il 29 luglio del 1981, in una cattedrale di St. Paul gremita in ogni ordine di posto, i due promettono amore eterno davanti alla telecamere di tutto il mondo. Ma lo spettro di un’altra donna, Camilla, si faceva sempre più pesante. Dopo il matrimonio nasceranno William ed Harry. Ben presto Lady D riuscirà a polverizzare mediatamente il marito, mostrando un’eleganza fuori dal comune e soprattutto una grande empatia con le persone, complice anche il suo impegno nelle opere di beneficenza e solidarietà. I rapporti tra i due coniugi si incrinano inevitabilmente intorno agli anni Novanta, tanto da portare a un divorzio inevitabile. Da quel momento in poi la pressione mediatica intorno a Diana aumenterà in modo vertiginoso, tra paparazzi posizionati in ogni angolo, illazioni e rumors di ogni tipo.
La Morte
Una Lady D tormentata dai fotografi viene notata il 31 maggio del 1997 a Parigi, insieme al fidanzato Dodi Al Fayed. Proprio per cercare di sfuggire ai paparazzi i due per far rientro nell’abitazione parigina del compagno salgono a bordo di una Mercedes Benz S280 ma vengono tallonati da un cronista, dando vita a una sorta di inseguimento concluso tragicamente nel tredicesimo pilone del tunnel della galleria de l’Alma. Al Fayed ed Henri Paul (l’autista) muoiono sul colpo. Diana invece è ancora viva quando viene estratta dalle lamiere, ma a causa di gravissime lesioni interne si spegnerà dopo appena due ore dal trasporto in ospedale.
La reazione del popolo britannico (e non solo) fu commovente e sentitissima, tanto da spingere Buckingham Palace a disporre le pubbliche esequie malgrado la Principessa avesse perso con il divorzio il titolo di “Altezza Reale”. Il 3 settembre, giorno del funerale, si riversano a Londra oltre tre milioni di persone stupite, scioccate e turbate da quanto successo. Rimase nella storia e nella memoria popolare l’interpretazione di “Candle in the wind,” cantata da Elthon John durante il rito funebre in quella che è in realtà una rilettura della celebre canzone già dedicata a Marilyn Monroe.
La teorie del complotto
Malgrado siano passati già venticinque anni, le circostanze dell’incidente di Lady Diana non sono mai state chiarite del tutto. Nel corso del tempo si sono proliferate diverse teorie, anche del complotto. Seguendo le fonti ufficiali, l’inchiesta condotta in Francia stabilì che l’autista del mezzo era sotto effetto di alcol e di sostanze antidepressive durante la guida. I paparazzi, in prima battuta arrestati, furono poi scagionati dall’accusa di omicidio colposo proprio per tale motivo. Incredibilmente il primo a parlare apertamente di “complotto” è stato Mohamed Al Fayed, padre di Dodi.
Nello specifico Mohamed giustifica la sua teoria prendendo come motivo l’astio per la nuova gravidanza di Lady D, incita al momento dell’incidente. Altri attribuiscono a Filippo la figura del mandante, e della Famiglia Reale come complice. Una seconda indagine, chiusa nel 2004, ha però escluso tutte queste possibilità, giustificando come unica causa scatenante la negligenza del conducente.
Il piano di fuga in America
Sono emerse ultimamente nuove sconvolgenti rivelazioni, Lady Diana sognava una nuova vita, lontana da Londra. Nel corso degli anni sono emersi diversi i retroscena sulla sua esistenza. Ormai noto, che nonostante l’apparenza, Lady D vivesse nell’infelicità. Proprio per questo, pare che negli ultimi tempi, – poco prima della sua tragica scomparsa -, la Principessa stesse pianificando una nuova vita fuggendo in America dopo la separazione ufficiale da Carlo.
Il ricordo del pompiere che la soccorse per primo e le sue ultime parole
Il decesso venne accertato alle 4 del mattino ora locale, alle 3 del mattino nel Regno Unito, all’ospedale Pitie-Salpetriere di Parigi. Le ultime parole della Principessa prima di lasciare questa terra le pronunciò a Xavier Gourmelon. Il soccorritore confidò di non avere riconosciuto Lady D, seduta sul lato posteriore della macchina con gli occhi aperti.
«Mio Dio, ma che cosa è successo?»
chiese Diana al vigile del fuoco poco prima dell’arresto cardiaco.
“Le ho massaggiato il cuore e pochi secondi dopo ha ricominciato a respirare – ha ricordato Gourmelon – È stato un sollievo, naturalmente, perché, come primo soccorritore, vuoi salvare vite umane ed è quello che pensavo di aver fatto. Ad essere onesto sapevo che in ambulanza era ancora viva e mi aspettavo che vivesse, ma ho saputo più tardi che morì in ospedale. È stato molto sconvolgente, lo scenario è ancora fisso nella mia mente, il ricordo di quella notte rimarrà con me per sempre”.
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