Premio Nobel per la letteratura (1954) dal riconoscibile stile essenziale, Ernest Hemingway ci ha regalato infiniti capolavori da leggere e rileggere. Oggi, nel giorno del suo compleanno il nostro ricordo ad uno dei più grandi giornalisti e scrittori mondiali del Novecento colui che con certa tradizione stilistica è riuscito ad influenzare generazioni intere di scrittori: la storia di Ernest Hemingway.
Gli inizi
Nato nel 1899 nel Illinois (USA), più nello specifico a Oak Park, il piccolo Ernest viene istruito dal padre (proprietario di una fattoria nel Michigan) a pane, caccia e pesca. Si appassiona anche di diversi sport, tra cui spicca la boxe, disciplina composta da quella componente adrenalinica ed emozionale che caratterizzerà successivamente anche la sua poetica. L’incontro con la penna comincia nel 1917, anno in cui comincia a lavorare come giornalista presso il “Kansas City Star” dopo aver conseguito il diploma. La sua prima esperienza però, a causa dello scoppio del primo conflitto bellico, dura davvero molto poco. Nel 1918 infatti il giovanissimo scrittore è costretto a prestare servizio al proprio Paese venendo coinvolto in una spedizione in Italia sul fronte del Piave in qualità di conducente di ambulanze.
Il ritorno a casa e la svolta
L’esperienza in Italia sarà molto difficile per Hemingway, colpito da un mortaio a Fossalta di Piave proprio mentre stava soccorrendo un soldato gravemente ferito. Nel 1919 torna quindi in Patria. Seppur con grandissima accoglienza da parte di tutti i concittadini, dal genio statunitense emerge soprattutto l’anima tormentata e irrequieta che si palesa soprattutto nei suo scritti, inizialmente ignorati dagli editori dell’epoca. Anche in famiglia le cose non vanno per il verso giusto, tanto da portare la madre a mandarlo via di casa, il quale emigra verso Chicago. Sarà proprio in questa metropoli che Ernest conoscerà in occasione di una festa Elizabet Hadley Richardson, con cui si sposerà praticamente subito progettando un nuovo trasferimento in Italia. Lo scrittore tuttavia, impegnato nelle redazioni de il “Toronto Star” e “Star Weekly”, incontra nel suo cammino il collega Sherwood Anderson, il quale comprendendo le sue potenzialità gli consiglia di spostarsi sì in Europa, ma a Parigi, la culla della cultura mondiale. Gli anni venti saranno quelli delle prime grandi fortune: nel 1923 esce infatti il primo libro, “Tre racconti e dieci poesie”, opera che procede “Nel nostro tempo”, “Torrenti di primavera”, “Fiesta” e, nel 1928, il volume “Uomini senza donne”, arrivato poco dopo il divorzio con sua moglie.
Ernest Hemingway: la tragedia del padre
Dopo essere convolato a nozze con Pauline Pfeiffer, ex collega in forza alla redazione di Vogue, Hemingway ritorna a casa, pubblicando non troppo tempo dopo uno dei libri più famosi della sua carriera, “Addio alle armi”. Siamo però alla vigilia di un evento chiave, ovvero il suicidio del padre che, non appena scoperto di essere vittima di un male praticamente incurabile, decide di togliersi la vita sparandosi in testa, fatto che segna in modo indelebile l’esistenza dell’artista. I primi anni trenta saranno dunque molto difficili e segnati da tanti incidenti, domestici e non, legati a un tipo di vita votata talvolta all’eccesso e a uno spirito avventuriero con pochi eguali. Anche per questo motivo Ernest partecipa al primo safari della storia in Africa, conoscendo la splendida Marlene Dietrich, con cui stringe un rapporto di amicizia molto forte. Tanti i libri degni di nota di questo decennio, come “Verdi colline d’Africa” (1935) e “Avere e non avere” (1937). Hemingway volerà poi in Spagna per raccontare la Guerra Civile, manifestando il suo sdegno verso Franco e schierandosi apertamente a favore dei repubblicani spagnoli ne “La quinta colonna”, un volume di racconti. Tra impegno civile e tanto lavoro nella terra iberica lo scrittore conosce Martha Gellhon, terza moglie che si trasferisce con lui a Cuba.
Il successo de “Per chi suona la campana”, la seconda guerra Mondiale e il Nobel
Nel 1940 verrà quindi diffuso “Per chi suona la campana”, un libro interamente dedicato alla guerra civile spagnola che riceve un riscontro altissimo da parte del pubblico. Più tiepida invece l’accoglienza della critica. Con l’ingresso degli Stati Uniti, Hemingway partecipa in prima linea anche alla Seconda Guerra Mondiale, contribuendo insieme alla moglie Martha su diversi fronti, inizialmente come semplice inviato nell’Oceano Pacifico, poi nel pattugliamento contro i sommergibili tedeschi nell’Atlantico e in ultimo come soldato nelle forze di liberazione sbarcate in Normandia nel 1944. Il secondo conflitto Mondiale ha un effetto contrario rispetto a quello del primo sulla produzione dello scrittore: “Di là dal fiume e tra gli alberi” (1950) non viene apprezzato; “Il vecchio e il mare” (1952) pur mantenendo l’asticella altissima secondo alcuni osservatori non regge il confronto con alcuni libri precedenti. Ma come spesso capita con i riconoscimenti, proprio grazie a quest’opera Ernest Hemingway vincerà nel 1954 il Premio Nobel per la letteratura, rimanendo per sempre impresso nella memoria collettiva.
Gli ultimi anni
La storia di Ernest Hemingway si conclude con un epilogo oltremodo drammatico. Negli anni cinquanta infatti lo scrittore attraversa una fase di crisi esistenziale ed artistica che lo spingerà nel pericoloso turbinio dell’alcolismo. Nessuno potrà aiutarlo, né gli amici né tanto meno Mary, la sua quarta e ultima moglie. Si suiciderà dunque nel 1961, abbandonando però questa terra soltanto fisicamente: il suo estro, la sua personalità istrionica e tempestosa, i suoi racconti personali e meravigliosi, verranno tramandati per l’eternità.
Ernest Hemingway: gli aforismi più belli
- “Sulla morale ho appreso soltanto che una cosa è morale se ti fa sentire bene dopo averla fatta, e che è immorale se ti fa star male.”
- “Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.”
- “ La fretta. Quella eccitantissima perversione di vita: la necessità di compiere qualcosa in un tempo minore di quanto in realtà ne occorrerebbe.”
- “ Non si dovrebbe mai desiderare troppo. Perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.“
- ” Ogni giorno è un nuovo giorno.”
- “ Era considerata una virtù non parlare se non in caso di necessità, sul mare.”
- “ Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.”
- “Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.”
- ” Preoccuparsi è dannoso come aver paura; serve solo a far le cose più difficili.”
- “A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri.” È molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l’immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata.”
Guarda anche – Cuba sotto il segno di Hemingway