Arriva finalmente in sala il film documentario “Jane By Charlotte“, la pellicola d’esordio di Charlotte Gainsbourg interamente dedicata alla madre, l’icona francese Jane Birkin. Il lungometraggio, dopo essere stato proiettato in anteprima al Festival di Cannes 2021 e aver raccolto consensi in eventi di settore come il Tff di Torino, sarà disponibile al cinema tra pochi giorni, a partire dal 16 giugno, su distribuzione Wanted.
Gli anni d’amore e di follia con Serge Gainsbourg
Nel corso dei 90 minuti, questa la durata del film, Charlotte si fa raccontare dalla madre gli anni “di fuoco”, di amore, di provocazione e di follia passati con lo storico compagno Serge Gainsbourg, con cui è diventata una delle icons più importanti e chiacchierate degli anni Sessanta e Settanta, complice una vita condotta sempre ai limiti dell’estremo. Il risultato è una narrazione inedita e intima, in cui emerge anche un fil rouge sul rapporto mamma-figlia, immortalato sotto un punto vista diverso e che, per ammissione stessa delle protagoniste, è stato utile per indagare anche nelle rispettive vite.
Un film che azzera le distanze
Proprio questo ultimo aspetto citato sta alla base del prodotto audiovisivo, come dichiarato dalla regista in fase di presentazione:
«Il nostro non è stato un rapporto facile – ha detto Gainsbourg – Io non ero naturale con lei, cambiavo voce quando le parlavo e non riuscivo mai ad essere me stessa. Ma il film è servito per capire che in fondo valeva lo stesso per lei. Eravamo profondamente timide l’una con l’altra, e se io mettevo distanza tra noi, lei faceva lo stesso». Una specie dunque di “resa dei conti” pacifica, pregna d’amore, avvenuta esclusivamente graze all’intervento della macchina da presa: «Solo durante lo shooting le barriere sono completamente cadute, e siamo riuscite a dirci quello che proviamo davvero l’una per l’altra, ma anche a parlare di morte, di malattia, di vecchiaia… Poi spenta la telecamera di fatto è tornato tutto come prima».
Uno spartito cambiato in corsa
Gainsbourg
ha cambiato in corsa i piani di realizzazione del film documentario causa Covid-19; nei piani iniziali infatti le riprese erano pianificate in due diversi Paesi, ovvero in Giappone e in Bretagna. La pandemia ha mutato gli scenari, costringendo la regista a virare in località più vicine e ristrette. Ma proprio da questa peculiarità è nata la magia: Charlotte ha infatti portato la madre Jane in luoghi molto evocativi, utili per stimolarle il ricordo e la discussione. Proprio da questa scelta si è realizzato quindi non un freddo ritratto di famiglia, bensì un dialogo a due, un botta e risposta continuo tra le due artiste.
Charlotte Gainsbourg tra cinema e musica
L’artisticità versatile di Charlotte Gainsbourg, una vera e propria figlia d’arte, è ormai riconosciuta su larghissima scala. La francese infatti non è semplicmente una grande attrice con più di quaranta pellicole alle spalle, ma anche un’apprezzatissima musicista: basti ascoltare ad esempio l’ultimo album in studio, “Rest”, che le ha concesso di girare il mondo per i principali Festival, ottenendo sempre un grandissimo riscontro di pubblico e critica. Come attrice Charlotte ha inoltre lavorato con prestigiosissimi registi internazionali, da Franco Zeffirelli (“Jayne Eyre, 1996) al messicano Alejandro González Iñárritu (“21 grammi”, 2001), passando poi per il visionario Michel Gondry (“L’arte del sogno”, 2006) e per il genio danese Lars Von Trier (“Antichrist”, 2009; Melancholia , 2011; Nymphomaniac, 2013), di cui è musa.
Il biopic di Serge Gainsbourg
Tra i tanti contenuti prodotti sulla famiglia Gainsbourg è opportuno citarne uno, datato 2011, “Gainsbourg: a heroic life”, un film scritto e diretto da Joann Sfar. Si tratta di un biopic su papà Serge, interpretato per l’occasione da Eric Elmosino nel ruolo del protagonista e da Lucy Gordon nel ruolo di Jane Birkin. Il prodotto audiovisivo segue le gesta del cantante, dalla sua educazione nella Francia occupata dai nazisti alle relazioni amorose con Juliette Gréco, Brigitte Bardot e Jane Birkin fino alla sua successiva sperimentazione con il reggae in Giamaica. La pellicola è nota per un elemento di fantasia, caratterizzato dal personaggio “The mug”, una sorta di caricatura animata di Gainsbourg che funge da sua coscienza.
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