Da pochissimi giorni è disponibile nelle librerie l’ultimo libro di Maria Luisa Frisa, dedicato ad un aspetto tanto interessante quanto attuale del mondo della moda. In quanto critica e fashion curator, nonché professore ordinario presso l’Università Iuav di Venezia, Frisa è perfetta per dipingere l’attuale situazione della moda e comprendere ciò che avverrà in un futuro prossimo. “Le forme della moda” è il titolo del suo ultimo libro. Qui si interroga sul futuro dell’industria in Italia, descrive i pregiudizi che si hanno nei suoi confronti, ma soprattutto si augura che in futuro vi sia un maggiore contributo accademico al mondo della moda, in Italia terribilmente indietro.
Le forme della moda
In questo nuovo libro, la docente Maria Luisa Frisa riprende un suo studio iniziale realizzato nel 2015, lo amplia e arricchisce con saggi inediti, il risultato è un’analisi accurata dell’attualità, del mercato della moda italiano e del rapporto che la moda ha instaurato con l’arte all’interno della penisola. Analizza, inoltre, i modi con cui le istituzioni tutelano uno dei settori più all’avanguardia in Italia, proponendo delle migliorie necessarie alla crescita della consapevolezza nei confronti di un ambito tanto bistrattato.
Maria Luisa Frisa parte da questa straordinaria definizione:
“La moda, e non mi stancherò mai di ripeterlo, è un sistema complesso che si relaziona con tutte le discipline della contemporaneità, dall’ecologia alla filosofia fino agli studi sul genere, e allo stesso tempo è un sistema superficiale, perché riesce a transitare attraverso tutto quello che viene prodotto dal pensiero umano”.
“Gioie e dolori” della pandemia
Durante la pandemia, ha avvertito la necessità di riprendere quanto iniziato nel 2015 e aggiornalo, riflettendo sulle importanti trasformazioni che avevano investito il suo presente. La pandemia aveva cancellato tutte le sfilate, tutti gli eventi più importanti legati alla moda, nonché i diversi red carpet. Aveva segnato nell’animo degli italiani (e non solo) una volontà di rinunciare al proprio corpo e ha avuto drammatiche conseguenze sull’industria della moda. Eppure, ha spinto il sistema produttivo ad agire in maniera diversa, a controllare meglio il settore, ad oliare le sue reti , dando una preziosa spinta all’e-commerce e alla sostenibilità. Ha cambiato l’atteggiamento nei confronti della moda, vista sempre di più come un settore prolifico che potrebbe dare lavoro a tante persone, vista la sua grande richiesta all’interno del mercato.
Specie per quanto riguarda l’Italia, da sempre ai primi posti per la creatività dei suoi stilisti. Ecco perché è importante investire in questo settore, come spiega la stessa autrice:
“In Italia, quando si tratta di moda, si tende sempre a semplificare, pensa a quanta poca letteratura accademica esiste sul tema. Si pubblicano libri senza citare le fonti, pieni di errori, dove le storie di quest’industria sono ridotte a favolette salaci. Non abbiamo lo spazio necessario alla moda nelle università pubbliche, non abbiamo un grande museo della moda che sia catalizzatore di studi ed eventi, non abbiamo formato abbastanza le persone”.
Come funziona la moda in Italia oggi?
Maria Luisa Frisa
non manca di mettere in luce i pregiudizi legati al mondo del fashion in Italia, un settore grandemente sottovalutato e svalutato da un punto di vista artistico. Molti grandi marchi italiani sono ormai nelle mani di compratori stranieri e questo toglie potere alle industrie nostrane. In futuro la situazione non potrà che peggiorare, perché manca la consapevolezza nelle potenzialità del marchio made in Italy.
Oggi gli influencer sono chiamati a mediare tra un settore sempre più distante e incompreso e il suo pubblico. Instagram è divenuto così uno strumento per arrivare ai più giovani e rendere comune il “patrimonio visivo della moda”. Spiega difatti Maria Luisa Frisa:
“la moda italiana, che nasce come produzione in serie di oggetti di qualità, ha in sé un elemento democratico molto simile a quello del design. Un’altra parte della questione è poi l’accessibilità degli immaginari della moda e probabilmente è quello che fanno gli influencer oggi, rendere accessibili una determinata visione della moda. Instagram non crea la democratizzazione, anzi, ma rende comune un certo patrimonio visivo della moda, in attesa che vi siano studi più concreti nelle università”.
La soluzione a questo grave problema è cambiare la percezione che si ha della moda attraverso l’istruzione e contrastare tutta una serie di pregiudizi inevitabilmente legati al settore. Questo sarà possibile solo con l’investimento nella ricerca e con l’arricchimento dell’offerta universitaria.
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