Presso il Palazzo della Cultura di Catania, si potrà ammirare fino al 2 giugno una mostra dedicata a Andy Warhol e Banksy. L’esposizione ha come finalità il confronto tra questi due grandi artisti che sono riusciti rivoluzionare la storia dell’arte degli ultimi 50 anni. La mostra consta oltre cento opere, provenienti da collezioni private e gallerie sparse in tutto il mondo. Questo percorso di analisi e confronto è stato reso possibile dai curatori Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, nonché dall’organizzazione E-VENTI di Massimo Costantino e Marco Ugo Grimaldi, che l’hanno sponsorizzata e hanno organizzato questa mostra Andy Warhol e Banksy.
Un viaggio nelle opere più importanti dei due artisti
Sorprendente la mostra dove si possono ammirare da una parte la Kate Moss di Banksy e dall’altra la Marilyn di Warhol, ponendo a confronto due personalità agli antipodi, che hanno saputo ognuno a modo loro imporsi nel mercato, cambiandolo per sempre. Se di Banksy non conosciamo neppure il volto, di Warhol abbiamo tantissime fotografie, autoritratti. Il primo è un fantasma che rischia l’arresto da Disneyland alla Plestina, mentre il secondo è famoso e onnipresente, un volto iconico immediatamente riconoscibile. Eppure, Warhol amava essere fotografato, concedere interviste, parlare troppo di sé, ma aveva ben compreso che il mercato nel quale desiderava entrare era interessato più alle stranezze dell’artista che alla sua arte.
Due icone per ragioni antitetiche
Quello che, inoltre, sorprendeva di Andy Warhol era la facilità con cui lo spettatore potesse decifrare i suoi quadri. Non era interessato a nascondere il significato delle sue opere dietro l’astrattismo o l’espressionismo: voleva che il senso fosse ben visibile in superficie, senza alcuno sforzo da parte del pubblico. Il legame che l’artista riuscì a creare con i suoi ammiratori fu fondamentale perché divenisse un’icona. Banksy, diversamente da Warhol, è divenuto simbolo operando in maniera totalmente opposta, cioè nascondendosi e non rivelando nulla di se stesso. Eppure, è significativo aggiungere che i due artisti sono divenuti iconici in due momenti storici diversi. Warhol, in quanto artista pop, è stato obbligato a questo tipo di operazione, rendendo se stesso opera d’arte pop, vendendosi insieme ai suoi quadri. Banksy, sppur riprendendo formalmente la pop art, è ritenuto ancora adesso un “fuorilegge” ed è perciò costretto a celare la sua identità, pur restando il più importante artista della street art mondiale. Quello che sorprende di questo geniale artista è che sia riuscito a mantenere l’anonimato in una società nella quale è impossibile nascondersi.
Eppure, spiegano i curatori Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta:
“L’obiettivo di questa mostra è far dialogare i due più importanti Business Artist della storia dell’arte: due artisti che non si sono mai conosciuti, non si sono mai parlati, e che pur trovandosi l’uno all’opposto dell’altro finiscono per convergere in quei punti di sutura che rendono l’anonimo famoso e il famoso anonimo. È nell’ambiguità dei loro messaggi che l’uno getta un ponte verso l’altro. È nella differenza tra le loro personalità che si annida una somiglianza profonda”.
La loro comune rivoluzione artistica
Nonostante le grandi differenze tra i due artisti, Warhol e Banksy hanno un modo di fare arte che non è troppo dissimile. Infatti, Warhol prende oggetti d’uso comune, presenti in qualunque casa e supermercato, marchi noti e alla portata di tutti, e li trasforma in opere d’arte. Eleva tutto ciò che è familiare e immediatamente riconoscibile a disegni pop, che valgono milioni. Le celebrità, gli hamburger, le bottiglie di cola-cola divengono opere d’arte replicabili, idoli all’interno di una società fondata sul consumo. Ogni oggetto, quindi, per quanto insignificante ha il potenziale per divenire un’opera d’arte. Il modo in cui opera Bansky è esattamente lo stesso: muri abbandonati, strade colme di buchi, porzioni di città abbandonate, possono divenire capolavori, grazie a splendide stampe e disegni colorati.
Sempre un’arte popolare, ma con scopi diversi
L’opera di Banksy ha inevitabilmente uno scopo sociale, perché mira ad una riqualificazione dei luoghi dimenticati dalle sovrintendenze. I suoi disegni trasmettono messaggi di pace, di vicinanza ai più deboli, spaziando dalla politica alla cultura, toccando anche argomenti scomodi. Warhol, pur partendo dal basso e rivoluzionando il mondo dell’arte, non ha scopi sociali. Vuole piuttosto svelare i meccanismi della società capitalistica, sfruttandoli a sua volta per divenire egli stesso un oggetto replicabile, vendibile, proprio come la sua arte. Un’arte accessibile a tutti, che chiunque può tenere in casa propria senza il timore di non sapere quello che espone. D’altra parte, Warhol non si limitava a riprodurre un oggetto su tela, bensì mirava a conferirgli un aspetto replicabile, lo rende icona. Così fa anche con le celebrità: non ne fa un ritratto realistico, ma uno ideale, dunque iconico.
Una mostra di confronto e riscoperta
Questa mostra su Andy Warhol e Banksy vuol essere un momento di confronto e di riflessione tra due artisti su cui già si è detto e scritto molto, nonché un escamotage per riscoprirli. I curatori vogliono che il visitatore dimentichi tutto ciò che sa sugli artisti e si perda nella bellezza e nell’intelligenza di ciascun messaggio. Così concludono Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta:
“Da una parte, dunque, Warhol e le sue opere divenute un prodotto di consumo e il suo nome un vero e proprio brand, e dall’altra Banksy grande esperto di comunicazione che continua a far parlare di sé trasformando il vandalismo di strada in un evento internazionale da prima pagina, capace di raggiungere l’intero pianeta, ormai un brand di successo riconosciuto in tutto il mondo, e non solo in quello dell’arte. Due marchi, due icone, ma anche due figure geniali, capaci di creare un cocktail potente di celebrità, satira e voyerismo e che hanno saputo trasformare la loro arte in un evento straordinario”.
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