Chi era Salvador Dalì
, nato l’11 maggio del 1904, e qual è la sua storia? Sicuramente, si parla di uno dei più grandi artisti, tra i più eccentrici ed estrosi ma soprattutto geniali. Il pittore di origine catalane è tra quelle personalità che hanno saputo cambiare prospettive e crearne delle nuove, nell’arte come nella vita. Infatti, la sua vita sin dalla più tenera età si è aperta all’arte, divenendo un tutt’uno con essa. Oggi è considerato uno dei massimi esponenti del surrealismo, un movimento d’avanguardia del Novecento, nonché una di quelle figure che sono state fondamentali nel secolo passato. Eppure, qual è la storia di Salvador Dalì?
La vita di un artista geniale
Il nome completo del pittore è Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalì y Domènech. Nasce A Figueres, una piccola città in Spagna, da una famiglia benestante e conosciuta. Vive a cavallo delle due guerre mondiali, vedendo nell’arte una via d’uscita dall’orrore della vita, ma anche un modo per autoaffermare la propria identità, la madre nota sin da subito il suo talento fuori dal comune. Frequenta una scuola d’arte e nel 1922 l’Accademia delle Belle Arti di San Fernando a Madrid.
Come divenne un artista surrealista?
Salvador Dalì iniziò ad attirare l’attenzione per il modo bizzarro ed eccentrico in cui si vestiva, ma anche per un raro talento pittorico. Presto si avvicinò al Cubismo, per poi sperimentare le tecniche del movimento avanguardista del Dadaismo. Strinse amicizia con Luis Buñuel, il grande regista surrealista, e questo suo incontro segnò la sua adesione alla corrente del Surrealismo. Viene espulso dall’Accademia e realizza con il regista un cortometraggio, che si rivela essere un vero manifesto del movimento artistico: il suo titolo è Un Chien Andalou. Grazie all’amicizia col regista, la sua fama crebbe e si trasferì a Parigi entrando nel gruppo dei surrealisti di Montparnasse.
Un’arte che rappresentasse il reale
Presto in Dalì nasce la necessità di rappresentare quello che sta succedendo intorno a lui. In Italia si assiste alla nascita del Fascismo; in Spagna Francisco Franco sta formando una dittatura e, soprattutto, in Germania sta emergendo Hitler. Al dittatore tedesco e al movimento nazista saranno dedicati molti dipinti, come l’enigma di Hitler (1939), Metamorfosi di Hitler in un paesaggio al chiaro di luna (1958) e Hitler si masturba (1973). Con il suo personalissimo modo di dipingere, Dalì racconta una spaventosa minaccia senza tralasciare la sua vena comica. Eppure, molti suoi contemporanei ritennero che questa sua ossessione fosse un segno di ammirazione per il dittatore.
Presto la fama di Salvador Dalì aumentò esponenzialmente e lo stile eccentrico del massimo esponente del Surrealismo fece sì che si parlasse di lui in qualsiasi circolo. Si fece crescere dei baffi come quelli del pittore spagnolo Diego Velázquez e si presentava vestito con tuta e casco da palombaro oppure con al guinzaglio due levrieri russi. A Parigi incontrò la sua futura moglie e musa ispiratrice Gala Eluard.
Il metodo paranoico-critico
Lo stile di Dalì era unico nel suo genere ed estremamente personale, uno stile pittorico accostato a Giorgio De Chirico e alle teorie di Freud, interessandosi all’inconscio e rendendolo parte delle sue opere. Queste due influenze cambiarono il suo modo di dipingere, tanto che il pittore definì il suo stile un metodo paranoico-critico. Si tratta di un’unione tra immagini e illusioni ottiche che permettono al pittore di cadere in uno stato paranoico. In questo stadio, entra in relazione con l’inconscio e riporta su tela tutto quello che vede e percepisce. Eppure, il metodo funziona ad una condizione:
“Questo metodo funziona soltanto alla condizione di possedere un dolce motore d’origine divina, un nucleo vivo, una Gala. E ce n’è soltanto una”.
Fa così riferimento a sua moglie e musa, che sarà protagonista di moltissimi dipinti di Salvador Dalì. Nel 1931 dipinse La persistenza della memoria, che segnò la sua fama a New York, portando i due coniugi a trasferirsi non appena scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. A Pebble Beach, in California, realizza opere che saranno esposte al Cleveland Museum of Art e alla Bignou Gallery di New York.
Il ritorno in Spagna e le nuove sperimentazioni artistiche
La storia di Salvador Dalì continua in Spagna, si trasferisce a Port Lligat. Il suo stile pittorico cambia ulteriormente e si arricchisce grazie all’uso delle oleografie. Si interessò alle scienze e iniziò a integrare nelle sue opere i corni dei rinoceronti. Per Dalì rappresentavano la geometria divina. Nella sua città natale lavorò al progetto di un suo personale museo: il Teatro-museo Dalì. Dopo la morte di sua moglie si traferì definitivamente a Figueres e lì vi morì a causa di un attacco cardiaco, stava ascoltando Tristano e Isotta di Wagner.
Il Simbolismo: tratto distintivo delle sue opere
All’interno della sua produzione di 1500 quadri, Dalì adoperò moltissimi simboli che facevano sì che le sue immagini e soggetti rimandassero ad altro. Tra i simboli più ricorrenti e riconoscibili c’erano gli orologi molli del dipinto La persistenza della memoria, che rimandavano alla relatività del tempo, trattata da Einstein. Un altro simbolo che ricorre è l’uovo, che rimanda alle immagini prenatali e all’utero femminile, simboli di speranza e amore. Presente è l’iconografia cristiana, la grande tradizione religiosa con cui è sempre stato in contatto sin dalla nascita e la sua grande importanza nel panorama mondiale lo rende ancora oggi un personaggio di spicco e un simbolo di libertà e eccentricità. Non a caso il suo volto stilizzato è stato riutilizzato nella serie spagnola de La casa di Carta, come maschera per la banda protagonista. Il suo volto, con i baffi all’insù, è inconfondibile ed è divenuto virale su tutti i social network e nel nostro immaginario.
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