Il 5 maggio del 1818, esattamente 203 anni fa, nasceva a Treviri (nell’allora provincia prussiana del Granducato del Basso Reno) karl Marx. Filosofo, scrittore e uno dei più grandi pensatori che la storia contemporanea abbia mai conosciuto, al di là delle prese di posizioni politiche.
karl Marx: uno straordinario politologo, economista e storico
Chi era e come è nato il suo pensiero? La figura di Karl Marx è ovviamente indissolubile dall’ideale marxiano e dai principi socialisti e comunisti che si sarebbero sviluppati inizialmente nel secondo periodo della Rivoluzione Industriale. Ideali che a inizio ‘900 sarebbero sfociati nelle sanguinose rivolte che portarono alla Rivoluzione Russa e al bolscevismo. Eppure, oltre al pensiero politico tout court, Marx è da sempre ricordato come un filosofo dal fine intelletto. Un uomo di enorme cultura che riuscì a stilare una descrizione oggettiva e moralmente indifferente dello sviluppo storico.
Karl Marx si formò inizialmente in giurisprudenza
Fin da giovane dimostrò vivo interesse nei confronti dell’intricato mondo legislativo, anche se ben presto si rese conto, grazie al pensiero di Hegel, che la sua reale vocazione era la filosofia. Ad affascinarlo in particolar modo era il pensiero di Hegel e la sua forsennata ricerca della “idea nella realtà stessa”. Fu nei primi anni universitari che si avvicinò alle correnti hegeliane, caratterizzate da un materialismo che lo accompagnò per il resto della vita. Terminati gli studi decise di abbandonare una potenziale carriera accademica e scelse la via del giornalismo. Marx lavorò come caporedattore per la Gazzetta renana, un giornale di ispirazione democratica che ben presto fu chiuso per volere del governo prussiano.
Nel corso degli anni parigini Marx si avvicinò per la prima volta al comunismo
Entrato a far parte della Lega dei giusti, al filosofo gli commissionarono un impegno di enorme prestigio. Dovette redigere Il Manifesto del Partito Comunista. Uscito nel 1848, il Manifesto mette nero su bianco il fatto che la storia debba essere analizzata come continua lotta di classe. Il percorso storico è fatto di un conflitto continuo fra oppressi ed oppressori: nel contesto ottocentesco, Marx e il collega Engels sottolinearono come il conflitto si fosse inasprito, a causa della trasformazione della società e della nascita del proletariato (in opposizione alla borghesia). La borghesia, secondo l’ideale sviluppato da Marx, ha costruito la propria forza proprio grazie allo sfruttamento della classe proletaria. Scopo del proletariato e della classe operaia era dunque quello di porre fine al sistema capitalista che lo vessava, dando così vita al cosiddetto Stato Proletario.
Gli ideali rivoluzionari di Karl Marx non erano certo ben visti
Proprio a causa delle sue posizioni politiche, l’autore fu costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti, dove sviluppò il secondo volume con il quale avrebbe perfezionato ulteriormente il suo pensiero. Nel 1867 uscì quella che è da tutti considerata come la sua opera magistrale, Il Capitale. Nel volume (che uscì in tre diverse edizioni, l’ultima nel 1894) Marx prendeva le distanze dalla politica economica degli economisti classici con cui si era formato per sviluppare un pensiero ancor più estremo rispetto al passato e approfondiva il concetto di merci, di valore di scambio ma anche il tema del plusvalore, ovvero il prodotto dalla forza-lavoro, che è a sua volta una merce.
Molto importante nel pensiero marxista è la distinzione fra struttura e sovrastruttura. Da un lato troviamo i modi di produzione e l’organizzazione della struttura sociale, dall’altro la sovrastruttura, ovvero tutto quello che ci circonda, la produzione delle idee e della cultura.
Le idee di Karl Marx avrebbero dato il via ad una nuova fase rivoluzionaria
Quasi senza rendersene conto, il filosofo contribuì in maniera fondamentale alla nascita del comunismo come lo conosciamo oggi, seppur ci sia da sempre stato un equivoco di fondo. Quando lo scrittore e politilogo prussiano parlava di “fine della proprietà privata” non si riferiva infatti alla proprietà in generale, bensì a quella borghese nello specifico. Già nel Manifesto, il filosofo precisò:
“Quel che contraddistingue il comunismo non è l’abolizione delle proprietà in generale. Bensì l’abolizione della proprietà borghese! Ma la proprietà borghese moderna è l’ultima e più perfetta espressione della produzione e dell’appropriazione dei prodotti che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri. In questo senso i comunisti possono riassumere la loro teoria nella frase: abolizione della proprietà privata”.
Lo scoppio della rivoluzione russa nel 1917 fu solo in parte condizionata dalle reali idee di Marx. Probabilmente, lo studioso non si sarebbe mai immaginato quello a cui il suo lavoro avrebbe condotto. Il comunismo divenne ben presto un altro strumento di oppressione censoria, qualcosa di molto diverso da quello che il filosofo aveva teorizzato. Il resto è storia.