Alcune imprese sono cultura in divenire, come la mantovana Pennelli Cinghiale che, nel museo aziendale appena inaugurato con l’allestimento dello street artist DutyGorn, collega la storia del suo pionieristico passato all’arte e si proietta nel futuro. L’azienda fondata nel 1945 da Alfredo Boldrini, è player leader nella produzione di pennelli e rulli professionali Made in Italy. 77 anni di vita, terza generazione di conduzione familiare. Rompere gli schemi, lasciare un segno indelebile e il forte senso di appartenenza, sono una tradizione di famiglia Pennelli Cinghiale.
Il pennellificio più pop d’Italia che negli anni ’80 ha lanciato uno degli spot più memorabili, diventato poi cult, ha aperto all’interno dello stabilimento un “museo del tempo” dove la storia del grande marchio italiano s’intreccia con l’arte che deriva dall’utilizzo del suo prodotto. Materiali di grande e rara bellezza industriale riportati alla luce e inseriti in un contesto artistico contemporaneo; una narrazione che arriva dritta al cuore, dimostrando che la storia di un grande brand si costruisce con i sogni, piedi ben poggiati a terra e un occhio al futuro. È DutyGorn – uno degli street artist più eclettici e di maggior successo sulla scena italiana e internazionale – che firma gli spazi qualificanti del percorso. Il legame tra la sua arte e la fabbrica del “Grande Pennello” non necessita di molte spiegazioni: basta entrare in azienda per coglierne l’importanza, la complessità e l’originalità.
“Guardando DutyGorn lavorare nei nostri spazi mi sono resa conto che, creatività e matematica hanno lo stesso peso nella buona riuscita di un’opera d’arte. Ogni colore, ogni linea sono stati studiati con precisione millimetrica. Allo stesso modo quando un imprenditore progetta, deve saper dare lo stesso peso ai numeri e alla creatività, intesa come innovazione”
le parole di Eleonora Calavalle Ceo dell’azienda.
Pennelli che accompagnano il visitatore alla scoperta della storia e dei valori dell’azienda attraverso un viaggio esperienziale e un linguaggio artistico in cui vernici e pennelli creano delle vere e proprie opere d’arte, uniche e irripetibili.
Sin dagli albori l’innovazione è una costante
Il museo Pennelli Cinghiale ricorda la strada fatta; ed è qui che la contemporaneità e la proiezione nel futuro, espressa dalle opere pop, sottolinea i forti collegamenti con l’arte, la pubblicità e l’innovazione. Un telefono da muro in bachelite, due macchine utensili anni ‘50 – ‘60, casse in legno con scritte cinesi perse nel tempo e nello spazio geografico, pennelli memorabili nella loro confezione originale; nel Museo del tempo non potevano mancare le tessere più rare del lunghissimo puzzle storico Cinghiale. Raccontare le fasi dell’evoluzione dell’azienda vuol dire costruire una sorta di wunderkammer di tecnologia industriale; come confermano le vecchie pizze di girato di pubblicità storica, sportiva, radiofonica e televisiva, trovate in azienda e restaurate dalla Cineteca di Bologna. Una pubblicità rassicurante, elegantemente ironica ed efficace, rimasta nel cuore degli italiani e diventata cult.
“Non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello”
Un grande slogan: fulminante, geniale, coraggioso e per questo memorabile e uno spot televisivo inossidabile nel tempo; creazione di una delle menti più brillanti della pubblicità televisiva degli anni ’80: Ignazio Colnaghi. Lo spot di Cinghiale , non arriva per caso o per fortuna, ma è frutto di una precisa scelta imprenditoriale di Alfredo Boldrini. Gli studiosi di marketing hanno analizzato nei dettagli la modernità di quel breve filmato e hanno identificato alcuni canoni di qualità, funzionalità, visione: è il punto più alto di un cammino iniziato molto prima. Boldrini nella sua visione lungimirante e futuristica ha creduto nella pubblicità e nell’immagine in anticipo. La parola chiave che risalta nelle vicende del fondatore Alfredo Boldrini e della sua discendenza è contemporaneità; quel senso impalpabile ma al tempo stesso concretissimo del mondo che si evolve, delle sensibilità che cambiano.
Un ragazzo con pochi soldi e tanti sogni, guidato da un geniale istinto e da una profonda etica che credeva nelle persone.
Alfredo Boldrini, nato da una famiglia modestissima fin da giovanissimo fa la gavetta come venditore di scope, andando assieme al padre con un carretto da Cicognara a Parma, in Lunigiana e fino al mare. Appena mette qualche soldo da parte, seguendo il suo istinto e le sue doti di venditore, apre un pennellificio. Sapendo che a quelle doti vanno affiancate la disciplina dei numeri e un’organizzazione all’altezza dei tempi, incontra la persona giusta per lui: Sergio Parazzi un ragioniere intelligente e fedele. Per anni sarà il suo uomo-azienda, poi tanti collaboratori, operai e venditori, motivati a seguire la sua avventura e a credere nelle sue intuizioni.
Quell’istinto lo porta fino in Cina per trovare la materia prima pregiata per i pennelli; a puntare su un marchio registrato, in un’epoca in cui gli imprenditori vendono col proprio cognome prodotti artigianali. Costruisce un’azienda che rispecchia la sua figura emblematica di self made man e anticipatore con una sensibilità glocal. Sua è la scoperta di mercati sempre più lontani e inaccessibili come Africa, Medio Oriente, Sud America; è il primo a introdurre i computer in fabbrica; a lui si deve la folgorante intuizione dell’efficacia della pubblicità televisiva, che culmina nell’iconico spot del “Grande Pennello”.
Un’azienda “familiare” può essere molte cose
Alfredo Boldrini malgrado il successo e il benessere raggiunto conosce uno ad uno i suoi collaboratori, si informa sui loro bisogni e problemi. E’ sempre pronto ad insegnare ai suoi rappresentanti l’arte che conosce meglio di tutti, quella di vendere. Convinto che l’abito fa il monaco, regala ai suoi rappresentanti il primo vestito elegante col quale andare dai clienti. Lavora per decenni fianco a fianco, con il suo prezioso e più vicino collaboratore, il ragioniere Parazzi, dandogli sempre del Lei in segno di rispetto.
La storia di Pennelli Cinghiale non può prescindere dalla moglie, l’elegantissima signora Boldrini Valeria Madesani che ha un ruolo importantissimo per il raggiungimento del successo imprenditoriale. Così come è una costante nell’azienda la presenza femminile; dalle prime cinque operaie dell’immediato dopoguerra, alle decine di ragazze che grazie alla fabbrica hanno costruito un futuro per loro e per le loro famiglie; fino alla direzione attuale, che è affidata alla figlia Catiuscia Boldrini, Presidente e alle nipoti Eleonora, Ceo e Clio Calavalle, Digital marketing Manager. Un team manageriale che ha raccolto l’eredità del commendator Alfredo e oggi interpreta una vocazione fatta di tradizione, futuro e affetto.
Ed è proprio in nome di questo affetto e stima che è nata l’idea del Museo Pennelli Cinghiale. A guardare al futuro è Eleonora Calavalle, CEO e nipote del fondatore che ha avuto l’idea di creare il Museo. L’azienda di Cicognara oggi vanta anche una sostenibilità fatta di procedimenti concreti, di energia eolica, prodotti riciclati e riciclabili, ingredienti green e di un continuo aggiornamento tecnologico, proseguendo la tradizione volta all’innovazione. Il Museo, creato all’interno sarà aperto al pubblico solamente in giornate speciali.
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