Lucrezia Borgia è forse una delle donne più diffamate della storia. Nonostante sia conosciuta principalmente come una bellissima avvelenatrice, c’è un ottimo motivo per considerarla più vittima che carnefice.
Celebrata in un’opera teatrale dello scrittore francese Victor Hugo e una grande opera di Donizetti, è fonte di ispirazione per molti film. La vita di Lucrezia ha affascinato a lungo narratori; ma la femme fatale preferita della storia non è quella che si potrebbe pensare. Lucrezia Borgia era una bellezza nota per le morti sospette e gli intrighi politici che turbinavano intorno a lei e alla sua famiglia. Ma quanto della scandalosa reputazione è vera, e quanto è pura invenzione? Per affermare l’ovvio, basti pensare che la storia è tradizionalmente scritta dagli uomini che talvolta hanno una visione distorta del passato. La sua vita fornisce una vivida prospettiva del mondo torrido della politica pontificia al culmine del Rinascimento italiano.
La figlia del Papa, sorella de “Il principe” (di Macchiavelli)
Le voci su di lei abbondano e nessuna è attendibile: amante di suo fratello e di suo padre Papa e avvelenatrice seriale, sono solo alcune. Il padre di Lucrezia era Papa Alessandro VI che, come leader della chiesa cattolica romana del XV secolo, tendeva a trattare il voto di celibato più come una linea guida che come una regola. Come oggi, sacerdoti, vescovi, cardinali e papi non si potevano sposare, ma ciò non significa che alcuni di loro non avessero rapporti sessuali e nemmeno tanto nascosti. E così era il padre di Lucrezia Borgia, in quanto riconosceva anche come suoi i figli che generava da donne diverse; provvedeva a loro e si interessava alla loro educazione e sviluppo.
Lucrezia (1480–1519) era la terza figlia, nata da Alessandro e dalla sua amante, la tre volte sposata Vannozza (Giovanna) dei Cattanei. Gli altri figli della coppia erano Cesare (nato nel 1475), Giovanni, alias Juan (nato nel 1476) e Gioffre (nato nel 1481). Si dice che il fratello maggiore di Lucrezia, Cesare Borgia, sia stato l’ispirazione per il libro “Il principe” di Machiavelli. Quando si osservano i ruoli che i maschi hanno ricoperto nella vita di Lucrezia Borgia, la famosa frase di Machiavelli, “Il fine giustifica i mezzi”, viene in mente in modo appropriato. Il trattato di Machiavelli sul gioco di potere maschile è infatti una celebrazione virtuale delle gesta del fratello di Lucrezia: l’avido di potere Cesare Borgia.
Matrimoni di convenienza politica: atto primo
Come la maggior parte delle famiglie ricche e potenti dell’epoca, i Borgia formarono alleanze vantaggiose, sposandosi con altre famiglie ricche e influenti. D’altra parte anche le principali famiglie in Italia erano tutte desiderose di collegare le loro fortune a quelle del potente Papa Alessandro VI. Quando Lucrezia aveva solo 13 anni, Alessandro fece in modo che sposasse Giovanni Sforza, membro della Casa degli Sforza, signore di Pesaro e Conte di Catignola; guadagnandosi così un potente alleato nel nord e nel centro d’Italia. Le speranze e le paure di Lucrezia, poco più che bambina, erano di scarsa considerazione per i giocatori coinvolti. Ma non passò molto tempo prima che Alessandro si rendesse conto che l’alleanza con gli Sforza gli stava portando scarsi benefici. Dapprima provò a fare annullare il matrimonio adducendo come scusa l’impotenza di Giovanni che ne aveva impedito la consumazione.
Giovanni ovviamente si oppose vigorosamente a questa maldicenza affermando che il matrimonio era stato consumato e rilanciò, accusando Alessandro di avere una relazione sessuale con Lucrezia. Per ottenere la condiscendenza di Giovanni, Alessandro gli disse che avrebbe potuto mantenere la dote di Lucrezia in cambio della sua collaborazione. Costretto all’angolo, Giovanni firmò una confessione di impotenza e acconsentì allo scioglimento del matrimonio. Alcune prove suggeriscono che Lucrezia potrebbe essere stata incinta al momento dell’annullamento. Infatti un bambino maschio si unì alla famiglia Borgia alcuni anni dopo; Papa Alessandro stabilì la paternità del ragazzo due volte, una volta nominando Cesare come padre e una volta nominando se stesso. Celando che fosse figlio di Lucrezia. Dopo una pubblica proclamazione che la sua verginità era intatta, Lucrezia tornò ufficialmente ad essere una donna single nel 1497.
La seconda volta, la violenza
Durante le trattative per l’annullamento, Lucrezia si ritirò nel convento di San Sisto a Roma. Persino il chiostro non poteva proteggerla dalle imprese e dalle disgrazie della sua famiglia intrigante. L’isolamento di Lucrezia terminò quando la famiglia, sempre perseguendo i propri interessi, iniziò la caccia di un nuovo marito. Il corteggiatore questa volta fu Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo del re di Napoli, il grande regno che occupava l’Italia meridionale. Il suo matrimonio con Lucrezia avrebbe spianato la strada all’unione del fratello Cesare con Carlotta, figlia del monarca napoletano, che fu una delle principali avversarie del principale nemico del papa, la Francia. Nel 1498 Lucrezia sposò il suo secondo marito in Vaticano. Questa volta, il matrimonio sembrò essere stato sinceramente desiderato sia dalla sposa che dallo sposo. Lucrezia aveva 18 anni e il suo consorte Alfonso, leggermente più giovane, era considerato sia bello che ben educato.
L’unione sembrava felice, e Lucrezia diede alla luce un figlio nel 1499, chiamato Rodrigo dal nonno. Ma la felicità coniugale fu di breve durata. Le manovre dinastiche avrebbero presto avvelenato le prospettive della giovane coppia. Il 15 luglio 1500, Alfonso venne aggredito e pugnalato più volte, ma sopravvisse. Lucrezia si prese cura delle sue ferite, preparando personalmente il suo cibo per evitare che venisse avvelenato e mettendo delle guardie alla porta della sua stanza per proteggerlo. Alcuni storici ritengono che il 18 agosto Cesare persuase le guardie a lasciare il loro posto per poter fare entrare i suoi salariati a strangolare a morte Alfonso.
La terza volta fu fascino
A soli 20 anni, Lucrezia devastata dalla perdita del marito, si ritirò a Nepi sui Colli Etruschi per piangere. Lì andò in profondo lutto, firmando lettere a suo padre e a suo fratello come “La Infelicissima”. I due uomini però avevano poca considerazione per la giovane vedova e si misero presto alla ricerca di un terzo marito che potesse soddisfare nuovamente gli interessi strategici della famiglia. Alessandro e Cesare scelsero Alfonso d’Este; sembrava il candidato perfetto: vedovo di 24 anni senza figli, erede del duca di Ferrara che offriva ai Borgia un’alleanza molto allettante. La sua sede familiare era nella Romagna, strategicamente vitale nel nord Italia e la famiglia aveva forti legami con la Francia.
La coppia si sposò nel dicembre 1501 e nel gennaio 1502 Lucrezia lasciò finalmente Roma per raggiungere Ferrara e il suo nuovo marito. Fuori dalla portata della sua potente famiglia, Lucrezia poté finalmente godere di una certa autonomia. Lontana da Roma, nel nord Italia, riunì alla corte di Ferrara alcuni dei più brillanti talenti del Rinascimento. Uno dei testi più importanti del Rinascimento testimonia la stima di cui godeva a Ferrara: nell’Orlando Furioso, il poeta Ludovico Ariosto afferma che Lucrezia dovrebbe figurare nel tempio dell’onore della donna per la sua “bellezza e onestà”.
Lucrezia sembrava elevarsi al di sopra della disgrazia in cui stava cadendo il resto della famiglia Borgia, ma la storia la travolse…
Papa Alessandro VI morì nell’agosto del 1503. Alcune fonti parlano di avvelenamento accidentalmente, anche se è più probabile che la causa sia stata la malaria. Ma qualunque cosa lo abbia causato, la morte del papa ha prosciugato il potere dal figlio Cesare. Inseguito dai suoi nemici, fuggì a casa della moglie nel nord della Spagna, dove morì nel 1507. Anche la sorte di Lucrezia non fu migliore: dopo la sua morte, avvenuta il 24 giugno 1519, a soli 39 anni a causa di un parto complicato, l’immagine di Lucrezia iniziò ad essere attaccata. I molti nemici dei Borgia imbrattarono il suo nome con accuse di lussuria, incesto e omicidio. Nessuna base storica per queste accuse venne mai trovata, eppure, l’immaginario popolare, continua a stravolgere l’immagine di Lucrezia Borgia fino ad oggi.
La storia dei rapporti con gli uomini di Lucrezia è stata indiscutibilmente colorata; a cominciare dai corteggiatori spagnoli che le offrirono la mano quando era appena un’adolescente. I suoi tre matrimoni, la violenza e gli intrighi associati ai primi due, alimentarono il mito di Lucrezia come un’assassina impazzita dalla lussuria e abile avvelenatrice. In realtà, fu solamente una pedina passiva nelle mani dei suoi ambiziosi parenti maschi. Tuttavia, la sua capacità di sopportare una situazione abusiva e gravosa e finire per vivere la vita alle sue condizioni è comunque una bella storia: fu un’appassionata mecenate delle arti e al centro della fiorente comunità artistica di Ferrara.
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