Domenico Dolce e Stefano Gabbana presentano l’ultima collezione nella sfilata Dolce & Gabbana Primavera Estate PE 2022 con un titolo che riassume il loro pensiero: «Luce». La #DGLight, andata in scena alla Milano Fashion Week, è una collezione ad alto tasso di seduzione, che brilla, di paillettes, pietre, diamanti e cristalli. Centodue look che sintetizzano l’incontro tra la luce e la rilettura dei codici estetici del 2000. Usano la luce per invitare le persone a illuminare, metaforicamente, un futuro ottimista e gioioso. È un mezzo per esorcizzare la pandemia e il buio che ha portato con sé.
«Lo avevamo fatto anche per la collezione maschile nel giugno scorso e lo ripetiamo ora per quella femminile: Luce. Perché siamo alla fine del buio totale e quindi luce vuol dire il glamour, la famiglia, i valori, lo stare insieme. Non ci siamo mai arresi alla pandemia, quindi la nostra luce è come accendere la positività, la vita, abbiamo voluto cancellare il buio di questi lunghissimi 18 mesi».
Queste le parole degli stilisti, dove la luce è la gioia di vivere, in un momento particolare del presente.
Per la collezione Dolce e Gabbana Primavera Estate 2022,
riaffiora alla memoria una sfilata del marchio andata in scena vent’anni fa. Proprio guardando indietro nel tempo, ricordano la loro risposta estetica, luminosa e sfavillante, in contrasto al minimalismo, periodo cupo e spento dal quale provenivano. Quell’approccio, essenziale e disadorno, toglie alle donne, a detta loro, il piacere di esprimersi, annientando la femminilità e il potere seduttivo di una “femme fatale”. Quell’assenza di colore, quelle forme rigide e ampie, nei toni del grigio e del nero, soffocano la vanità e il sex appeal. I capi di quella collezione del 2000 vanno ancora oggi a ruba nel mercato del vintage, a riprova del fatto che la gente ha ancora bisogno di capi che emanino allegria, oggi come allora.
Questo, tuttavia, vuole essere semplicemente un paragone tra le due collezioni.
È un esempio del passato che ricorda come si fa ad uscire dalle tenebre, usando la luce. L’iconica immagine di vent’anni or sono di Gisele Bündchen, in microreggisenso di cristalli sotto la camicia, è solo un riferimento che fa del ricordo un metodo d’azione coerente per la risoluzione di situazioni del presente. È una memoria del passato, però, che non diventa nostalgia, ma rimane omaggio di un ricordo, che, non si ripete; anzi, diventa un esercizio di innovazione.
Il buio del minimalismo come quello della pandemia: un tunnel da cui uscire per vedere la luce.
I designer attuano un parallelismo estetico ed emozionale tra le due epoche: forse la stanchezza dell’estetica minimalista che si avvertiva negli anni 2000 è paragonabile a quella attuale della difficile realtà pandemica. Così, la chiave di lettura della collezione per la calda stagione è da ritrovare nei codici estetici del mood urban e chic di vent’anni fa. I look, che si susseguono in maniera incalzante sulla passerella, sfoggiano una collezione sparkling, ricca e generosa nei dettagli.
Elemento must della sfilata sono i costumi da bagno “super erotici” intenzionalmente indossati sopra l’intimo di pizzo.
Nella visione dei due creativi, – Domenico Dolce e Stefano Gabbana -, il risultato visivo è la somma di due capi di intimo che si uniscono per generare un unico simbolo di sensualità femminile. Questa sovrapposizione, tra beachwear e lingerie, genera un vero capo d’abbigliamento per la sera, nuovo oggetto di piacere. Sono abolite, inoltre, dai piedi, scarpe basse e sneakers, per dare spazio, come calzature, unicamente ai tacchi a spillo; questi danno risalto al portamento, fiero e provocante, del corpo.
Scelte mirate all’insegna di una femminilità super sexy, che non vuole essere una nudità volgare e fine a se stessa ma un gioco divertente nelle mani della donna.
Si tratta di una visione in cui il divertimento equivale alla possibilità di avere momenti di convivialità e di condivisione con gli amici. La festa è la gioia stessa. In un momento storico instabile e imprevedibile, che si forma di giorno in giorno sotto gli occhi di tutti senza che nessuno possa prevederlo, bisogna fare del presente una festa che trova la sua ragion d’essere nelle piccole e semplici cose quotidiane.
Tra i capi più vistosi e particolari del guardaroba daily, i pantaloni stringati con la vita bassa, quelli militari e gli skinny, le t-shirt molto scollate in omaggio a Jennifer Lopez e la microgonna/cintura con la fibbia, reinterpretata a partire dal cult del 2000. Si accende la sera e salgono in passerella corpetti bustier e guêpières stringate portati a vista, mini tubini di frange luccicanti, abiti fiorati lunghezza ginocchio e capi super aderenti, metà in pizzo nero e metà in lucida fantasia animalier. La vestibilità degli abiti non è unica: si alternano silhouette strette e cargo, baggy, over e slim.
Particolarmente interessante è l’uso della fantasia camouflage.
I due direttori creativi hanno acquistato uno stock vintage militare e ne hanno impiegato i tessuti per realizzare i pantaloni, sui quali, come nel 2000, ci hanno anche ricamato. Il pattern militare, mixato a cristalli e tessuti lucenti, è stato applicato perfino nell’esperimento del beachwear unito all’intimo, la nuova business attire del brand.
Oltre al costume intero, tempestato di cristalli e abbinato a un choker di diamanti legato al collo, ulteriore elemento emergente della collezione è la bralette a triangolo; da indossare anche sotto un blazer o sotto una giacca voluminosa dalle spalle importanti. O, addirittura, abbinata a tailleur monocromatici e sandali alti, al posto, quindi, solitamente di una blusa o di una camicia.
La sfilata è il racconto di una femminilità esasperatamente gioiosa che avviene anche attraverso l’esposizione del corpo.
Si tratta di un gesto compiuto con naturalezza, con riferimento al target cui è rivolta la collezione. Una generazione che non intende nascondersi né fingere di dover pudicamente occultare la propria fisicità nell’espediente del vedo non vedo, per proteggersi da presunti moralismi.
La collezione, che conserva al cento per cento l’heritage della maison italiana, diventa un manifesto di energia e di audacia. Dolce e Gabbana vogliono creare un dialogo con una generazione che nutre un forte interesse per la moda e che vorrebbe trasformarla nel riflesso della propria cultura.
Leggi anche – Dolce e Gabbana:l’italianità e l’alta moda in scena a Venezia