Greta Thunberg attacca il sistema moda. Lo fa con il suo solito garbo e con una lucidità incredibile, che molte delle sue colleghe attiviste si sognano. Alla giovane non servono proclami particolari, lei non ha bisogno di urlare. Le bastano solo poche parole espresse nel modo giusto per arrivare dritta al punto. Frasi che per molti possono sembrare una ripetizione di quanto già viene ripetuto da un’eternità, ma che oggi tornano ad essere moderne come non mai.
Greta Thunberg pretende che la moda diventi un sistema più sostenibile
e ce lo ricorda nello stesso periodo in cui, in giro per il mondo, si moltiplicano gli esempi dei danni del cambiamento climatico.
Deforestazione, temperature completamente fuori stagione ovunque (Italia compresa) e incendi sono solo alcune delle piaghe che stanno devastando il pianeta Terra. Per non parlare ovviamente dell’innalzamento del livello dei mari e lo scioglimento dei ghiacciai. Tutti eventi catastrofici che potrebbero portare l’umanità a guai seri entro la fine del 2100.
Sono cambiamenti irreversibili? Ancora no, siamo in tempo per poter modificare la situazione.
E Greta Thunberg lo sottolinea, con il suo attivismo. Tutto è partito da quando, all’età di soli 15 anni, ha iniziato a protestare da sola fuori dal parlamento svedese affinché le autorità prendessero delle misure contro il cambiamento climatico e gli incendi che stavano devastando il paese. Da lì una strada verso il riconoscimento mondiale e la creazione di un movimento, il Fridays for future, che avrebbe visto migliaia di giovani scendere per strada a favore del Pianeta Terra.
Ma quali sono, dunque, le richieste che Greta Thunberg fa al mondo della moda?
Ecco che cosa ha dichiarato:
“L’industria della moda contribuisce moltissimo all’emergenza climatica ed ecologica, per non parlare ovviamente del suo impatto sugli innumerevoli lavoratori e comunità che vengono sfruttati in tutto il mondo affinché alcuni possano godere della moda veloce che molti considerano usa e getta. Naturalmente capisco che per alcune persone la moda è una parte importante del modo in cui vogliono esprimere se stessi e la propria identità”.
Non contenta, la giovane attivista ha poi proseguito aggiungendo su Twitter:
“Molti ci vogliono convincere che l’industria della moda stia iniziando ad assumersi alcune responsabilità, spendendo cifre fantastiche in campagne che si vengono definire come ‘sostenibili’, ‘etiche’, ‘verdi’, ‘climaticamente neutre’ o ‘eque. Ma, per favore, siamo sinceri: questo non è nient’altro che puro greenwashing“.
Il greenwashing, in effetti, è un tema sempre più discusso da parte di chi lotta per la salvaguardia dell’ambiente.
Stiamo parlando di quella pratica per cui molte aziende, soprattutto le multinazionali, cercano di dare dimostrazione del loro attivismo di facciata quando si parla di clima e crisi ambientale. Ma l’apparenza, per l’appunto, spesso è molto diversa, a volte basta fare qualche ricerca per scoprire che in realtà ci sono marchi che fanno finta di essere rispettosi e “green” quando in realtà sono fra i primi produttori di rifiuti, di inquinamento e sfruttano persino i loro dipendenti. Da qui, in ogni caso, si apre anche un altro tema molto spinoso, che riguarda il cosiddetto “fast fashion”. Marchi come Zara o H&M sono infatti accusati di assicurare prezzi bassi e accessibili a tutti a fronte di pratiche ben poco etiche. Il problema, in parallelo, è che non tutti possono permettersi di acquistare vestiti dal costo decisamente più elevato. Il tema dell’attenzione all’ambientale, in questo senso, complica il quadro. Certo nessuno, tantomeno Greta Thunberg, aveva detto che prendersi cura della Terra fosse una passeggiata.
Leggi anche: S!ing eyewear, nuova challenge Green Thinking