Per la gioia dei nostalgici, il ritorno della moda anni ’90 sta decisamente tornando in auge più viva che mai. Per apprezzare appieno il trend in voga diamo uno sguardo ad outfit, tendenze, influenze, icone e stile dell’ultima decade del XX secolo. Alcuni storici considerano gli anni ’90 l’inizio della nostra società moderna con la fine della Guerra Fredda, tra il muro di Berlino e le torri gemelle, questi anni hanno segnato la germinazione di una nuova rinascita attraverso il rigetto del chiassoso e urlato decennio precedente.
Proprio questo desiderio di rinascita, ci accomuna a quegli anni di cambiamento epocale, un comeback più vicino come sentimento che come attinenza storica.
E’ stato anche l’ultimo periodo prima che il mondo digitale dominasse la cultura; un decennio segnato dalle innovazioni tecnologiche che facevano pensare che tutto fosse possibile come una lavagna bianca su cui poter scrivere il futuro. L’eredità di quegli anni passa attraverso la ricchezza e convivenza di tendenze moda dalla musica e copertine di CD, riviste, programmi TV via cavo e film di successo, dalle top model alle eroine di cinema e Tv; dallo stile grunge alle principesse del pop; dallo stile sportivo a quello minimale.
La moda degli anni ’90 è una fusione di diversi stili.
Un modello disinvolto di ”anti-moda” che ha visto la nascita di nuovi brand con il DNA della ribellione e dell’anticonformismo, nuovi talenti che colgono la transizione verso una nuova epoca come John Galliano, Alexander McQueen. La moda si arricchisce inoltre del minimalismo sofisticato di Helmut Lang che si traduce in culto, fatto di silhouette eleganti ma allo stesso tempo severe, strutturate ed essenziali, con palette cromatica ridotta al minimo e tagli netti geometrici; Martin Margiela e Ann Demeulemeester contribuiscono a elaborare l’estetica decostruttivista e Jill Sander la rigorosa essenzialità. Ne sono icone e testimonial dell’epoca lo stile di Gwyneth Paltrow e Carolyn Bessette Kennedy e della top sul nascere Kate Moss. Questa rivoluzione riportata all’oggi da Bottega Veneta, Phoebe Philo e Celine, rappresenta un ritorno ad una normalità sana e all’estetica pulita e sartoriale, una risposta all’incertezza attuale.
Negli anni ’90 cambia la comunicazione stessa della moda che da “elitaria” diventa “per tutti”.
Si affaccia l’idea di utilizzare non solo la carta stampata ma anche il web; nascono i primi siti internet delle case di moda: nel 1995 Diesel è una tra le prime. Già dall’inizio della decade si assiste ad una vera e propria rivoluzione nella fotografia di moda, si passa dalle immagini patinate degli anni Ottanta alla bellezza anticonvenzionale e più realistica degli anni ’90. Donne e uomini fotografati nella loro intimità fatta di gesti quotidiani, a volte senza trucco, imperfetti, mostrati nella loro fragilità.
La “cultura dello snapshot” ossia “dell’istantanea”,
viene utilizzata per la prima volta per illustrare la moda con immagini che sembrano rubate al “privato”, abbattendo i confini tra il mondo patinato delle riviste e la gente comune. Anche l’epidemia di quegli anni, l’AIDS ha contribuito a cambiare il modo di comunicare. In un periodo storico nel quale la sensualità era sospetta, il marchio Calvin Klein, che fino ad allora si era mostrato sfrenato e sexy, per dare un cambio di direzione ha scelto abilmente l’androginia infantile di Kate Moss, che ha plasmato un intero decennio. Ed ecco che viene lanciato proprio dalla giovanissima modella, ancora in erba, l’abito sottoveste. Persino John Galliano ne ha realizzato uno blu navy e nero per la principessa Diana, quando ha voluto reinventarsi come icona della moda nel 1996. Gli abiti sottoveste erano indossati sia da giorno che da sera, sovrapposti ai jeans o da soli.
E’ stata sdoganata la biancheria intima come abbigliamento,
una delle prime campagne di Kate Moss è stata quella di Calvin Klein, in cui abbraccia Mark Wahlberg indossando solo underwear. Nessuna decorazione in pizzo o fiocchi, solo jersey semplice a blocchi di colore nero, bianco o écru per Calvin Klein e blu, rosso e bianco per Tommy Hilfiger; l’unica decorazione concessa era un’ampia fascia elastica in vita con il nome del marchio. Hilfiger puntava al mondo della musica sia hip hop che pop, fu infatti il primo a vestire le Spice Girls, star incontrastate del momento, con crop tops effetto intimo, salopette, jeans e maxi felpe.
L’invasione britannica della moda anni ’90 aveva il volto di cinque ragazze spumeggianti,
che celebravano il girl power e l’unicità, quindi ognuna di loro: Sporty, Ginger, Posh, Baby e Scary avevano un look unico ammirato dalle ragazze di tutto il mondo. Esplode lo street style come trend nel quale si aspira all’anti-convenzionalità; l’attitudine predominante diventa l’interpretazione personale, mischiando stilisti, capi vintage o street insieme ad high fashion per crearsi un look personalizzato.
Le star pop e rock fanno tendenza più che mai.
Tra Spice Girls e Backstreet Boys nascono i bomber, le Dr. Martens, il chiodo in pelle, le camicie a quadri e lo stile grunge finto trasandato. Le maglie croppate scoprono l’ombelico, i Choker e gli outfit completamente in denim vengono indossati da star come Britney Spears e Christina Aguilera. Se da un lato la moda pop ha femminilizzato buona parte delle ragazze degli anni ’90, dall’altra parte il fenomeno grunge, ha influenzato altrettante ragazze con camicie in flanella larghe, pantaloni consumati, maglie vecchie e consunte di vecchie rock band.
Il re e la regina della moda grunge, Kurt Cobain e Courtney Love, sono la coppia iconica degli anni ’90.
La leader delle Hole ha sdoganato lo stile “kinderwhore”,fatto di forti contrasti: il richiamo al mondo della fanciullezza da un lato, la crudezza della vita quotidiana e la sessualità tipica del mondo degli adulti dall’altro; mentre il cantante dei Nirvana ha dato il via al genere grunge. L’ultima edizione di Pitti Uomo ha decretato il ritorno della maglieria, il neo grunge firmato Hedi Slimane per Celine con i gilet in denim slavato, il tartan over e le maxi felpe in cui avvolgersi.
Una moda gender fluid di tendenza anni ’90 portata alla ribalta dal periodo pandemico per quel mix di comodità, performance ed estetica. Anche la musica Rave colpì il modo di vestire dei giovani con un assortimento di sgargianti e fosforescenti colori; gli stessi che troviamo oggi come trend per la prossima stagione, declinati in color block ma con la stessa carica di energia come in Nina Ricci e Dsquared.
Sono anche gli anni delle Super Top Model,
da Nadja Auermann a Claudia Schiffer, Christy Turlington, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Carla Bruni, Cindy Crawford, e altre ancora, venerate come vere e proprie rockstar. Versace è uno dei brand che seppe sfruttare al massimo il potere di questa tendenza anzi si dice che ne fu il principale fautore. Dopo la sfilata autunno- inverno 1991 in cui le top Cindy, Naomi, Christy e Linda sfilarono abbracciate cantando la canzone di George Michael “Freedom ‘90”, niente fu più come prima. Questo show definì lo stile di Versace: colorato, sexy, divertente e stravagante.
Da quel momento in poi le modelle non sfilarono più singolarmente, ma in coppia, e nelle campagne pubblicitarie le top posavano in gruppo sorridendo in mini abiti sgargianti. La sua ultima sfilata, ancora oggi grande fonte di ispirazione, è andata in scena al Ritz di Parigi meno di un anno prima della sua tragica morte a Miami nel 1997, dopo di lui la moda delle Super Top si spense.
Proprio come le repliche di “Friends”, l’elenco delle celebrità che hanno definito lo stile degli anni ’90 e i suoi migliori momenti di moda è apparentemente infinito.
La sitcom stessa ha fornito esempi per antonomasia della moda di metà e fine anni ’90, con Rachel di Jennifer Aniston e il suo famoso taglio di capelli in testa al gruppo. Sarah Jessica Parker, sia dentro che fuori “Sex and the City” della HBO, ha trasformato le scarpe Manolo e le baguette Fendi in veri e propri oggetti del desiderio. Alicia Silverstone, nei panni della famosa ragazza ricca Cher Horowitz in “Clueless” e Naomi Campbell con Tyra Banks hanno contribuito a stabilire gli standard di stile della moda anni ’90.
Gli uomini, come Jared Leto, Brad Pitt, Johnny Depp con il loro aspetto spettinato incarnavano un abbigliamento casual, con un debole per le giacche di pelle, le t-shirt bianche e il taglio minimale. Sembra che tutto abbia avuto inizio dagli anni novanta, dalle grande rivoluzioni nascono sempre nuove ispirazioni e il ritorno trionfale della moda anni ’90 ci fa balzare in avanti.
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