Il 23 aprile 1564 nasce William Shakespeare, rinomato in tutto il mondo e considerato come il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. Le opere di Shakespeare sono state tradotte in tutte le maggiori lingue del mondo e sono state inscenate più spesso di qualsiasi altra opera.

Il drammaturgo scrisse 154 sonetti e 37 opere teatrali che ruotavano intorno a diversi temi principali: storie, tragedie, commedie e tragicommedie. Ma cosa sappiamo della vita di Shakespeare?

Le opere di William Shakespeare

sono state eseguite in innumerevoli villaggi, città e metropoli per più di 400 anni.

Eppure, la storia personale di William Shakespeare è un mistero.

Circa 150 anni dopo la sua morte, sono sorte domande sulla paternità delle sue opere.

Studiosi e critici letterari cominciarono a far emergere nomi come Christopher Marlowe, Edward de Vere e Francis Bacon, uomini di più nota provenienza e accreditamento letterario, indicandoli  come i veri autori delle opere teatrali.

Saul Gerevini, un appassionato di letteratura inglese che gestisce un sito di ricerca su Shakespeare e John Florio, accredita un’altra paternità alle opere shakespeariane.

John Florio, la penna nascosta delle opere di Shakespeare

Diversi scrittori e registi, grazie alle ricerche di Gerevini e a quelle dei suoi collaboratori, hanno cambiato il modo di concepire le opere di Shakespeare e allo stesso tempo hanno rivalutato molto la figura di John Florio.

L’abile linguista inglese, di origini italiane, è per Gerevini ”la penna nascosta nella pelle dell’attore William Shakespeare di Stratford”.

Il ricercatore italiano afferma che Shakespeare è lo sconosciuto più conosciuto del mondo proprio per la sua misera biografia.

Al contempo è conosciuto universalmente come uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi grazie alle sue opere: Amleto, Romeo e Giulietta,

Re Lear, Sogno di una notte di mezza estate e per la trama sconvolgente di certe opere, come il Macbeth, tanto per citarne solo una manciata.

Ma le anomalie, nelle poche cose che sappiamo della vita di Shakespeare sono tali da rendere legittimo porsi domande sulla sua identità.

Cosa che da sempre è stato un motivo ricorrente, a cominciare da Robert Greene che, nel 1592 nel suo libro chiamato ”Groatsworth”, accusò Shakespeare di essere un ”Absolute Johannes factotum”.

Shakespeare e Shaksper

Shakespeare è un caso singolare riguardo a tutti gli altri drammaturghi della sua epoca, così unico da far nascere dubbi sul fatto che fosse stato proprio l’attore di Stratford a scrivere tutte quelle opere, poesie e poemi di Shakespeare.

A tal proposito, per chiarezza merita distinguere Shakespeare, il misterioso poeta e drammaturgo, da Shaksper, l’attore di Stratford, visto che Shaksper non ha usato il cognome Shakespeare nei suoi documenti personali.

Questi dubbi su Shaksper come autore delle opere di Shakespeare sono sacrosanti.

Secondo lo studioso “non sappiamo per esempio dove e come Shaksper abbia imparato tutto quello che troviamo nelle opere di Shakespeare.

Opere contenute nel First Folio del 1623”.

La mitica grammar school di Stratford non basta a spiegare la cultura enciclopedica che mostra di avere Shakespeare.

Tra l’altro, la sua misera preparazione culturale viene ben rappresentata dalle parole di Ben Jonson quando nel First Folio, nella sua dedica a Shakespeare, scrisse che sapeva “poco il latino e per niente il greco”.

Affermazioni che non corrispondono alle abilità di Shakespeare.

Di chi parla Jonson? Di Shakespeare o di Shaksper?

Nelle opere di Shakespeare emerge come un raffinato linguista che dimostra di conoscere molto bene sia il latino che il greco, da cui ha preso molti vocaboli.

Ha ghermito vocaboli anche dal francese e soprattutto dall’italiano, che dimostra di conoscere benissimo.

Infatti, tante risorse da cui trasse molte opere, provengono da testi italiani come i libri del Bandello, di Cinzio e di Giordano Bruno, tanto per citarne alcuni.

Diversi di questi libri, di cui troviamo molte risonanze nelle sue opere, non erano ancora tradotti in inglese, come appunto i libri di Bruno.

Troviamo citazioni tratte dai testi di Bruno sia in Pene d’Amore Perduto che nell’Amleto, e non solo.

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Gerevini e gli studi su William Shakespeare

La modifica del monumento funebre

Non ci sono testimonianze credibili che Shaksper, l’attore di Stratford, fosse un uomo di immensa cultura.

E’ certificato, invece, che Shakespeare fosse un uomo coltissimo.

Ricordiamo che nel suo primo monumento funebre Shaksper aveva tra le braccia un sacco di grano.

Un’immagine certo non appropriata ad un uomo di così grande cultura e dedito alla stesura di opere così pregevoli.

Nel 1720, dopo che i critici ne avevano fatto il più importante autore della letteratura inglese, i curatori della sua immagine, rendendosi conto del messaggio che veicolava quel sacco di grano, invero, lo sostituirono con penna d’oca e calamaio.

Et violà! Sparito il sacco di grano.

Ma non è sparito dalle sue opere il suo nome scritto, talvolta, con un trattino: Shake-speare.

Questa peculiarità ha alimentato molte ipotesi.

Al tempo di Shakespeare era solito da parte di molti autori usare pseudonimi per proteggere la propria identità.

La censura era spietata. Gli pseudonimi, quindi, abbondavano a quel tempo.

Shakespeare scritto con un trattino dà proprio l’idea di un nome creato, ad arte, per nascondere qualcuno dietro i panni di Shaksper.

Che Shaksper fosse comunque un prestanome lo scrissero sia Thomas Nashe che Robert Greene, l’uno nel 1589 e l’altro nel 1592.

Nashe lo scrisse a chiare lettere nell’introduzione al Menaphon di Robert Greene, e Greene lo scrisse nel suo celeberrimo Groatsworth.

Shaksper non si firma mai ‘Shakespeare’

Shaksper non ha mai usato il cognome Shakespeare nei suoi documenti personali, come se dichiarasse ‘inconsciamente’ che non era lui l’autore delle opere di Shakespeare.

Nemi D’Agostino, esperto del teatro scespiriano, scrive che ”La massa di notizie – su Shaksper – forma una cornice all’interno della quale la sua persona è poco più che un’ombra indistinta”.

Strano, essendo lui uno dei personaggi più in vista del suo tempo!

La Suprema Corte degli Stati Uniti dichiara che Shakespeare e Shaksper sono due identità diverse

Dati i sospetti su Shaksper, la Suprema Corte degli Stati Uniti, indagando sulla sua identità, rilasciò un verdetto nel 2009 dove si dichiara che Shakespeare e Shaksper non sono la stessa persona.

Bisogna quindi cercare in direzioni diverse da quelle che portano a Stratford per spiegare la ricchezza del linguaggio e la raffinata tessitura delle opere di Shakespeare.

Nel tentativo di trovare un candidato appropriato, alternativo alla pochezza culturale che esprime Shaksper, molti nomi sono stati proposti invece di Shakespeare. Però nessuno regge alla prova dei fatti.

Tutti i candidati proposti non hanno la ricchezza linguistica necessaria per aggiudicarsi il titolo di ”Shakespeare”, o meglio, tutti tranne uno: John Florio.

Lui aveva tutte le caratteristiche e competenze linguistiche di Shakespeare.

Si veda la sua traduzione in inglese dei Saggi di Montaigne e i riflessi che ha nelle opere di Shakespeare.

Tra l’altro John Florio aveva a disposizione, nella sua ricchissima biblioteca personale, le risorse letterarie da cui provengono la maggior parte delle opere di Shakespeare.

Alla sua morte lasciò i suoi libri ai conti di Pembroke.

I nobili finanziarono il Folio di Shakespeare del 1623, che raccoglie tutte le sue opere.

Shaksper nel suo testamento non parla di libri e fino ad ora sono stati vani i tentativi di trovarne qualcuno che gli appartenesse.

Quindi l’attore di Stratford, William Shaksper non ha scritto le opere di William Shakespeare.

William Shakespeare deve allora essere cancellato dai libri di storia?

Gerevini dice di no! Egli sostiene che tutti sono necessari nel teatro.

Shakspeare, con le sue abilità imprenditoriali, indubbie e certificate, ha saputo creare, insieme ai suoi compagni di viaggio,

John Florio incluso, le condizioni per regalarci tutte le opere, anche se non le ha scritte.

Quindi onore e gloria anche a lui.

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