Sono egoista, impaziente e un po’ insicura. Commetto degli errori, perdo il controllo e a volte sono difficile da gestire. Ma se non riesci ad avere a che fare con me nel mio momento peggiore, sicuramente non mi meriti in quello migliore. (Marilyn Monroe)
Marilyn Monroe nasce nel 1926 a Los Angeles
All’anagrafe è: Norma Jeane Mortensen. Martin Edward Mortensen è indicato come padre di Norma Jeane nel certificato di nascita, anche se la sua paternità non è mai stata del tutto certa. L’uomo muore nel 1929 in un incidente stradale ma Norma Jeane non l’ha mai conosciuto, la madre poi troverà ben presto un altro uomo. Sin dall’inizio non ha avuto una vita semplice, costellata di dolori, fatiche, difficoltà. La madre ha un serio disturbo di personalità sul versante schizofrenico. Norma Jeane passa dall’orfanotrofio a famiglie affidatarie come scrive uno dei tanti biografi: “coppie impoverite dalla depressione e felicissime di assicurarsi in tal modo i venticinque dollari che l’assistenza pubblica pagava per il mantenimento della piccola” (R. F. Slatzer). I suoi ritorni a casa, visto che la madre era riuscita ad acquistare un piccolo appartamento dove aveva subaffittato le camere, sono costellati da situazioni fortemente turbolente che creano in lei una coltre di malinconia.
La madre è quasi sempre assente e lei è in stretto contatto con i coinquilini inglesi quasi sempre ubriachi. Norma Jeane, quando la madre ha una diagnosi definitiva ed entra ed esce dalle cliniche psichiatriche, viene presa in carico dallo Stato. Ha un tutore legale molto vicino alla Columbia Pictures. È proprio questo che farà si che la giovane si avvicini con entusiasmo al cinema. Si sposa giovanissima (1942) con James Dougherty. Il suo matrimonio dura 4 anni, nel frattempo la bella Norma Jeane posa per alcuni scatti che saranno poi inviati a Emmeline Snively. Finito il matrimonio si apre la strada del cinema. Cambia il suo aspetto, si fa bionda, nel 1946 riceve un contratto dalla Fox.
In quel momento cambia il suo nome con quello di Marilyn Monroe,
uno pseudonimo che sembra derivare da Marilyn Miller, attrice statunitense celebre negli anni Venti. Da allora è un susseguirsi continuo di successi, gira molte pellicole lavorando con i migliori attori anche se dopo il primo film Hollywood sembra dimenticarsi di lei. Tuttavia, Hollywood la riscrittura per quello che sarà il suo film di grande successo: “Una notte sui tetti”. Il successo si intreccia con le chiacchiere su di lei, Marilyn Monroe fa molto parlare di sé. Esce una sua foto nuda sul calendario Playboy. Nel 1954 si sposa con il campione di baseball Joe Di Maggio, dopo solo nove mesi si lasciano. Marilyn Monroe si trasferisce a New York, frequenta l’Actor’s Studio, incontra il drammaturgo Arthur Miller, che diventerà suo marito nel 1956.
Arriva la nomination per il Golden Globe.
La sua vita ha comunque alti e bassi, Marilyn Monroe ha un’emotività altalenante, vive di grandi amori che poi a breve naufragano fintantoché non arriva un nuovo uomo a rapirle il cuore. Dopo Miller entra nel suo cuore un personaggio carismatico: il Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Una passione travolgente almeno da parte di Marilyn Monroe, per il Presidente è solo un gradevole passatempo. Marilyn Monroe vive questo amore in maniera intensa ben sapendo che non sarà mai contraccambiata come desidera, la sua emotività ha un crollo significativo. Viene cacciata dal set di “Something Gotta Give” a causa delle sue continue assenze. Dal Presidente passa al fratello Robert Kennedy, più affettuoso ma di certo non così forte da salvarla dal precipizio della depressione.
È il 5 agosto del 1962 quando viene trovato il suo corpo senza vita, completamente nuda, la cornetta del telefono in mano nella sua camera da letto. Aveva 36 anni. Pare un suicidio, nella sua camera furono trovati svariati psicofarmaci, anche se nonostante mille ricostruzioni la morte di questa attrice bella e inafferrabile resta ancora un mistero. L’autopsia identificò come causa di morte una overdose di barbiturici, ma da subito molte persone iniziarono a pensare che si trattasse di un complotto.
Una vita incastonata tra successo e dolori.
R. F. Slatzer ne il “Il caso Marilyn Monroe” scrive: “L’alcol le faceva sempre questo effetto. Ottundeva la paura, dandole sicurezza. […] Marilyn aveva un terrore mortale dell’alcol. Era convinta che il suo eccesso potesse portare alla pazzia e aveva l’inconscio terrore di finire in una clinica psichiatrica, come i suoi nonni, suo zio, sua madre e altri membri della famiglia. Disgraziatamente, più tardi sarebbe ricorsa sempre più ai tranquillanti e ai sonniferi per avere lo stesso sollievo che riceveva dagli alcolici, non di rado unendo gli uni agli altri…”. Certo è che la bella Marilyn Monroe soffrisse della malattia dell’anima, una sorta di oscillazione depressiva, certo ricevuta in dono dalla sua esperienza infantile e adolescenziale intrecciata in mille situazioni difficili da gestire, in più la madre schizofrenica e l’assenza totale di un padre hanno cementato il suo smarrimento. Il successo non è stato il porto sicuro, dove attraccare e scendere a terra, bensì nonostante fosse diventata una diva mondiale l’ha resa sempre più insicura, delusa, impaurita, smarrita, persa alla ricerca di un amore solido che mai troverà. La sua vita è stata centrata su situazioni di grande sofferenza compresa una violenza vissuta in giovanissima età.
Nonostante la sua fama Marilyn non è riuscita a trovare la via di uscita dalle sue difficoltà psicologiche,
ne è stata travolta in piena solitudine, alcuni autori hanno ipotizzato che l’attrice soffrisse di un disturbo borderline di personalità. Certo è che la sua vita intrecciata di sofferenze, abbandoni, eccessi, una madre psichiatrica, uno stupro, non hanno certo offerto un terreno fertile per un sano sviluppo. La disorganizzazione della sua personalità appare un epilogo annunciato considerando la violenza con cui la vita l’ha accolta. La sua fragilità, l’ansia per tutto ciò che la vita proponeva, la mancanza di una base sicura, il terrore dell’abbandono saranno per lei compagni di viaggio lungo tutta la sua breve ma intensa vita. La psicoanalisi non riesce a penetrare il suo mondo di dolore, non crea il terreno per elaborare le sue esperienze nonostante si rivolga ai migliori specialisti, tra cui anche Anna Freud.
La solitudine sarà la sua assidua compagna di viaggio.
R. F. Slatzer scrive: “Un giorno era felice, piena di vita, straripante di gioia e di entusiasmo. Quello dopo era triste, silenziosa, perfino ostile”.
Tuttavia, Marilyn Monroe ci ha regalato molto, è diventata un mito indimenticabile cui ancora oggi si ispirano personaggi non solo del cinema, ma anche della letteratura e dell’arte.
Marilyn Monroe: icona di stile
Ciò che emerge di questa diva è la sua vulnerabilità. La sua genuina innocenza. La sua delicatezza nei confronti della vita, dell’altro. Caratteristiche che l’hanno resa adorabilmente intramontabile. Anche la moda le ha regalato un parterre d’eccezione, infatti il suo stile è diventato inconfondibile. Un sostanziale aiuto è arrivato dalle sue curve, morbide, rotonde, sensuali che l’hanno resa negli anni una donna icona di stile, una creatura non convenzionale. Nei suoi film ci sono abiti che l’hanno resa seducente e intensa. Pensiamo a “Quando la moglie è in vacanza”, “Gli uomini preferiscono le bionde”, “Gli spostati”, “Come sposare un milionario”, film, dove lei ha indossato la moda del tempo rendendola assolutamente sexy.
Marilyn Monroe ha dimostrato che un abito da sera può essere indossato con sicurezza anche da una donna formosa con il rossetto rosso e i riccioli biondi.
Nel 2016 la Fondazione Torino Musei le dedica una mostra a Palazzo Madama: la retrospettiva “Marilyn Monroe. La diva oltre il mito”. La mostra ha più di 150 oggetti personali di Marilyn Monroe. Vestiti, accessori, articoli di bellezza, documenti, lettere, quaderni, contratti cinematografici che raccontano la vita di Norma Jean prima del successo. Era una giovane ragazza di provincia con in mente l’unico scopo di farsi strada per riscattarsi dalla vita incerta, sofferente, faticosa che aveva avuto. Emoziona scorrere questi oggetti, ricordi, sensazioni tracciate attraverso le parole, che narrano la vita di una creatura così fragile da aver paura anche ad accarezzarla.