Smart working

è in atto una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro

sancita dalla Legge n. 81 del 22/05/17 con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi.

Flessibilità negli orari e autonomia degli strumenti con cui svolgere il proprio lavoro, a fronte di un maggiore impegno nel raggiungere i risultati.

Un ruolo centrale rivestono gli uffici, che devono essere disegnati su misura seguendo le esigenze dei lavoratori per stimolarne la produttività e il rendimento.

Ne parla per Life&People Carlo De Angelis, architetto e Founder della DEC, esperto di smart working

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“In Italia è ancora molto difficile far comprendere alle imprese quanto sia necessario apportare un cambiamento organizzativo all’interno delle aziende che consenta non solo ai dipendenti di essere più produttivi, ma anche alle stesse di diventare più competitive.

Dobbiamo abbandonare la concezione del vecchio ufficio, per sfruttare al meglio tutti gli spazi. È quindi necessario ripensare ad una divisione delle aree più funzionale. Ad esempio la creazione di open space, l’implementazione di tecnologie digitali la diffusione del concetto di ‘scrivanie nomadi’.

Il lavoratore non sarà più legato all’utilizzo del proprio ‘desk’, ma avrà postazioni in condivisione e collocate ad hoc.

Nulla viene lasciato al caso, dalle finiture allo studio dei colori. Il tutto è finalizzato ad un risparmio sui costi aziendali e una migliore gestione dell’organico.”

Infatti, dalla ricerca 2017 dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano è emerso che in Italia gli smart worker sono l’8% del totale dei lavoratori.

Si distinguono, avendo maggiore motivazione nello svolgere il proprio lavoro e una maggiore padronanza nella gestione delle tecnologie digitali rispetto agli altri lavoratori.

pastedGraphic.pngConclude De Angelis: “È importante accompagnare le imprese verso questo nuovo approccio più efficiente al lavoro, anche attraverso la formazione dei nuovi manager, magari con corsi ad hoc a partire dalle università.”

Enrico Sanchi

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