Vittorio Camaiani, stilista sambenedettese, è l’ideatore di una pret-a couture originale da sempre affascinato al legame tra l’arte e la letteratura che riporta fedelmente nelle sue collezioni. Ha reinventato la formula “Atelier per un giorno”. Evento in cui mostra i propri abiti alle clienti ed ospiti presenti al defilè dando loro la possibilità di toccare con mano i tessuti e di misurare dal vivo le creazioni.  In occasione della kermesse di AltaRoma ha organizzato una sfilata dedicata al pittore Velàzquez,

Vittorio Camaiani, ci racconti come nasce questo “incontro” con il pittore Velàzquez.

In questa collezione ho rivolto il mio sguardo al Seicento del grande Diego Velàzquez.

Ma ciò che ha colpito la mia attenzione è stata la figura del pittore stesso.

Il suo baffo, quasi un riccio barocco che evoca la vanità e che è diventato motivo decorativo e fil rouge della collezione.

Non si tratta infatti di una rivisitazione della moda seicentesca delle grandi corti europee, quanto piuttosto di una collezione che evoca sì alcuni elementi degli abiti del tempo ma attraverso una rivisitazione in chiave moderna che gioca ironicamente con il tema del baffo di Velàzquez.

Ricamo a mano sull’organza delle camicie o dipinto sulla seta degli abiti da sera.

L’omaggio invece più esplicito al talento pittorico del grande artista spagnolo viene con l’abito dedicato al suo Cristo crocifisso del 1631.

Un completo essenziale che vuole richiamare la forza artistica di Velàzquez.

Una collezione da guardare e indossare con l’attenzione che appartiene meno al nostro tempo.

Stavolta Vittorio Camaiani con il suo sguardo vede oltre l’opera e viaggia reinterpretando il riccio barocco del baffo di Velàzquez che diviene il protagonista della collezione.

Vittorio Camaiani Life&People Magazine lifeandpeople.it

Vittorio Camaiani partendo dall’inizio della sua carriera ci descriva come ha iniziato la sua avventura nel mondo della moda.

Fin da ragazzino sono sempre stato affascinato dal bello, dalla bellezza nel suo significato più profondo, il bello che traspare dagli occhi.

In realtà, ad essere sinceri, ho iniziato a fare l’indossatore a 18 anni.

Durante gli anni 80 conobbi lo stilista marchigiano Massimo Fioravanti che cercava per il suo atelier nella capitale un addetto alle vendite.

Fui subito elettrizzato dall’idea di poter andare a Roma, una città così affascinante e ricca d’arte.

Grazie a questa esperienza lavorativa ho potuto vivere Roma negli anni in cui si è definito uno stile imposto da maison molto importanti quali: Armani, Ferre’, Valentino.

Io apprezzo molto il nuovo ma rispetto ed ammiro chi ci ha preceduto. La moda è ciò che tu fai guardando con i tuoi occhi.

Se vieni catturato da un’opera d’arte esprimi ciò che stai ammirando, non dimenticando che il tuo pensiero, e cioè l’abito che vogliamo realizzare, finirà sul corpo di una donna.

Le mie collezioni toccano mattina e sera, mi piace il discorso che una donna possa avere un armadio per tutte le 24 ore della giornata.

Da quanti anni disegni abiti?

Dai primi anni 90, la mia prima collezione nasce proprio in quegli anni in cui decisi di fondare la mia etichetta mescolando i jeans alla couture, potremmo definirla una ‘ jeans couture’.

Io nasco nella sartoria del mio Maestro Massimo Fioravanti che faceva 120 abiti da sposa e da cerimonia l’anno.

Sono partito stando in sartoria anche ad arrotolare i tessuti e credo che la moda non siano solo le luci della passerella, bisogna avere umiltà per poter crescere.

Io non cucio i miei abiti ma li disegno e ne seguo la progettazione e la realizzazione.

Ho adottato la filosofia di Coco Chanel, che affermava: “una donna deve poter scegliere i suoi abiti dall’armadio”.

Mi piace una donna libera nelle sue scelte. Quando creo lo sento nello stomaco, se non sento mio l’abito non lo metto in produzione.

Lo stile Vittorio Camaiani è sobrio, rigoroso, molto elegante, attento ai volumi ed alle proporzioni, perchè questa scelta?

Ritengo che un capo debba avere una vitalità, debba attraversare le stagioni a parte il momento creativo di noi designer.

Il pantalone, ad esempio, deve poter essere riutilizzato e pertanto deve avere un’eleganza al di là del tempo.

Quando una mia cliente mi dice che usa molto un capo di anni fa sono felice.

Ho ammirato molto lo stile del grande Pino Lancetti, uno stilista che è riuscito a toccare l’arte in una maniera che riescono a toccare solo i grandi pittori e come spesso faccio anche io nelle mie collezioni.

Lancetti ha espresso l’arte con una narrativa profonda, questa sua caratteristica lo avvicina al pensiero di un altro grande designer: Yves Saint Laurent.

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C’è una donna a cui si ispira per le sue creazioni?

Molte appartengono al passato, sono attrici americane che avevano uno charme che oggi si è un po’ perso.

Nel nostro cinema del passato amo la particolarità di Silvana Mangano e la bellezza senza tempo di Virna Lisi, mentre oggi ammiro Margherita Buy e Isabella Ferrari.

L’eleganza per lei cosa rappresenta?

L’eleganza e’ togliere, se tu riesci ad eliminare quel pezzo in più che indosseresti lasci trasparire te stessa.

Ad esempio la tuta racchiude tutto ciò che è necessario per una donna. È velocità, chic, eleganza e’ la chiave di lettura della donna moderna.

Che rapporto ha con  la città di San Benedetto del Tronto?

Nasco ad Acquasanta Terme e mi trasferisco fin da bambino a San Benedetto.

I recenti fatti del terremoto infatti mi hanno colpito molto poiché hanno riguardato i miei luoghi d’infanzia.

Amo San Benedetto, nascono qui le mie creazioni. E’ una città dove si fa fatica a decollare, ho pochissima clientela del posto ma molta di fuori.

Adoro le palme e le porto nel mio cuore.

Recentemente ho portato a Montreal l’eccellenza della mia splendida regione esponendo in America una serie di abiti delle mie collezioni.

Mi è stato conferito proprio nella mia città lo scorso anno il premio Gran Pavese Rosso e Blu che viene dato ai cittadini sambenedettesi che si distinguono nel mondo.

La moda non è un gioco ma è un lavoro che non ti abbandona mai, ti segue sempre, e’ quasi una condanna, te la porti sempre dentro di te.

Mia moglie Daniela dirige l’atelier seguendo le fasi di realizzazione della collezione.

Che sensazioni ha provato portando la moda italiana a Montreal ?

A Montreal ho sentito il calore e l’affetto del pubblico locale e degli organizzatori. C’e’ una grande comunità italiana che tiene vive le tradizioni. 

Ho portato l’artigianalità delle mie collezioni all’estero, ciò che poi rende le Marche note in tutto il mondo.

Ho esposto i miei abiti presso il Museo “Mc Cord” in occasione di una mostra dal nome “Eleganza” che racchiude i maggiori stilisti italiani dal 1954 ad oggi quali: Fontana, Capucci, Valentino.

Il console Marco Riccardo Rusconi ha paragonato il mio atelier agli atelier del passato, come quello di Leonardo Da Vinci, luoghi in cui si creano manufatti così come allora si creavano delle tele.

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