Non è mai troppo presto per riscoprire l’arte di immergersi in un’esperienza che nutre l’anima. Mentre l’algoritmo propone flussi infiniti di immagini, il cuore umano cerca ancora la magia dell’imprevisto, spesso tra le sale di una mostra che sa parlare al nostro io più profondo. È in questo contesto che emerge prepotente la necessità di un “altrove” autentico, un luogo dove la visione artistica non sia semplice fruizione passiva, ma un vero e proprio viaggio esperienziale. In questo senso, la mostra Fantastico Altrove dedicata a Lorenzo Mattotti si preannuncia evento imperdibile per chiunque desideri riconnettersi con la bellezza e la profondità dell’arte.

Un fenomeno in crescita: l’immersione nell’arte come riscoperta

La digitalizzazione promette di connetterci con tutto, eppure spesso lascia con un senso di isolamento. La ricerca di qualcosa di più, di un’autenticità che le piattaforme virtuali faticano a offrire, sta portando a un boom del turismo culturale esperienziale. Non si tratta solo di visitare un museo, ma di vivere un’esperienza totalizzante, un itinerario tematico che ci porti ad “attraversare le cose del mondo” con occhi nuovi. E in questa tendenza, le mostre dedicate a grandi artisti visionari come Lorenzo Mattotti stanno riscuotendo un successo straordinario, diventando vere e proprie guest experience che attraggono un pubblico eterogeneo, stanco della superficialità del “clic” e affamato di contenuti che lascino il segno.

Mostra Fantastico Altrove - Life&People MagazinePrendiamo l’esempio di “Un Fantastico Altrove”, la mostra che fino al 19 ottobre 2025 anima le sale del Palazzo Senza Tempo nel cuore di Peccioli, in Toscana. Non si tratta di una semplice esposizione di opere, ma di un’immersione profonda nell’universo onirico di Lorenzo Mattotti, uno dei più importanti e conosciuti fumettisti e illustratori italiani.

Un viaggio nell’anima visiva

Il richiamo è chiaro: sfuggire alla logica dell’immagine veloce, del consumo immediato, per perdersi in un mondo fatto di creature fantastiche, paesaggi fiabeschi, animali parlanti e foreste dell’anima. Un’esperienza che invita ad un vero e proprio turismo relazionale con l’arte stessa, un dialogo intimo e personale che va ben oltre la mera osservazione. Lorenzo Mattotti non si limita a illustrare; le sue immagini rivelano e amplificano i racconti, creando un mondo visivo in cui i colori esplodono, le linee si contorcono, il nero brilla e il tratto si fa forte o leggero. È un’armonia che parla al bambino che siamo stati e che potremmo tornare ad essere, un “altrove” non inteso come evasione, ma come un ritorno all’origine e alla meraviglia. È un invito a immergersi con occhi nuovi nelle cose del mondo, per scoprire che forse l’altrove non è mai stato così vicino.

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Il percorso espositivo: otto tappe di un viaggio creativo

Attraverso otto sezioni, concepite come tappe di un viaggio iniziatico, la mostra ripercorre la carriera di uno degli illustratori contemporanei più amati. Mattotti è capace di muoversi tra i grandi miti della letteratura fantastica con uno stile riconoscibile, mai didascalico e sempre evocativo. Dalla tenebra incantata di “Hansel e Gretel” all’universo animalesco e crudo de “I miei stupidi intenti“, passando per le visioni psicoanalitiche ispirate da Freud e le composizioni oniriche di “The Raven“, ogni sala è un mondo a sé, una soglia da varcare.

Opere iconiche: fantasia, inquietudine e meraviglia

Nelle “Antiche Creature“, nate da un progetto per un calendario dell’Eni, Mattotti immagina un bestiario mitico che si muove in paesaggi onirici. “Gulliver“, presentato per la prima volta a Peccioli, vede l’artista dare forma al meraviglioso e all’assurdo del capolavoro di Swift, restituendone tutta la potenza ironica con matite e pastelli vibranti. “The Raven” (Einaudi, 2009), nato dalla collaborazione con Lou Reed, rivela la parte più disturbante e inquieta della sua personalità, con tavole che traducono in immagini l’intensità e l’oscurità del poema di Edgar Allan Poe.

Mostra Fantastico Altrove Lorenzo Mattiotti - Life&People MagazinePer la sua versione de “Le avventure di Pinocchio” (Bompiani, 2019), Mattotti ha unito per la prima volta stili e tecniche, creando un Pinocchio che non trova pace, corre e scappa in un universo visivo che evoca un senso di minaccia incombente. Non si può dimenticare la sua mano dietro il film d’animazione de “La famosa invasione degli orsi in Sicilia“, un lavoro che ha richiesto “cinque anni di lavoro instancabile e meraviglioso,” mantenendo tutta la poesia originale e potenziandola con colori gioiosi e pieni di luce.

Mostra Fantastico Altrove Lorenzo Mattiotti - Life&People MagazineCon “Hansel & Gretel” (Orecchio Acerbo, 2018), l’artista ha usato il bianco e nero per esprimere le angosce e la foresta diventa quasi astratta. Infine, con “Racconti Analitici” (Einaudi, 2011), Mattotti ha affrontato la sfida di condensare visivamente il pensiero freudiano, trasformando concetti complessi come l’inconscio in immagini potenti. E “I miei stupidi intenti” (Sellerio, 2023) accompagna il lettore nel fantastico mondo della faina Archy, ponendo al centro la natura, “cruda e allo stesso tempo bellissima.”

La macchina mattottiana: un’intelligenza che abbraccia l’umano

L’intelligenza che si cela dietro le opere di Mattotti non ha nulla a che vedere con l’artificialità che guida oggi la nostra esistenza. È piuttosto un invito a spogliarsi, a tornare puri e nudi per viaggiare lungo sentieri accoglienti e generosi e con occhi nuovi, incontrare e abbracciare le creature che si incontrano sulla via.

“Venite con me nel mio mondo fatato per sognar, non serve l’ombrello, il cappottino rosso o la cartella bella, basta un po’ di fantasia e di bontà,”

cantava il Quartetto Radar nelle Fiabe Sonore. E Mattotti sembra farci la stessa proposta.

Ogni sala de “Un Fantastico Altrove” è un invito a lasciarsi attraversare. L’altrove di Mattotti chiede di tornare a vedere con occhi meravigliati, di riappropriarci di un’immaginazione non anestetizzata, di riscoprire attraverso il segno, il colore, la forma. Non è un po’ forzato questo bisogno di immergersi così profondamente nell’arte? E se non si trova la “rivelazione” desiderata, è comunque un’esperienza valida? Assolutamente sì. Visitare una mostra come questa non è solo una ricerca di bellezza estetica, ma un’opportunità per riflettere sul ruolo dell’arte nella nostra vita, per confrontarci con le sfide che affronta la creatività in un mondo sempre più mediato dalla tecnologia.

Un invito a riconnettersi, oltre il digitale

Riconosciamo la complessità emotiva di un’esistenza in cui la connessione umana e l’espressione artistica sono spesso filtrate da schermi e algoritmi. Ma l’esperienza di fronte a un’opera di Mattotti, con i suoi “pastelli a cera grumosi” e i suoi “giochi di ombre,” è un richiamo alla sensorialità, alla materialità dell’arte che le immagini digitali non possono replicare.

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