C’è chi dice che Firenze parli più di arte che di moda, ma ogni sei mesi, la Fortezza da Basso, si trasforma in palcoscenico menswear più osservato d’Europa. La 108ª edizione di Pitti Uomo, appena conclusa, non è stata semplicemente una fiera ma una dichiarazione d’intenti: tema di quest’anno, Pitti Bikes, che porta in scena un’estetica fluida, sostenibile e dinamica, in perfetta sintonia con il desiderio contemporaneo di leggerezza, movimento e versatilità. Le nuove tendenze moda Primavera Estate 2026 a Pitti Immagine non si sono limitate al colore di stagione o al ritorno di un taglio: hanno riscritto il modo in cui l’uomo desidera vestire e raccontarsi. Ed è proprio questa volontà di espressione, personalità e apertura che ha attraversato ogni stand, passerella e cortile.

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L’uomo che osa: con grazia

A dominare la scena è un ritorno calibrato al classicismo sartoriale, reinterpretato in chiave soft. Le giacche si sfoderano, i pantaloni si allungano ma si ammorbidiscono, il blu profondo dialoga con tonalità sabbia, cammello e testa di moro. Le silhouette si fanno disinvolte ma curate: come un invito a rallentare, ma senza rinunciare all’eleganza. Non è più tempo di eccessi, ma neppure di rigidità. Parola d’ordine: equilibrio. Lo dimostra la comparsa diffusa di foulard (o bandane) annodati al collo, eredi chic della cravatta, indossati con camicie in lino, overshirt e blazer destrutturati. Gesto estetico, ma anche affettivo: comunica intimità, cura per il dettaglio, sottolinea il volto senza imporsi.

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Scarpe leggere, passo deciso

L’altra grande protagonista: la calzatura estiva. Le sneakers si alleggeriscono fino quasi a sparire, effetto seconda pelle, come nel caso di Soldini80. Mocassini senza struttura, espadrillas in pelle e slip-on in tessuti tecnici raccontano un nuovo modo di camminare il mondo, urbano ma mai frenetico. La funzionalità si fonde con la raffinatezza, senza scivolare nel minimalismo sterile.

Denim nobile e utility couture

Tra le sorprese più riuscite, il ritorno del denim in versione elevata. Manuel Ritz ha proposto completi in jeans stampato floreale, mentre la coreana Post Archive Faction, ospite speciale della manifestazione, ha messo in scena capi dalle silhouette fluide e genderless; tessuti tecnici idrorepellenti, celebrano la moda come linguaggio oltre il corpo. L’utilitywear trova così un nuovo equilibrio: non più solo funzionalità o estetica workwear, ma una ricerca quasi scultorea del volume e del movimento. Il futuro del guardaroba maschile sembra disegnato per accompagnare il corpo, non per ingabbiarlo.

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Guest star: momenti di grazia

Grande attesa per Homme Plissé Issey Miyake, Guest of Honor di questa edizione. La collezione SS26, presentata nella magnifica cornice della Villa Petraia, ha offerto uno spettacolo visivo e sensoriale che ha intrecciato arte, tradizione e tecnologia. Le plissettature fluide, il ritmo musicale della sfilata, le nuance pastello ispirate all’Italia hanno emozionato. Accanto a lui, anche l’italiano Niccolò Pasqualetti – tra i finalisti del LVMH Prize – ha incantato con una collezione raffinata e concettuale che mescola uniformi, workwear e drappeggi classici. Segno che l’avanguardia italiana ha ancora molto da dire, soprattutto quando il linguaggio è stratificato, colto, ma anche sensibile.

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Moda come esperienza collettiva

Pitti Uomo 108 è stato anche un laboratorio culturale a cielo aperto. Dalle installazioni immersive sul tema della bicicletta alle mostre tra Archivio Luce e Uffizi, fino agli show multidisciplinari firmati Polimoda e IED, Firenze ha ribadito che il menswear è sempre più racconto, visione, dialogo tra linguaggi. E poi, lo street style, più che mai sentito, più che mai fluido. Bucket hat in rafia, completi coordinati in lino, occhiali over e cromie sorbetto hanno popolato la Fortezza, confermando che la strada parla prima ancora della passerella.

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Il menswear italiano guarda avanti

A livello economico, segnali positivi: il menswear italiano ha registrato un +2,6% nel primo semestre 2025, con previsioni di crescita del 2,8% per il 2026. Pitti Immagine Uomo si conferma così non solo vetrina creativa, ma anche barometro commerciale, soprattutto per un export che rappresenta il 77% del comparto. Questa edizione lascia un messaggio chiaro: il futuro della moda maschile non si gioca sulla dicotomia classico vs. sportivo, ma su nuove combinazioni. Inedite, sensibili, autentiche: l’uomo del 2026 non vuole apparire. Vuole sentirsi.

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